Starlink è un progetto sviluppato dall’azienda aerospaziale statunitense SpaceX e si tratta di una costellazione satellitare posta in orbita bassa attorno alla Terra per favorire una maggiore velocità di connessione Internet e un minor tempo di latenza (20-25 ms). Il progetto consta di 12000 mini satelliti e a causa di concorrenze aziendali è stata diminuita l’altitudine orbitale a 550 km.
In un mondo frenetico in cui non possiamo aspettare il caricamento di una pagina web o l’invio di un messaggio la latenza è un punto di grande importanza. In alcuni casi un ritardo nella connessione Internet può comportare gravi situazioni. Supponiamo il caso di un sistema di controllo: l’invio del messaggio di rilevamento errore deve essere immediato. Un ritardo in questa trasmissione può infatti portare irreversibili danni al sistema.
Attualmente si cerca di arginare questi problemi con l’utilizzo di nuovi cavi come la fibra ottica o nuove tecnologie come il 5G (malgrado il dibattito sulla sua pericolosità). Siamo però sempre più connessi a Internet, sempre più oggetti diventano intelligenti e comunicano tra loro. Ci sono quindi due problemi da risolvere: gestire l’incremento dei dispositivi e diminuire il tempo di latenza (attualmente 600 ms).
SpaceX annunciò il progetto nel 2015 con l’obiettivo di portare a termine il lavoro entro il 2020 ma a causa di problemi tecnici è stato ritardato al 2025. Per quello stesso anno l’azienda prevede un fatturato sulle decine di miliardi di dollari.
Nel maggio 2019 sono stati lanciati nello spazio i primi satelliti tramite il razzo Falcon9. L’azienda ha particolare attenzione all’ambiente infatti il lancio ha registrato una minore dispersione di propellenti e soprattutto è stato potuto riciclare il primo stadio. Attualmente si prevede che i satelliti trasmettano solo in banda Ku (porzione inferiore delle frequenze a microonde). Non si esclude però che col tempo si riesca a raggiungere anche la banda Ka (porzione superiore frequenze a microonde). L’azienda è infatti pronta a provare nuove tecnologie.
I satelliti perciò non saranno lanciati tutti entro il 2025 in modo da poter lasciare uno spazio della costellazione anche ad altri sviluppati con nuove metodiche. Il recupero di un satellite orbitante è infatti un processo molto difficile da effettuare.
Secondo alcuni esperti e non, la distanza orbitale è eccessivamente bassa. Una fuoriuscita dall’orbita del satellite potrebbe comportare danni per il nostro pianeta o per lo spazio. Pur attivando tutti i controlli è difficile affermare l’impossibilità che questo accada. Secondo altre fonti invece, visto il notevole progresso della tecnologia è possibile che in 5 anni si sviluppino potenti tecnologie da risolvere completamente questo problema.
Con i 60 satelliti di marzo ieri Elon Musk è riuscito a inviare il primo tweet. È quindi già disponibile una comunicazione con i satelliti ma non sapremo ancora quando potremmo utilizzarlo. Pare quindi che al momento dobbiamo accontentarci dei pacchetti che viaggiano da un server all’altro tramite fibra per i più fortunati.