L’emozionante ballo tra la ricercatrice Moore ed il suo robot
Lo abbiamo sempre sostenuto e mai ci stancheremo di dirlo, l’arte e la tecnologia possono collaborare magnificamente. Fino ad ora ci era capitato di parlare di pittura, musica, di scrittura ma mai di ballo, eppure anche in questo caso il risultato è davvero straordinario. La prova di questa possibilità ce la fornisce la Dottoressa Merritt Moore. La ricercatrice ballerina nata in California ha accresciuto ulteriormente la sua fama per aver realizzato una coreografia con un robot programmando lei stessa le movenze del braccio robotico.
Laureata in Fisica con lode ad Harvard e con un dottorato in fisica atomica e laser presso l’Università di Oxford. Ma non è tutto, la Dottoressa Moore è anche una ballerina professionista che ha prestato la sua arte allo Zurich Ballet, al Boston Ballet, all’English National Ballet ed al Norwegian National Ballet. E se quanto descritto fino ad ora vi sembra tanto considerate che la dottoressa Merritt Moore è stata premiata da Forbes nella lista “30 Under 30 – Europe – Art & Culture” nel 2018 e parteciperà ad una rigorosa selezione di astronauti sulla BBC Two.
La ricercatrice ballerina nata in California ha accresciuto ulteriormente la sua fama per aver realizzato una coreografia con un robot programmando lei stessa le movenze del braccio robotico.
Nascita e successo del progetto
Ma com’è nato il progetto? Tutto è cominciato nel mese di Marzo, quando il mondo era in lockdown e la stragrande maggioranza dei ballerini non aveva speranza di poter seguire i propri sogni. In quell’occasione la dottoressa Moore ha pensato bene di scegliere come suo partner di ballo un suo collega di lavoro, cioè un robot. La sua sperimentazione ha avuto modo di essere sviluppata grazie all’Universal Robotics che le ha inviato un robot con cui eseguire la sperimentazione.
Dopo mesi di lavoro il risultato di questa sperimentazione ha avuto un effetto straordinario.
La chiave vincente del progetto è legata anche al successo sui social. Il video, infatti, è diventato subito virale producendo ben 15 milioni di visualizzazioni! Il progetto sarà inoltre esposto a partire da dicembre nella galleria The Kippel Project Exchange nel centro di Londra. Anche il nome del ballerino è stato discusso sul web, tra i 200 commenti che proponevano Roboto Bolle o Robot Nureyev alla fine la scelta è ricaduta su Baryshnibot.
L’esperienza di ballare con un robot
Inoltre bisogna tenere presente la straordinarietà di come il robot, con solo 6 giunti rotoidali abbia potuto sostituire due gambe, due braccia ed una testa nella fase di movimento durante il ballo.
“La difficoltà più grande? Rendere fluido il movimento dei giunti del robot”
La grande esperienza nel campo del balletto professionale ha consentito alla dottoressa Moore di imparare a tenere il passo del suo collega ballerino. Infatti la risposta del robot, per quanto possa essere sembrare molto fluida, non potrà mai essere sviluppata in tempo reale.
“Quando i ballerini di fronte a te non possono vederti, sta a te essere in linea con loro”
Il suo segreto risiede nel rifiutare l’idea che le persone con passioni in diversi campi debbano scegliere l’uno o l’altro. “Penso davvero che abbia fatto di me una ballerina migliore aver fatto fisica e un fisico migliore aver fatto danza. Hai bisogno del cervello creativo in laboratorio per pensare a nuove idee, e hai bisogno del cervello analitico nello studio di danza per capire il tuo centro di massa.”
Lo scopo era quello di creare un duetto tra un essere umano e un robot che potesse innescare nuove conversazioni sulla tecnologia, sostenere una voce femminile e parlare ad un pubblico nuovo attraverso la voce della danza.
Chi si nasconde dietro il ballerino Baryshnibot
Il robot scelto dalla dottoressa Moore è un robot collaborativo, il cui nome di battesimo è UR10e. Solitamente il suo impiego è ben lontano dal palcoscenico e dai teatri. Si tratta infatti di un robot collaborativo di 33.3 kg di sei giunti impiegato essenzialmente in ambito manufacturing e industriale. La sua struttura in alluminio lo rende estremamente leggero, elemento fondamentale per un robot collaborativo. I suoi punti di forza sono la programmazione intuitiva, la versatilità di utilizzo considerando la possibilità di utilizzare un qualsiasi end-effector.
La semplicità di programmazione è garantita dall’interfaccia grafica Polyscope sulla quale è possibile programmare non soltanto dei compiti semplici da eseguire ma un’intera sequenza di posizioni che è possibile replicare facendole memorizzare al braccio meccanico.
Le possibilità sono davvero infinite considerati i parametri configurabili come ad esempio potenza, slancio, tempo e distanza di arresto, velocità del gomito e forza del gomito.