È possibile immaginare un mondo in cui l’uomo compete (o collabora) con l’Intelligenza Artificiale per creare Arte? Da anni ormai non si fa altro che dire che le Intelligenze Artificiali non potrebbero mai sceneggiare film, comporre musica o dipingere quadri che possano essere definiti artistici, creare design o fare marketing. È difficile comprendere cosa sia arte e cosa no, ma è sicuramente facile capire se si nota la differenza tra un film prodotto da un uomo e un film prodotto da un’Intelligenza Artificiale. Se non si nota la differenza, l’IA ha svolto il suo compito bene.
Il primo film interamente sceneggiato da un’intelligenza artificiale è Sunspring, un cortometraggio Sci-Fi di circa dieci minuti. Il regista è Oscar Sharp, e gli attori sono tre, tra cui Thomas Middleditch della serie TV Silicon Valley.
Presentato all’ultimo SciFi Festival di londra, e pubblicato online per la prima volta con esclusiva su Ars technica.
Il film è un viaggio emotivo, con dialoghi intensi alla Tarantino, ma a volte sconnessi lasciando quindi un senso di imperfezione e no-sense durante tutto il corto. La trama è un ironico triangolo d’amore, costituito di emozioni allegre e angoscianti.
Nonostante i frequenti dialoghi sconnessi e la sceneggiatura complessa, si coglie un filo conduttore nella trama, che appaga comunque lo spettatore. Lo stile stesso della sceneggiatura rende il film molto bizzarro e divertente.
Il punto forte è appunto un grande senso di intrattenimento, dato anche dall’illogicità del film. Questo anche a dimostrazione che un’intelligenza artificiale può apprezzare e sostenere il paradosso, anche se non può farne una regola, a differenza dell’uomo.
Nei dialoghi ricorre spesso l’utilizzo di “non lo so” e “non sono sicuro”, tipici nei film Sci-Fi quando ci si trova di fronte a qualcosa di sconosciuto, alieno e misterioso. Nel corto invece quelle frasi sono utilizzate sempre legate alle emozioni dei personaggi, e non a strane tecnologie o forme di vita sconosciute.
Un utilizzo improprio o sensato? Solitamente quelle frasi sono sì riferite a nuove tecnologie, alieni o luoghi sconosciuti, ma sempre associate a forti emozioni di incomprensione, e legati ai limiti di comprensione e conoscenza umana.
È possibile che l’IA abbia colto la sfumatura e l’abbia concretizzata con l’incomprensione tra i personaggi?
La domanda è paradossale per due motivi: neanche l’uomo può davvero dimostrare di avere coscienza di sè, e posto di fronte alla domanda “Chi sei?” filosofa e vaneggia. L’autocoscienza non è spiegabile, può essere solo mostrata.
Inoltre, anche se un’IA ci convincesse di avere coscienza di sè, non ne sarebbe una dimostrazione. Mostrare di aver coscienza di sè non vuol dire provare di averla.
Benjamin è un nome importante quindi, perchè è volto a convincerci che l’Intelligenza Artificiale abbia Autocoscienza: come? è l’Intelligenza Artificiale stessa ad essersi attribuita il nome, prima di sceneggiare il film.
Benjamin è stato creato da Ross Goodwin, un ricercatore informatico della New York University. È una Recurrent Neural Network (RNN) di tipo Long Short-Term Memory (LSTM).
L’intelligenza è stata nutrita con decine e decine di sceneggiature di film Sci-Fi (Star Wars, Interstellar, Il quinto elemento, Ghostbuster, ecc..). Una volta appresa l’evoluzione tipica delle trame (con un classico crescendo di emozioni e irrazionalità) e l’utilizzo dei dialoghi, lo sceneggiatore si è messo al lavoro, creando il primo film interamente sceneggiato da un’intelligenza artificiale.
Questo tipo di Intelligenze Artificiali è molto diffuso in applicazioni che richiedono un utilizzo del linguaggio particolare: sono molto efficaci nel creare e nell’associare interi paragrafi l’uno all’altro, piuttosto che la successione delle parole.
Un paragrafo creato da una LSTM potrebbe non avere un utilizzo del linguaggio perfetto, ma nel complesso è molto comunicativo, rispetto a frasi perfettamente formate ma di poca importanza o significato.
Per sceneggiare un film, bisogna creare dei botta-risposta efficaci nei dialoghi, questo ha richiesto molto impegno, più che nel scegliere le parole, nel scegliere come associare un’affermazione ad un’altra, e a scegliere la frase giusta per dare il giusto andamento al dialogo.
Sono molto utilizzate anche nel classificare processi, riconoscere andamenti e patterns. Questo ha giocato un ruolo fondamentale invece nella comprensione delle trame, dei pattern utilizzati da altri sceneggiatori.
L’unione di questi due aspetti ha dato luogo alla soluzione che più ci si aspettava: un utilizzo dei dialoghi volto ad inseguire uno dei pattern più utilizzati, e cioè l’andamento in crescendo, con emozioni sempre più forti e irrazionali, tipico dei film di fantascienza.
Questo tipo di Intelligenze Artificiali non svolge però in alcun modo il riconoscimento dei nomi propri, in quanto cerca di comprendere il “senso” delle frasi, basandosi su elementi importanti, tralasciando quindi il nome proprio. Per questo Goodwin ha rimpiazzato i nomi con delle lettere, e quindi i personaggi si chiamano H, H2 e C.