Zuckerberg e l’universo parallelo: cos’è e come funzionerà il metaverso di Facebook
Facebook non è assolutamente in crisi, anzi! In quanti abbiamo sentito dire che Facebook è fuori moda? Che è un social superato? Che non lo usa più nessuno, soprattutto fra i giovani? Considerate poi le cause legali che il governo degli Stati Uniti sta intentando contro Facebook, sembra proprio che sia un’azienda morente. Ma siamo sicuri che sia proprio così?
Nella prima metà del 2021 Facebook ha registrato un aumento dei ricavi del 57%, in larga parte dovuti alla vendita di spazi pubblicitari, e un incremento mensile di utenti attivi pari al 7% (circa 190 milioni di nuovi utenti attivi ogni mese) ed è stato il social network in maggior crescita, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, con una media di 2,8 miliardi di utenti attivi ogni mese.
Se a questo si aggiunge che Facebook è proprietaria anche di Instagram e Whatsapp, il quadro che emerge è quello di un’azienda tutt’altro che in difficoltà, anzi è una delle più solide e in salute nel campo delle tecnologie e dell’informatica, e a dimostrarlo ci sono anche gli ingenti investimenti, circa 5 miliardi di dollari all’anno, che intende dedicare alla creazione di una nuova realtà aumentata: il metaverso.
Che cosa si intende di preciso per metaverso?
Il termine metaverso è stato coniato dallo scrittore di fantascienza statunitense Neal Stephenson nel suo romanzo cult del 1992, “Snow crash”, e sta ad indicare un mondo virtuale 3D condiviso sulla rete mondiale a cui chiunque può accedere, e in cui interagire sia con altre persone che oggetti fisici digitali attraverso un avatar, una rappresentazione virtuale di noi stessi.
Un’eloquente e distopica rappresentazione di metaverso è presente nel film di fantascienza del 2018 “Ready Player One”, realizzato da Steven Spielberg. Ma non mancano esempi di applicazioni reali, seppur rudimentali, soprattutto per quanto riguardo i videogiochi. Si tratta dei cosiddetti MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Game), cioè di videogiochi online in cui si interagisce con altri videogiocatori attraverso un avatar.
I più famosi sono Player Unknown’s Buttleground, Roblox, in cui gli utenti possono creare dei veri e propri mondi virtuali, decidere chi farvi accedere e chi no, e perfino comprare e vendere oggetti con la valuta virtuale del gioco, e Fortnite, in cui non sono rari i casi in cui gli utenti hanno potuto assistere a concerti virtuali di artisti reali, o partecipare a feste ed eventi. Ma ciò che caratterizza tutte queste applicazioni è il senso del distacco, la consapevolezza, cioè, da parte del giocatore che tutto ciò a cui sta assistendo è virtuale, ed è estraneo alla realtà quotidiana. Facebook, invece, intende creare qualcosa di molto diverso.
Il metaverso di Facebook sarà un mondo virtuale in cui si potrà fare tutto, o quasi
In una lunga intervista rilasciata al network The Verge il 22 luglio scorso, Zuckerberg ha parlato della sua idea di metaverso. “Puoi immaginarlo come il diretto successore dell’internet mobile” ha detto, “Immagina un internet materializzato, in cui invece di vedere semplicemente il contenuto ci sei dentro. E ti senti fisicamente presente con altre persone in altri luoghi“.
Questa è l’idea chiave. Avere la sensazione di trovarsi fisicamente in un determinato posto, un luogo virtuale di cui percepiamo la spazialità e la direzionalità dei suoni, le distanze dagli oggetti e via dicendo. Un vero e proprio mondo virtuale, fatto di studio, lavoro incontri, shopping, sport e intrattenimento. È soltanto, dice Zuckerberg, un’evoluzione di ciò che già facciamo con lo smartphone, che renderà la fruizione semplicemente più naturale.
Molte persone, secondo il fondatore di Facebook, passano la maggior parte del loro tempo guardando lo smartphone, sia per interagire con le persone, che per fare qualsiasi altra cosa. Ma “guardare una griglia di app su questi piccoli rettangoli luminosi, non è il modo in cui noi essere umani siamo fatti per interagire”. Il metaverso sarebbe quindi uno strumento per interagire con gli altri in maniera più naturale, più umana.
“Immaginate”, dice, “di star camminando per strada, o di entrare da Starbucks, e di dover parlare con un collega di lavoro. Invece di parlare con lui al telefono, apparirà un ologramma del suo avatar, proprio accanto a voi, e vedrà le stesse cose che vedete voi su degli schermi virtuali condivisi, proiettati dai vostri occhiali, e con cui discorrerete in maniera naturale. Terminata la conversazione, lui scomparirà in uno schiocco di dita per andare a fare qualcos’altro da qualche altra parte”.
Proprio gli smart glasses sono l’arma principale a cui si affiderà Facebook nei prossimi anni, perché più comodi e naturali da indossare dei classici visori per la realtà aumentata, e perché possono essere indossati ovunque, anche camminando per strada. Ma Zuckerberg non parla solo di lavoro. Nella sua visione di metaverso sarà, infatti, possibile fare sport, andare a teatro, incontrare amici e visitare qualsiasi luogo si desideri, “teletrasportando il proprio avatar, con tutti gli oggetti che possiede, in qualsiasi luogo, in qualsiasi momento”.
Ma, rassicura Zuckerberg, non sarà un mondo virtuale di Facebook, ma un grande ecosistema condiviso da tutte le aziende del settore e da creators e sviluppatori, in cui chiunque potrà creare contenuti come opere d’arte, spettacoli teatrali ed eventi di ogni tipo. E ci sarà posto anche per il settore pubblico, con biblioteche, musei, piazze e parchi. Un mondo virtuale di tutti e per tutti, in cui se accedi tramite Facebook, o qualsivoglia app, non resti necessariamente chiuso in quest’app, ma puoi andare dovunque e fare qualsiasi cosa.
Le parole chiave del metaverso sono, infatti, accessibilità e interoperabilità. Questo almeno nelle intenzioni del CEO di Facebook, che però già si prepara a vivere un ruolo da assoluto protagonista, se non da monopolista, di quello che egli stesso definisce “la realizzazione suprema dell’internet mobile”. “Mi aspetto che nel giro di cinque anni le persone ci vedranno non come un’azienda di social media, ma come una compagnia del metaverso” ha affermato.
Prove generali per il metaverso di Facebook?
Ci sono tre grandi indizi che ci fanno pensare che il metaverso voluto da Facebook potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo. Il primo è l’acquisto, già nel lontano 2014, da parte di Facebook di VR Oculus, azienda leader mondiale nella creazione di visori per la realtà aumentata di elevata qualità, e che già alla fine del 2020 ha presentato, sotto marchio Facebook, l’Oculus Quest 2, il visore più avanzato sul mercato.
Il secondo è la presentazione del primo modello di smart-glasses, realizzati da Facebook in collaborazione con Ray-Ban e Essilor Luxottica, e che potrebbe essere commercializzato già alla fine dell’anno.
Il terzo, e forse il più eloquente, è il lancio della piattaforma Horizon Workrooms, con cui già da mesi i vertici di Facebook stanno tenendo riunioni e conferenze, in un ambiente virtuale che riproduce i loro uffici e in cui interagiscono fra loro attraverso degli avatar. Anche se questi avatar, così come le riproduzioni di spazi e oggetti, non sono ancora così realistici come in alcuni film di fantascienza, questo ha tutta l’aria di essere un primissimo assaggio di quel metaverso descritto da Zuckerberg.
A cura di Andrea Savino.