Senza categoria

Apple: il rientro in ufficio slitta a ottobre (ma non la produzione di film)

Il piano di Apple per il rientro in ufficio slitterà da settembre a ottobre (e forse ancora più in là). Contrariamente a ciò che aveva previsto Tim Cook a inizio giugno, i dipendenti dell’azienda non torneranno in presenza prima di ottobre, e il rischio è che questa data possa cambiare ancora. Tra i primi ad aver messo in piedi un piano di ritorno in ufficio, Apple sta ora facendo un passo indietro di fronte al coronavirus. Mentre il lavoro remoto si prolunga ancora, la produzione di film e serie di Apple TV+ prosegue senza freni, supportata dalla ricerca di un campus dedicato.

Apple: niente rientro in ufficio fino a ottobre

Metà della popolazione statunitense è vaccinata, ma ciò non basta a fermare il Covid-19. Per questo motivo, di fronte ai nuovi, preoccupanti dati pandemici, Apple ha deciso di ritardare il rientro in ufficio almeno fino a ottobre. Il ritorno non sarà comunque full time: i dipendenti lavoreranno da casa per due giorni a settimana. A seconda delle necessità, alcuni team potrebbero dover presenziare anche 4 giorni a settimana.

Apple rinvia il rientro in ufficio a ottobre (ma prosegue la produzione di film e serie).

Sebbene il piano di rientro sia stato studiato nei minimi dettagli, definendo con cura le modalità per accedere agli spazi comuni, ad essere incerta è la data in cui verrà applicato. Non che sia uno svantaggio per i dipendenti: la maggior parte di essi aveva espresso la preferenza di rimanere a casa a lavorare. La maggiore flessibilità oraria e la comodità di gestire gli impegni ha conquistato molti lavoratori, e buona parte di essi potrebbe rivalutare la sua posizione lavorativa nel caso gli venisse negato il lavoro remoto.

Continuiamo a essere preoccupati che questa soluzione ibrida valida per tutti stia spingendo molti nostri colleghi a decidere di lasciare Apple. Circa il 68% degli intervistati al nostro sondaggio informale ha in qualche modo o fortemente concordato sul fatto che la mancanza di flessibilità sul lavoro li avrebbe probabilmente indotti a lasciare Apple; sono oltre 1100 membri della nostra famiglia Apple e ci preoccupiamo per ognuno di loro.

Estratto dalla lettera della petizione pubblicata dai dipendenti Apple

Tim Cook sembra però inamovibile, e prevede un rientro di tutti i dipendenti ad Apple Park, prima o poi. La situazione potrebbe diventare molto spinosa: molti impiegati avrebbero minacciato di intraprendere azioni legali contro Apple se venissero costretti a tornare in presenza. La variante delta del virus sta spaventando tutti, contribuendo a rallentare il ritorno alla normalità.

La produzione di film e serie non si arresta

Mentre la discussione sul rientro in ufficio entra nel vivo, Apple non ha dubbi sulla produzione di film e serie TV. La multinazionale sta infatti continuando a filmare nuovi contenuti per Apple TV+, ricercando oltretutto una struttura dedicata nell’area di Hollywood. L’obiettivo dell’azienda è di aprire un campus dedicato alle sue produzioni, cercando di espandersi nel quartiere cinematografico di Los Angeles.

Contro colossi come Netflix, Disney+ e Amazon Prime Video, Apple ha bisogno di avere uno spazio tutto suo, in modo da poter competere con gli altri servizi. I costi di produzione, inoltre, si ridurrebbero: al momento l’azienda sta affittando teatri per girare serie tv e film, ma se avesse un hub tutto suo le spese si ridurrebbero drasticamente.

Apple TV+ vuole investire su un hub privato.

Se riuscisse a trovare il luogo adatto, Apple potrebbe rafforzare il suo parco streaming producendo contenuti originali di qualità sempre maggiore. Attualmente il servizio di streaming della mela è ancora ai margini del mercato, superato anche da Peacock e HBO Max. Certo, si può dire che Apple non abbia bisogno di dare il 100% al servizio di streaming, ma con un budget sostanzialmente illimitato ci si aspetterebbero numeri più alti. Che l’acquisizione di una struttura privata sia il primo passo per la “rivincita” di Apple nello streaming? Staremo a vedere.

Published by
Marina Londei