Immuni: a che punto siamo con il sistema di contact tracing?

9.229.190: A primo impatto molto probabilmente questo numero non vi dirà nulla. Comprensibilmente: è il totale di download dell’applicazione Immuni, aggiornato al 21 ottobre e fornito dal Ministero della Salute. Questo dato sembra proseguire su un trend di crescita, rispetto alle fatiche estive di cui tanto si è scritto e discusso.

immuni
Credits: https://www.immuni.italia.it/press.html

Un po’ di ripasso “tecnico” su Immuni

Proviamo quindi a fare un punto della situazione, un quadro generale dello “stato dell’arte”, su un argomento tornato molto in auge anche alla luce della crescita dei contagi delle ultime settimane. Innanzitutto bisognerebbe chiarire un punto. Il numero citato all’inizio dell’articolo si riferisce, come detto, al numero totale di download del prodotto, ma non tiene in alcun modo conto dell’effettivo utilizzo dell’applicazione in maniera “attiva”. Questo uso attivo comporta tenere acceso il Bluetooth (e in taluni casi anche il GPS, come vedremo di seguito) e accedere almeno una volta al giorno per permettere a Immuni di verificare l’eventuale esposizione a un utente risultato positivo.

Come anticipato, è importante ricordare che su vari dispositivi Android bisogna tenere attiva la posizione per permettere alla tecnologia Bluetooth LE (Low Energy) di funzionare correttamente. Si può comunque notare dai permessi dati all’applicazione come essa non abbia in nessuna maniera accesso ai dati di geolocalizzazione.

Un altro numero che può essere utile tenere in considerazione è 1.134, quello di utenti positivi che hanno scelto volontariamente di caricare questa informazione sul database. In questo modo tutti i potenziali contatti avuti sono stati avvisati tramite una notifica, grazie ai codici identificativi anonimi che si scambiano i dispositivi su cui è attiva Immuni.

immuni
Credits: https://www.immuni.italia.it/press.html

Cosa si attiva o meglio dovrebbe attivarsi quando si riceve una notifica?

Un aspetto sicuramente rilevante e spesso un po’ carente nel dibattito politico e pubblico è il contesto “al contorno” dell’oggettivo funzionamento tecnico dell’applicazione. Quest’ultimo è stato giudicato praticamente all’unisono dagli addetti al lavoro ottimale, con l’apprezzamento per la scelta del sistema decentralizzato sviluppato in sintonia da Apple e Google. Esso permette di garantire elevati standard di sicurezza e di garanzia sulla privacy, tema su cui giustamente si era sollevato fin da subito un dibattito, largamente sano va detto, al di là dei soliti commenti infondati.

La questione largamente principale rimane quella delle tempistiche per avere accesso a un tampone per i cosiddetti “notificati”. È lapalissiano rimarcare come più si allunga questo lasso temporale, più la persona si sente abbandonata. Il rischio immediato è quello di scoraggiarsi relativamente all’uso dell’applicazione, con conseguenze chiaramente negative sull’utilizzo di essa.

A ciò si può collegare un altro ragionamento, che riguarda una serie di notizie che si sono rincorse negli ultimi giorni. Dapprima la denuncia, partita da una testimonianza sul “Corriere del Veneto”, della totale mancanza di operabilità dell’applicazione nella regione, con diversi casi di persone che, all’atto della comunicazione del proprio codice identificativo, si sono visti rispondere dalle autorità sanitarie che “non è attivata la procedura di caricamento nella piattaforma.”

A questo notevole fatto si aggiungono disfunzioni locali caratterizzate principalmente da lunghe e inconcludenti telefonate con il personale, oppure allarmi come quello lanciato dall’ATS (Agenzia per la Tutela della Salute) di Milano, che ha sostanzialmente affermato di non essere in grado di monitorare i contatti. Per chiarezza è giusto rimarcare come quest’ultima vicenda riguarda non soltanto il tracciamento “digitale” tramite Immuni, ma anche tutte le altre forme di “contact tracing” più “classiche”.

Qualcosa si muove in ambito europeo

Volendo dare uno sguardo più ampio a livello europeo, è notizia di oggi il primo vero passo verso un sistema di tracciamento coordinato. C’è stato l’annuncio dell’interoperabilità delle applicazioni di tre paesi, Italia, Irlanda e Germania, a valle di una fase di sperimentazione che vide partecipare anche Lettonia, Danimarca e Repubblica Ceca, e con l’intento di espandere questa rosa di stati nel futuro più prossimo.

La presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen ha commentato con comprensibile gioia la notizia, che si può dire rappresenti un mattoncino di una politica sanitaria collegiale tra gli stati membri dell’UE che tanto è stata discussa nei mesi più intensi della pandemia.

immuni
Credits: https://ec.europa.eu/info/live-work-travel-eu/health/coronavirus-response/travel-during-coronavirus-pandemic/how-tracing-and-warning-apps-can-help-during-pandemic_en

Immuni obbligatoria? Quali implicazioni nel caso?

Il premier Conte sembra poi in stato di riflessione riguardo a un’eventuale obbligatorietà di Immuni specificatamente per l’accesso a determinati servizi come mezzi pubblici o ristoranti, ipotesi che pare molto caldeggiata dal capo politico del M5S Crimi.

Al di là delle voci politiche, che va detto per ora non hanno trovato ancora conferma in nessuna intenzione ufficiale da parte del governo. Una misura del genere aprirebbe nuovamente con forza un dibattito dalla forte componente etica e costituzionale, che lambisce questioni molto delicate dal punto di vista del diritto. A ciò si aggiunge inevitabilmente un aspetto spiccatamente pragmatico, come il mancato possesso di uno smartphone di ultima generazione da parte di una fetta di popolazione italiana, che in tal caso andrebbe sicuramente ovviato in qualche maniera.

Insomma, volendo provare a trarre una conclusione, ammesso che si tratta di un discorso dalle molte sfumature e soprattutto in continuo divenire, sicuramente tutta la questione del tracciamento dei contatti, nello specifico per la nostra nazione tramite Immuni, è un topic interessante e che deve essere oggetto delle giuste attenzioni da parte di chi siede in ruoli decisionali.

La pur recente ma intensa “storia” di Immuni insegna che anche prodotti decisamente ben fatti a livello tecnico non possono prescindere da tutta una serie di condizioni al contorno che devono ben funzionare per non spezzare la catena di trasmissione che permette alla macchina del contact tracing di essere efficiente.

A cura di Gioele Giachino