Ti spiano ogni secondo della giornata | Usano il tuo telefono: puoi difenderti solo così

Spiare attraverso il cellulare (Canva) - systemscue.it
Il pericolo di esser spiati, attraverso il nostro cellulare, è un qualcosa che deve esportare a non concedere tutti i permessi.
La privacy, oggi più che mai, è diventata un bene prezioso e fragile. Poiché viviamo in un’epoca in cui ogni nostra azione, lascia una traccia digitale: dalla navigazione online, ai messaggi inviati, fino ai luoghi visitati e alle app utilizzate. Così che ogni clic racconti infatti, qualcosa di noi.
Il cellulare, compagno inseparabile di ogni giornata, è per esempio anche lo strumento principale mediante cui rinunciamo alla nostra riservatezza. Con app, social network, giochi, e persino strumenti per la salute, i quali raccolgono dati continuamente, e spesso senza che ce ne rendiamo conto.
Molte informazioni, vengono utilizzate per fini commerciali o statistici, ma non mancano i rischi più gravi. Tanto che, a partire dalla profilazione indebita, sino al furto di dati, la nostra identità può esser esposta e sfruttata senza consenso.
Perciò, difendere la propria privacy è possibile, ma richiede consapevolezza e attenzione. Imparando a gestire i permessi; aggiornando le impostazioni; e informandocisi, come di autodifesa digitale.
Smartphone intelligenti, utenti inconsapevoli
Gli smartphone son diventati strumenti potentissimi, dotati di tecnologie avanzate e applicazioni che ci accompagnano in ogni aspetto della vita quotidiana. Sebbene il loro utilizzo costante e spesso disinvolto, ci renda poco consapevoli dei limiti e dei potenziali rischi che comportano. Poiché non è solo una questione di truffe o attacchi informatici, ma della nostra privacy. In balia ogni giorno, anche attraverso app e dispositivi apparentemente innocui.
Molte applicazioni, al momento dell’installazione, ci chiedono proprio l’accesso a microfono, videocamera e altri strumenti del nostro smartphone, e troppo spesso, accettiamo siffatte richieste senza riflettere; cliccando su “Ok” o “Consenti sempre”, per comodità. Concessioni le quali permettono all’app di attivarsi e ascoltarci in qualsiasi momento, anche quando non la stiamo usando. Divenendo quindi un accesso continuo e potenzialmente invasivo, che spesso sottovalutiamo.

Sempre in ascolto
In tal senso, un esempio evidente è dato dagli assistenti vocali come Siri o Google Assistant. Non a caso, quando diciamo “Ehi Google”, lo smartphone risponde, essendo già in ascolto. E anche se si tratta di servizi affidabili, la possibilità che queste funzioni vengano sfruttate da soggetti esterni, non è purtroppo remota. Motivo per cui è stato introdotto il puntino verde sullo schermo, un segnale visivo che ci avverte dell’uso attivo del microfono o della fotocamera.
Proteggere la propria privacy, richiede dunque attenzione e responsabilità. Ed è buona norma impostare l’accesso alle funzioni sensibili, come “Solo quando l’app è in uso”, evitando la concessione permanente. Un piccolo gesto il quale può far davvero una grande differenza. Così che, conoscere, monitorare e regolare i permessi delle applicazioni, sia il primo passo per riprendere il controllo sui nostri dati personali.