SPID e identità digitale: cos’è, come farlo e a cosa serve
SPID e identità digitale stanno diventando ormai strumenti imprescindibili per il cittadino. Il Sistema Pubblico d’Identità Digitale permette l’accesso ai servizi online sia della pubblica amministrazione che dei privati che aderiscono all’iniziativa. Semplicemente utilizzando uno username e una password è possibile accedere a tutti i servizi che permettono l’accesso tramite il sistema di identificazione.
L’uso dello SPID è gratuito per tutti, mentre l’attivazione può essere o meno a pagamento. A gestire l’attivazione sono i cosiddetti identity provider, che si occupano di curare la registrazione dell’utente con le relative informazioni anagrafiche. Lo SPID è personale e identifica univocamente il singolo cittadino che ne fa richiesta, così come le sue attività digitali.
SPID: cos’è l’identità digitale
L’identità digitale è definita come “l’insieme delle risorse digitali associate in maniera univoca ad una persona fisica che la identifica, rappresentandone la volontà, durante le sue attività digitali“. Questa identità rappresenta una sorta di “documento di riconoscimento virtuale” approvato dallo Stato che permette di accedere a dei servizi online tramite un’unica combinazione di username e password. Lo SPID permette di ottenere la firma digitale ponendosi come sistema di riconoscimento.
È importante sottolineare che l’identità digitale è univoca ed è riconosciuta a livello Europeo. Questa rientra nel processo di digitalizzazione voluto dall’Europa, secondo quanto riportato dalla Ministra Paola Pisano alla conferenza stampa dell’Inps. Soprattutto in seguito alla pandemia di coronavirus è stato necessario accelerare il processo di transizione digitale, portando i servizi pubblici sul web per favorirne la fruizione anche da remoto.
Chiaramente è sorta la necessità dell’identificazione del cittadino, condizione fondamentale per poter fornire un servizio sicuro e protetto. SPID si inserisce in questo bisogno, garantendo credenziali univoche al fine di tutelare il singolo nelle sue attività digitali. Il sistema è conforme al regolamento e-IDAS, relativo all’identità digitale europea. Esso stabilisce il principio di interoperabilità tra le identità digitali degli stati membri dell’unione, permettendo ai cittadini di usufruire dei servizi pubblici degli altri stati.
Come ottenere l’identità digitale
Per ottenere un account SPID è necessario contattare un gestore di identità che si occuperà di validare i dati anagrafici e creare il profilo utente. Il gestore chiederà l’inserimento dei dati anagrafici, il codice fiscale, una e-mail e il numero di cellulare. Per completare la registrazione è necessario possedere un documento di riconoscimento italiano valido e la tessera sanitaria da fornire al gestore. A questo punto occorrerà creare le credenziali SPID e poi effettuare il riconoscimento.
Questa fase può avvenire con diverse modalità: di persona, via webcam, con carta d’identità o passaporto elettronici, con CIE, CNS o tramite firma digitale. Il gestore richiederà di confermare la propria identità mostrando il documento fornito nella fase precedente, in modo da concludere la procedura di attivazione. Il riconoscimento può essere gratuito o a pagamento, a seconda del provider d’identità. Ogni gestore fornisce un certo livello di sicurezza che può eventualmente comprendere OTP o dispositivi fisici (smart card).
L’attivazione di SPID è possibile solo per i maggiorenni che possiedono un documento di riconoscimento italiano. Per i residenti all’estero (sia italiani che non) si segue la stessa procedura, con l’attenzione di scegliere un gestore d’identità che coprono l’area geografica in cui ci si trova. Per i cittadini stranieri residenti in Italia occorre avere un permesso di soggiorno valido.
SPID può essere utilizzato anche per uso professionale. In questo caso l’identità digitale comprende e rappresenta i dati della persona giuridica, quali Partita Iva e tipologia societaria. Al momento soltanto Namirial e Register sono fornitori certificati per l’identità digitale per uso professionale.
A cosa serve lo SPID?
L’identità digitale e il sistema SPID permettono di snellire l’accesso ai e la fruizione dei servizi digitali offerti dalle pubbliche amministrazioni e da alcuni enti privati. Con SPID si possono prenotare prestazioni sanitarie, pagare iscrizioni scolastiche o rette universitarie, accedere ai servizi INAIL, INPS, Equitalia, AgCOM, MIUR e altri. Oltre ai servizi nazionali l’utente può accedere ai servizi locali e regionali. Tra questi, la richiesta di certificati al Comune, pagamento di tasse regionali e comunali (come la Tasi), consultazione del fascicolo sanitario e dei referti, o il cambio del medico. Attualmente solo una parte delle amministrazioni locali ha aderito all’iniziativa, ma il numero sta aumentando.
L’utilizzo di SPID è fortemente legato all’app IO, disponibile dallo scorso Aprile. L’app è stata sviluppata per accedere ai servizi pubblici in maniera centralizzata. Ogni utente, identificandosi con SPID, può pagare il bollo, i servizi scolastici, l’accesso alle ZTL o le multe direttamente dall’applicazione. L’identità digitale viene utilizzata dallo Stato anche a supporto di varie iniziative per il cittadino. Un esempio è il bonus mobilità, ideata dal governo per incentivare l’acquisto di biciclette e monopattini, e il bonus vacanze. SPID può inoltre essere utilizzato per accedere al servizio “Carta del docente” e “18APP”, e per richiedere il reddito di cittadinanza.
SPID e identità digitale: i numeri della trasformazione digitale
L’utilizzo di SPID sta aumentando sempre di più, grazie soprattutto alle iniziative dello Stato e a piani come il cashback, che prevede l’utilizzo di IO app per ottenere un rimborso spese sulle transazioni effettuate con carte registrate. A Gennaio 2021 la media settimanale di identità digitali rilasciate è stata di 261mila. Un grande numero se comparato con la media dei primi cinque mesi del 2020, durante i quali venivano rilasciate soltanto 76mila identità alla settimana. In totale, ad oggi, sono quasi 17 milioni le identità rilasciate. Aumentati anche gli accessi per usufruire ai servizi in rete: solo lo scorso mese sono stati effettuati più di 30 milioni di login.
Per quanto riguarda le amministrazioni (regionali e locali) attualmente sono più di 6.000 quelle consentono l’accesso ai propri servizi online tramite SPID. I servizi privati attivi, invece, sono solo 15. Lato sanità sono 14 le regioni che permettono l’accesso al fascicolo sanitario elettronico, nonostante il target del 2020 fosse di 20. In queste soltanto il 23% degli assistiti totali ha attivato il fascicolo digitale. Le pubbliche amministrazioni che hanno attivato il sistema di pagamento elettronico sono più di 18 mila, in continua crescita.
Nell’ambito della digitalizzazione ci sono anche gli Open Data, ovvero i dati resi pubblici dalle amministrazioni. Queste informazioni vanno ad arricchire quello che viene chiamato “patrimonio informativo pubblico”, ovvero l’insieme di dati accessibili pubblicamente dai cittadini. I dataset, reperibili sul sito dedicato, sono suddivisi per categorie tematiche quali l’ambiente, la cultura, lo sport, l’economia, la salute, i trasporti o la popolazione. Esempi di dati che si possono ottenere sono i flussi di traffico, le carte topografiche delle regioni, la toponomastica, i bilanci di genere, numeri su incidenti stradali, reticoli idrografici, indici sulla popolazione ma anche turni di farmacie, i numeri sul monitoraggio dei contagi da coronavirus, orari di insegnamenti e corsi di studio delle Università.