Scoperta una nuova fonte di energia: microsfere che sfruttano l’elettricità statica

Rappresentazione schematica delle microsfere (onlinelibrary.wiley.com foto) - www.systemcue.it
Microsfere di plastica trasformano l’elettricità statica in una nuova fonte di energia, aprendo la strada a dispositivi autonomi.
L’energia è un problema enorme, lo sappiamo tutti. La domanda cresce di continuo, e trovare soluzioni alternative è diventato un imperativo. Negli ultimi anni, la ricerca ha fatto passi da gigante, puntando su fonti più pulite ed efficienti. Tra tutte le idee in circolazione, alcune sembrano uscite da un film di fantascienza. Eppure, la scienza ci ha abituati a sorprese incredibili.
Uno dei fenomeni più comuni e allo stesso tempo sottovalutati è l’elettricità statica. Sì, proprio quella che ti fa prendere la scossa quando tocchi una maniglia o che fa attaccare i capelli al maglione. In natura è ovunque, eppure fino a oggi nessuno era riuscito a sfruttarla davvero per produrre energia. Ma cosa succederebbe se riuscissimo a trasformare quelle microscopiche cariche in qualcosa di utile?
Non è la prima volta che si cerca di catturare energia dal movimento. Tecnologie come i nanogeneratori triboelettrici (TENGs) si basano proprio su questo principio: due materiali diversi che sfregano tra loro producono elettricità. Ma c’è un problema… finora questi sistemi non erano abbastanza efficienti. La carica generata era minima, e servivano materiali costosi per migliorarne le prestazioni.
Ora, invece, qualcosa è cambiato. I ricercatori hanno iniziato a guardare al mondo delle microstrutture con un approccio diverso. E se invece di due materiali distinti, si usassero superfici fatte da piccolissime sfere tutte uguali? La risposta è sorprendente e potrebbe aprire nuove possibilità per l’energia del futuro.
Microsfere di plastica che generano elettricità
Un team internazionale di scienziati ha trovato un modo geniale per creare energia usando microsfere di plastica. Gli studiosi, che arrivano da istituzioni come la Vrije Universiteit Brussel, la Riga Technical University, il Royal Melbourne Institute of Technology e il MESA+ Institute dell’Università di Twente, hanno sperimentato un metodo basato sulla triboelettrificazione.
In pratica, è lo stesso principio che fa attaccare i palloncini al soffitto dopo averli strofinati sui capelli. Ma qui parliamo di una scala molto più piccola: quando queste microsfere vengono messe insieme e fatte entrare in contatto, si caricano in modo opposto, alcune positivamente, altre negativamente. Il risultato? Una produzione di elettricità più alta del previsto, semplicemente grazie al contatto tra le sfere.

Perché queste microsfere sono così speciali?
Non tutte le sfere funzionano allo stesso modo. I test hanno mostrato che dimensione e materiale giocano un ruolo cruciale. Le microsfere più grandi tendono a caricarsi negativamente, mentre quelle più piccole assumono una carica positiva. Ma il materiale migliore? La resina di melammina-formaldeide (MF). Questo tipo di plastica ha una caratteristica particolare: è meno elastica, quindi trattiene meglio la carica elettrica. E non è tutto. Usare queste microsfere è un’ottima alternativa ai materiali costosi utilizzati nei normali TENGs, rendendo la tecnologia più accessibile. Inoltre, il loro metodo di produzione è più ecologico, perché non usa solventi chimici.
Le applicazioni? Infinite. Potremmo avere vestiti che producono energia mentre ci muoviamo, o dispositivi che si alimentano da soli senza bisogno di batterie. Insomma, l’elettricità statica potrebbe smettere di essere solo un fastidio… e diventare una vera fonte di energia.