VPN addio, con la nuova direttiva del governo smanettoni a rischio | È la misura anti pirateria

Immagine di un PC con una VPN (Pixabay)

Immagine di un PC con una VPN (Pixabay FOTO) - www.systemscue.it

L’era delle VPN è a rischio: cosa cambia con la nuova direttiva governativa contro la pirateria.

Le VPN (Virtual Private Network) sono strumenti sempre più utilizzati per garantire la privacy e la sicurezza durante la navigazione online. Consentono agli utenti di connettersi a internet tramite server remoti, criptando il traffico e rendendo difficile il tracciamento delle attività online.

Tuttavia, l’uso delle VPN ha sollevato preoccupazioni, in particolare in relazione alla pirateria e all’accesso a contenuti protetti da copyright.

La nuova direttiva del governo si inserisce in questo contesto, mirando a scoraggiare l’uso delle VPN per attività illecite. Questo cambiamento legislativo potrebbe anche portare a una maggiore sorveglianza online.

Con l’introduzione di queste misure anti pirateria, il futuro delle VPN appare incerto. La sfida sarà trovare un equilibrio tra la protezione dei diritti d’autore e la salvaguardia della privacy degli utenti, in un panorama digitale in continua evoluzione.

Il blocco anti-pirateria e la fine delle VPN

Il Governo ha recentemente attivato il blocco anti-pirateria, segnando un punto di svolta significativo per molti servizi VPN. Dal 31 gennaio, la piattaforma Piracy Shield ha iniziato a oscurare automaticamente i siti che trasmettono illegalmente contenuti in streaming. Questo sistema è stato sviluppato in collaborazione con la Lega Calcio Serie A, che si è impegnata a fermare le trasmissioni abusive entro 30 minuti dalla segnalazione. Gli operatori che detengono i diritti di trasmissione possono denunciare lo streaming illegale attraverso questa piattaforma, portando a un intervento rapido contro la pirateria.

Con l’attivazione del Piracy Shield, molti utenti italiani hanno tentato di eludere i blocchi utilizzando VPN. Tuttavia, i primi risultati di questo provvedimento sono già evidenti, con diverse aziende che hanno deciso di ritirarsi dal mercato italiano. La decisione di bloccare l’accesso ai contenuti illegali sta creando un ambiente in cui l’utilizzo delle VPN, un tempo visto come un’opzione per proteggere la propria privacy e accedere a contenuti bloccati, sta diventando sempre più difficile.

Una ragazza che guarda l'immagine di una VPN sul cellulare (Pixabay)
Una ragazza che guarda l’immagine di una VPN sul cellulare (Pixabay FOTO) – www.systemscue.it

La reazione delle VPN e le preoccupazioni per la libertà online

Una delle prime vittime di questa nuova normativa è AirVPN, un noto fornitore italiano di servizi VPN. L’azienda ha annunciato che a partire dal 19 febbraio non accetterà più nuove registrazioni da parte di residenti italiani. Per iscriversi, gli utenti dovranno dichiarare di non essere residenti in Italia. Tuttavia, AirVPN ha garantito che gli attuali abbonati potranno continuare a utilizzare il servizio fino alla scadenza dei loro contratti e manterrà le politiche di rimborso in vigore.

La decisione di AirVPN ha acceso un dibattito sulla libertà online e sulle responsabilità dei fornitori di servizi VPN. L’azienda ha criticato il Piracy Shield, sottolineando che impone obblighi gravosi senza alcun controllo giurisdizionale. Secondo AirVPN, i criteri di blocco sono stabiliti da enti privati senza una verifica indipendente, il che solleva preoccupazioni sui potenziali abusi e sull’impatto negativo sulla libertà di accesso a internet. La chiusura di AirVPN rappresenta solo l’inizio delle conseguenze di questa nuova strategia governativa contro la pirateria online.