Xiaomi Mi Air Charge: caricare lo Smartphone tenendolo in mano
Cosa è Xiaomi Mi Air Charge?
Immaginate un futuro nel quale tornate la sera a casa, vi sedete sul vostro bel divano in salotto, il vostro smartphone è completamente scarico ma vorreste continuare ad usarlo senza vincoli, caricandolo semplicemente tenendolo in mano e senza doverlo collegare al cavo di ricarica o poggiarlo su una base di ricarica Wireless. Impossibile? No! Mi Air Charge è la tecnologia che permetterà tutto questo. L’obiettivo dell’azienda cinese è di permettere una vera e propria ricarica Wireless di dispositivi (Smartphone, Tablet, Smartwatch) senza nessun tipo di vincolo (filo o base di ricarica) fino a diversi metri di distanza. Inoltre secondo quanto rivelato finora sarebbe possibile ricaricare più dispositivi nella stessa stanza.
Come funziona questa tecnologia?
Analizziamo adesso il funzionamento di questa tecnologia. Finora siamo abituati ad utilizzare ricariche di tipo Wireless ad induzione, ovvero quelle ricariche che richiedono il contatto fisico tra lo Smartphone e la base di ricarica. Quello che succede nella ricarica di tipo ad Induzione è che la bobina di trasmissione (situata nella base di ricarica) genera un campo magnetico uscente. Se lo smartphone viene avvicinato alla bobina di trasmissione (deve stare a distanze d < 8 mm) verrà generata una corrente indotta nella bobina di ricezione. Il principio fisico che sta alla base di questa tecnologia appunto è l’induzione elettromagnetica.
La tecnologia Wireless a risonanza sviluppata da Xiaomi si basa, invece, sull’invio di onde elettromagnetiche millimetriche verso le antenne del nostro smartphone. Abbiamo una “pila di ricarica isolata” che contiene 5 Antenne di Interferenza di Fase per rilevare con precisione la posizione dello Smartphone nella stanza. Inoltre tramite la tecnica del Beamforming le 144 antenne presenti sulla pila trasmetteranno onde millimetriche per la ricarica. La tecnica del Beamforming è già utilizzata all’interno di molti Router Wi-Fi e consente di direzionare e concentrare il segnale elettromagnetico in una direzione piuttosto che un’altra. Per fare un esempio semplice, supponiamo di gettare un sasso all’interno di un lago: l’impatto tra il sasso e l’acqua sappiamo ovviamente che genera delle onde meccaniche concentriche.
Questo è proprio quello che succede con un segnale di tipo Wi-Fi senza tecnica di Beamforming: le onde elettromagnetiche vengono inviate in maniera concentrica rispetto alla sorgente. Questo metodo genera un segnale che garantisce più copertura possibile, ma causa anche una perdita di energia in punti in cui non vi sono dispositivi ricevitori. Tramite lil Beamforming è possibile modulare ampiezza e fase del segnale per garantire potenza maggiore in direzioni lungo le quali si trovano i dispositivi ricevitori, cosi da avere una migliore ripartizione della banda utile.
Analizzando la tecnologia di Xiaomi lato Smartphone, abbiamo 1 antenna Beacon e un array di antenne miniaturizzato per ricevere le onde millimetriche. L’antenna di tipo Beacon permette la rilevazione low-energy dello Smartphone nello spazio. Questa utilizza segnali di tipo BLE (Bluetooth Low Energy) a bassa potenza e altra frequenza. L’array di antenne nello Smartphone invece permette di captare le onde millimetriche per inviarle ad un circuito Raddrizzatore che lo convertirà in energia elettrica per la batteria. Per quanto riguarda le dichiarazioni di Xiaomi attuali, questa tipologia di ricarica permette potenze di 5 W, possibilità di ricaricare più dispositivi contemporaneamente e con la stessa efficienza anche in presenza di ostacoli.
Quando sarà disponibile?
Xiaomi non ha ancora rilasciato dichiarazioni su possibili date di uscita del Mi Air Charge, ma sappiamo che è ancora una tecnologia su cui si deve lavorare. Possiamo però già immaginare che questi dispositivi saranno in tutti i nostri salotti, permetteranno l’utilizzo di soundbar, lampade e dispositivi per la Smart Home completamente wireless. Se siete interessati potete guardare il video ufficiale rilasciato da Xiaomi che fornisce un’idea anche visiva del funzionamento.
Articolo a cura di Massimo Romano