Google Flood Hub, il sistema che prevede le inondazioni
Gli effetti del cambiamento climatico sono sempre più visibili e frequenti: le inondazioni, tra i tanti, sono quelli più disastrosi ed estesi. Il riscaldamento globale è il principale “colpevole” dell’aumento delle inondazioni, e prevedere il rischio alluvionale è sempre più difficile. Fortunatamente la tecnologia è in grado di fornire un grande aiuto nella previsione delle catastrofi naturali, dando anche un grande contributo per la gestione del rischio e delle conseguenze; è il caso ad esempio di Flood Hub, il sistema di Google che prevede le inondazioni.
Il sistema di Google che prevede le alluvioni
Come illustrato in un post sul blog dell’azienda, dal 2018 Google lavora a un sistema di previsione di inondazioni e alluvioni per limitare al massimo i danni di questi eventi catastrofici. Sfruttando l’intelligenza artificiale, il sistema genera un modello di previsione che stima di quanto salirà il livello di un corso d’acqua e quanto terreno si allagherà.
Come spiegato dagli ingegneri di Big G, l’iniziativa si basa su una stretta comunicazione tra l’azienda e il governo del paese in cui il sistema di previsione deve essere applicato. Prima di tutto vengono raccolti tutti i dati disponibili sullo storico delle alluvioni nel paese: quali sono le zone più colpite, i periodi dell’anno in cui si verificano, e le informazioni metereologiche relative agli eventi.
In seguito Google sfrutta le immagini satellitari per costruire un modello digitale della zona oggetto di studio sul quale esegue migliaia di simulazioni del comportamento del corso d’acqua. Combinando questi dati con quelli forniti dal governo, il sistema è in grado di gestire un sistema di alerting che avvisa i singoli del rischio di inondazione.
Google ha collaborato con varie organizzazioni locali e umanitarie, come la Federazione delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, la Croce Rossa Indiana e Yuganter. L’obiettivo raggiunto è stato quello di raggiungere ogni cittadino con gli avvisi, anche in assenza di smartphone o di connessione internet.
Dov’è attivo il sistema?
Dalla nascita dell’iniziativa fino ad oggi il sistema di Google che prevede le inondazioni si è esteso in India e in Bangladesh, due tra le nazioni più colpite dalle alluvioni. Secondo il report dell’azienda, nell’area coperta dal sistema vivono 360 milioni di persone. I flood alert inviati sono stati più di 115 milioni, potenzialmente riuscendo a salvare altrettante vite.
Siamo focalizzati sul rendere gli alert più locali, accessibili, processabili e accurati. Più informazioni riusciamo a fornire sulle future inondazioni, più le persone potranno prendere decisioni migliori e in breve tempo.
Yossi Matias, capo del programma Crisis Response di Google
Google ha intenzione di raggiungere anche altri paesi, a partire dall’Asia meridionale e il sud America. Attualmente è già al lavoro per coprire altre zone, collaborando con altri governi e realizzando nuove mappe e simulazioni. Il sistema di Google potrebbe diventare davvero significativo se usato globalmente, e sarebbe in grado di contenere molti effetti dei disastri naturali, soprattutto quelli che coinvolgono la popolazione.
Google Crisis Response
Il programma rientra nell’iniziativa Crisis Response dell’azienda, portata avanti da un team di ingegneri focalizzati sul gestire crisi umanitarie e rendere le informazioni sui disastri naturali più accessibili a chiunque. Crisis Response si avvale, oltre che di Google Maps e Google Earth, anche di strumenti come Person Finder.
Il primo, creato per il terremoto di Haiti del 2010, permettere di cercare e fornire informazioni sulle persone scomparse in seguito a un disastro naturale. Chiunque può accedere al portale, sia che voglia cercare qualcuno, sia che abbia delle informazioni utili riguardo i dispersi. Lo strumento si è rivelato molto utile e in grado di ricongiungere famiglie distrutte dal terremoto.