Smartphone modulare 2.0: Google ci riprova
Dopo l’annullamento del Project Ara e l’acquisto infelice della Motorola nel 2012 per ben $ 12,5 miliardi (rivenduta a Lenovo due anni dopo con una perdita di quasi $ 10 miliardi), Google riprende la sua idea di smartphone modulare con la pubblicazione, nei giorni scorsi, del brevetto “Dispositivo modulare e relativi metodi”, su WIPO (World Intellectual Property Organization).
Il progetto, presentato lo scorso anno, promette di essere il collegamento mancante tra Project Ara e i dispositivi modulari della Motorola (con marchio Moto Mod originali sotto la proprietà di Lenovo).
Uno smartphone completamente personalizzabile
Il dispositivo “lego” potrebbe essere una nuova strada di progettazione del già esistente Google Pixel, oppure potrebbe costituire una serie di dispositivi indipendente.
Lo smartphone descritto nel brevetto sarà costituito da tre componenti modulari: (1) un dispositivo primario alloggiato in una singola unità che comprende un display e hardware come SoC, array di sensori, batteria e altri componenti elettronici, (2) moduli di upgrade separati accoppiati elettronicamente all’unità principale e (3) un involucro esterno che serve a contenere i due componenti modulari nella nota forma dello smartphone.
Questi componenti si incastrano l’un l’altro nello stesso modo in cui accade per i blocchi lego (Fig. 14-18). Ognuno di essi ha una rientranza a forma di scalino che gli consente di inserirsi in un altro componente. Come è evidente dalle illustrazioni, i componenti elettronici del telefono sono stipati in un involucro singolare proprio dietro il display, che fa da incastro allo stesso schermo.
Superare le limitazioni hardware grazie ai moduli telecamera personalizzati
I moduli di telecamera proposti possono includere, in particolare, i propri sistemi di elaborazione delle immagini per bypassare le limitazioni imposte dall’hardware embedded ISP e DSP, esistente nel SoC del telefono.
Ciò consente ai moduli della telecamera di andare oltre i consueti trucchi teleobiettivo o grandangolare. Introducendo, così, potenti sistemi di imaging ad alta risoluzione o anche complesse videocamere 3D in grado di liberarsi dai limiti del SoC esistenti, inserendo il proprio hardware di elaborazione su misura.
Per quanto riguarda le opzioni audio, il brevetto riporta:
“In FIG. 24, l’accessorio elettronico 2401 include un amplificatore acustico killer 2405 e altoparlanti 2402, 2403. Quando è collegato a un dispositivo elettronico 100, l’assieme risultante 2400 produce abbastanza decibel da soddisfare anche l’attuatore più hardcore. Come mostrato in FIG. 25, per garantire che l’involucro esterno 2501 non interferisca con questa perfezione acustica, esso include aperture 2502 e sporgenze 2503, per consentire ai rocker di ascoltare la musica dagli altoparlanti (2402, 2403) e di trattenere il dispositivo 2500.”
Vedrà mai la luce questo dispositivo?
La deposizione di un brevetto non garantisce la vera realizzazione dell’idea, perciò questo progetto potrebbe perfettamente fare la fine del suo antenato Project Ara e finire nel dimenticatoio. Qualcosa però si sta muovendo, e mostra l’inconformità di certi utilizzatori che vorrebbero personalizzare, per ottimizzare, il proprio smartphone.
Google afferma che il dispositivo non solo consentirà agli utenti di scegliere moduli telecamera radicalmente diversi, espandere la memoria di sistema, o persino aggiungere un secondo display, feedback tattile e joystick dedicato per i giochi, ma cosa fondamentale: permetterà di liberare la compagnia dagli oneri e dai costi di condurre test normativi obbligatori per ogni permutazione e combinazione di queste caratteristiche in un normale dispositivo.