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L’app italiana per il tracciamento contro il coronavirus

Il tracciamento su suolo italiano di cui si è parlato qualche giorno fa, e di cui il Garante della privacy italiano si era detto a favore, arriva ora a concretizzarsi. Come ben si può notare in questo periodo, sono tanti gli strumenti tecnologici che stanno aiutando moltissimi cittadini nel resistere al coronavirus. E sono di diverso tipo. Da quelli che aiutano in maniera diretta la lotta al virus a quelli che aiutano i cittadini.

Antonello Soro, il Garante della privacy italiano

Ci sono strumenti che aiutano nella realizzazione di stime di contagi, altri strumenti messi a disposizione dei cittadini da parte di aziende per affrontare le restrizioni in modo pro attivo. Ed ultimi ma non per importanza ci sono gli strumenti messi a disposizione dai maker per la stampa 3D di valvole e mascherine. E sembra sempre che la tecnologia non basti mai in queste situazioni.

Proprio per questo motivo, si è deciso di dare più libertà alla tecnologia, e per alcuni versi, meno libertà alla privacy. L’app, annuncia il Ministro Pisano, arriverà presto. Sarà chiaramente diversa da quella sviluppata ad esempio in Cina o in Corea, rassicura. L’app che verrà sviluppata in Italia sarà su base volontaria. A quanto pare, non sarà quindi obbligatorio installarla. Ma come ci tiene a precisare il Ministro, potrebbe essere inutile se non la utilizzeranno tutti gli italiani (o quantomeno la maggior parte).

Paola Pisano,ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione

Come funzionerà l’app per il tracciamento dei contagi in Italia?

La prima cosa che salta all’occhio di questa app made in Italy per la lotta al contagio, è il suo essere non obbligatoria. Qualcuno sostiene che debba esserlo, qualcuno sostiene che sia giusto così. Ci sono sicuramente aspetti positivi e negativi in tutto ciò. Un aspetto che preoccupa più di tutti è quello che riguarda i contagi.

Non imponendo l’utilizzo dell’app, sarà difficile tenere traccia di tutti i contagi e di quelli futuri possibili. D’altro canto molti si sentono sollevati, poichè non sarà minata la privacy di chi non voglia utilizzare questo dispositivo. Inoltre, precisa la Pisano, l’app non ha lo scopo di geolocalizzare gli individui che la utilizzano . Lo scopo è solo quello di tenere traccia di alcuni contatti.

L’applicazione di contact tracing non ha l’obiettivo di geolocalizzazione ma quello di tracciamento/memorizzazione per un determinato periodo di tempo degli identificativi dei cellulari con il quale il nostro è venuto in contatto ravvicinato. Questo accade se in entrambi i cellulari è presente l’applicazione di tracciamento.”. Il ministro, e gli esperti dietro l’app, ritengono che affinchè l’app sia efficace deve essere utilizzata almeno dal 60/70% degli italiani.

Come vengono trattate le informazioni raccolte dall’app

L’app, a differenza delle altre già sviluppate, non prevede un tracciamento tramite GPS. Per funzionare ha bisogno di Bluetooth e WiFi. Semplicemente registra i segnali Bluetooth e WiFi con i quali entra in contatto una determinata persona e li salva in un registro, conservato sul dispositivo stesso. All’interno di questo registro ci sono alcune informazioni sui dispositivi con i quali si è entrati in contatto.

In particolare le informazioni raccolte nel registro ci forniscono: con che dispositivo sono entrato in contatto, per quanto tempo e a che distanza. Nel caso in cui un cittadino risulti positivo, un operatore medico autorizzato (dal cittadino risultato positivo), fa inviare un messaggio in modo da informare i proprietari dei dispositivi che sono stati in contatto con il cittadino risultato positivo. Il tutto in modo anonimo.

I cittadini che saranno interessati da questa situazione di allerta dovranno probabilmente sottoporsi ad un isolamento di due settimane. Le intenzioni sono quelle di eliminare l’app ed eventuali dati salvati una volta terminata l’emergenza, per non mettere a rischio la privacy di nessuno. Inoltre molto probabilmente si tratterà di un progetto open source (seppur gestito da enti pubblici). In questo modo tutti potranno capire come sia fatta l’app e se ci sia qualcosa che non va. E soprattutto proporre modifiche in caso di problemi scovati.

La cosa che preoccupa al momento è la sicurezza dietro ad un applicazione del genere, soprattutto visti i trascorsi recentissimi con il portale INPS, crashato per diverso tempo pochi giorni fa. Non si sa come si chiamerà l’app ne quando uscirà di preciso. Speriamo siano informazioni che il nostro premier Conte ci rilasci al più presto.

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Gianmarco Porcile