Il Garante della Privacy ha detto sì alla nuova funzionalità che consente agli utenti di avvisare direttamente dall’app di Immuni i possibili contatti stretti. Si è introdotta questa opzione per consentire un più rapido tracciamento dei contagi visto che gli utenti potrebbero ricevere direttamente sul loro telefono la notifica in tempi decisamente più brevi.
Nei precedenti articoli abbiamo già parlato di come è fatto il sistema di tracciamento italiano che comprende l’app di Immuni. L’applicazione è in grado di tracciare i contatti stretti del proprietario del telefono grazie all’utilizzo della tecnologia del Bluetooth Low Energy. Quando l’app emtra in contatto con un altro telefono nelle immediate vicinanze, si scambiano dei codici univoci che verranno conservati localmente per un periodo di tempo definito (tipicamente 14 giorni, il tempo di incubazione del Covid-19). Nel caso in cui una persona risulti positiva, questa dovrà contattare il call center sanitario che attiverà la procedura grazie a un codice monouso presente nell’app; a quel punto, l’operatore sarà in grado di procedere con la richiesta e l’app potrà caricare i codici generati nel precedente periodo di 14 giorni.
La nuova funzionalità, che ha incassato l’ok del Garante della Privacy, consente l’interazione diretta degli utenti. Infatti, ogni volta che un cittadino si sottopone a un tampone Covid-19, si associa al referto un Codice Univoco Nazionale (CUN) che ne consente il tracciamento. Nel caso di positività al tampone, il cittadino potrà caricare il codice CUN insieme alle ultime otto cifre della propria Tessera Sanitaria Nazionale, attivando la procedura in totale autonomia.
Questa tempestività nel caricamento del referto consente di velocizzare l’analisi della catena del contagio, garantendo di identificare i contatti del positivo in tempi relativamente brevi. In aggiunta, coloro che sono venuti in contatto con la persona affetta da Covid-19 possono iniziare per tempo ad essere seguiti dai medici di base o dal personale delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale, ancora prima della manifestazione dei possibili sintomi.
Il fatto che il Garante della Privacy abbia autorizzato l’inserimento di questa funzione nell’app, ci permette di stare tranquilli sul rispetto delle normative in materia. Infatti, grazie al codice CUN, che individua in modo univoco il singolo referto e la persona ad esso associata, l’app e i call center sanitari useranno soltanto questa informazione, piuttosto che procedere con la creazione di un database di referti liberamente consultabile.
Nel momento in cui attiviamo la procedura, l’app caricherà nel sistema centralizzato del Ministero, i codici temporanei dei contatti con cui siamo stati vicini. I codici si chiamano Temporary Exposure Key (TEK) e sono delle chiavi crittografiche, randomiche di 16 byte che vengono generate dall’app. In caso di positività si caricano le TEK in un database di codici che risultano associati a persone infette. Le app degli altri utenti verificheranno periodicamente possibili match tra le TEK con cui sono entrate in contatto e quelle disponibili nel database.
Le nostre identità sono comunque estremamente protette dal momento che non viene conservato nessun dato personale localmente o in remoto. Inoltre, non si raccolgono dati di geolocalizzazione e le informazioni scambiate sono univoche e non direttamente correlabili alla persona che utilizza Immuni. L’app genera le chiavi temporanee più volte in un’ora e, in ogni caso, queste non contengono nessun dato sull’utente o sul dispositivo. I gestori dell’app Immuni hanno anche messo a disposizione una sezione dedicata della documentazione proprio per il rispetto delle normative sulla Privacy.
In conclusione, quindi, teniamo attiva l’app di Immuni soprattutto nei momenti in cui entriamo in contatto con persone diverse dal nostro nucleo familiare. Un gesto semplice che però consente di velocizzare il tracciamento dei contagi e aiutare i medici in prima linea alle prese con questa difficile pandemia.