Nel 2014 la CBS pubblicò un video del suo corrispondente Leslie Stahl che era riuscito ad ottenere l’accesso al centro di lancio dei missili nucleari Americano. Situata nella capitale del Wyoming, Cheyenne, la base militare conta 450 testate nucleari, ognuna 20 volte più potente della bomba sganciata su Hiroshima.
Ciò che rimase impresso più di altro, però, fu l’aspetto tecnologico della base. Il controllo dell’arsenale è gestito con computer risalenti agli anni ’70, e il lancio dei missili utilizza ancora i floppy disk. Almeno fino a qualche giorno fa: il colonnello Jason Rossi ha annunciato che il vecchio supporto è stato sostituito con unità di memoria a stato solido.
I supporti di memorizzazione venivano utilizzati nel sistema SACCS, Strategic Automated Command and Control System, usato per coordinare le funzioni delle forze nucleari americane. Tra queste i missili balistici intercontinentali, le bombe nucleari e i missili balistici sottomarini.
Venne attivato il 1° Gennaio del 1968 e comprendeva un IBM 4020, computer prettamente militare degli anni della guerra fredda, un sistema di memoria a tamburo con una capacità totale di 139264 parole e un modem della Rockwell-Collins. Nel 1975 iniziarono i primi rinnovamenti del sistema, sostituendo l’IBM con un Honeywell 6080 e introducendo SACDIN.
Lo Strategic Air Command DIgital Network gestiva più rapidamente il flusso di comunicazione dal centro di comando SAC ai diversi centri di lancio e basi. Il network riuscì a collegare 153 postazioni e permise la comunicazione a doppia via tra i centri di controllo e quello di comando.
Nel 2016 il governo americano annunciò che entro la fine del 2017 il Dipartimento di Difesa avrebbe aggiornato le tecnologie utilizzate, dai sistemi di memorizzazione ai terminali. Se su questo aspetto non si hanno avuto notizie, dall’altra parte sappiamo che almeno i floppy disk sono stati ufficialmente sostituiti da nuovi supporti. Il sistema, che gira ancora su un IBM Series/1 degli anni ’70, si presenta più che obsoleto rispetto alla tecnologia odierna. Ma perché non è stato più aggiornato?
La risposta è molto semplice: un sistema del genere, creato prima dell’avvento del web, non è hackerabile. In particolare, in riferimento ai floppy, “Non si può hackerare qualcosa che non ha un indirizzo IP” spiega Rossi, “È un sistema vecchio, ma unico e funzionale”.
Se per noi è facile passare a versioni più moderne di smartphone e computer, per un’organizzazione che ha a che fare con armi nucleari non è altrettanto semplice. Prima di poter adottare un nuovo sistema, infatti, si deve avere la totale certezza che questo non sia penetrabile da attacchi hacker. “Devi essere in grado di certificare che un attaccante non sia in grado di prendere il controllo delle armi” dice il presidente dell’organo consultivo della Air Force. “Esse devono essere in grado di eseguire i comandi solo e soltanto quando richiesto“. E sulla sicurezza del sistema i membri della base militare non hanno dubbi.
Se da una parte utilizzare un sistema obsoleto garantisce più sicurezza per ovvi limiti tecnologici e anche di conoscenza, dall’altra parte c’è la difficoltà di mantenere correttamente operativo il sistema. Ad occuparsi di esso ci sono sia militari sia civili, ma i primi sono per la maggior parte molto giovani e senza esperienza. Gli studi dai quali provengono vertono su tecnologie moderne, mentre SACCS è un sistema antiquato che richiede, oltre che conoscenze tecnologiche diverse, anche capacità manuali specifiche (come saldare il metallo).
Il livello di esperienza di chi lavora lì da molti anni è molto specifico e per questo difficile da rimpiazzare. Il problema di avere sempre disponibilità di persone capaci di individuare il problema ed effettuare riparazioni specifiche è sempre presente. Istruire una nuova leva a lavorare su un sistema così antiquato può richiedere molto tempo.