Coronavirus, si ferma l’industria tecnologica in Cina
La tecnologia dovrà affrontare un anno difficile. Con l’emergenza del coronavirus le grandi fabbriche cinesi si sono fermate, e tra queste ci sono anche le aziende tecnologiche.
La stragrande maggioranza di smartphone, schermi, PC e componenti tecnologici sono d’importazione cinese, e attualmente ogni fabbrica è o chiusa o attiva ma con ritmo molto ridotto.
Coronavirus: le fabbriche chiuse
Gli store Apple e Huawei che chiudono non sono il problema principale in Cina. Dietro, tutta la catena di produzione si sta fermando, causando perdite economiche ingenti per i colossi tecnologici. Foxconn (l’azienda produttrice degli iPhone in Cina), Samsung e Huawei devono fare i conti con l’altissima probabilità di contagio all’interno dei loro campus di produzione, nei quali migliaia di lavoratori passano ogni giorno.
Anche Nintendo ha avvertito i rivenditori che ci saranno dei ritardi di produzione per la Switch e i suoi accessori. Anche le compagnie Vivo, Oppo e Xiaomi hanno subito una forte battuta d’arresto, così come le fabbriche produttrici di pannelli LCD per televisioni e monitor dei PC. Di queste, 5 si trovano nella sola città di Wuhan, centro dell’epidemia. Facebook ha comunicato che anche la produzione dell’Oculus Quest headset rallenterà.
Il virus non salva neanche gli eventi: il Mobile World Congress 2020 è stato annullato in via precauzionale. L’evento, la principale fiera mondiale sul mondo della tecnologia mobile, è una vetrina importante per i brand di smartphone. Molte aziende, tra le quali anche Nokia e Sony, avevano in programma i lanci dei loro nuovi modelli durante la fiera, ma l’emergenza mondiale ha fermato l’evento.
Una scelta coraggiosa ma che, in fin dei conti, è quella migliore. Molti i partecipanti attesi dall’Italia, che dopo gli ultimi avvenimenti hanno deciso di annullare il viaggio a Barcellona. Non avendo ancora la totale sicurezza per la circoscrizione degli infetti, la scelta più saggia è stata pensare al bene collettivo, visto soprattutto il panico che si sta scatenando.
Qual è l’impatto?
Gli effetti del coronavirus non impattano soltanto i centri principali di produzione in Cina, ma anche tutte le fabbriche che utilizzano componenti elettronici provenienti dal paese del Sol Levante. La quasi totalità degli oggetti elettronici contiene al suo interno un componente prodotto in Cina, e quando le scorte finiranno ci sarà un rallentamento, se non un arresto, nella fabbricazione dei dispositivi.
I produttori di hardware della Corea del Sud, del Giappone, di Taiwan e dell’India non soffrono direttamente della malattia ma cominciano a vedere già i primi problemi della catena di approvvigionamento. A seconda di quanto durerà ancora l’emergenza coronavirus, la produzione rallenterà più o meno drasticamente. Ciò significherà, oltre ad un allungamento dei tempi, anche un aumento dei prezzi.
Se l’hardware soffre, il software invece è salvo, almeno per ora: i centri di sviluppo del software si trovano principalmente in Europa e Stati Uniti, dove per il momento l’emergenza non è così grave come in Cina.