Addio a Russel Kirsch, inventore dei pixel
Se oggi visualizzare immagini e video sui nostri schermi è una cosa ovvia e scontata lo dobbiamo a Russel Kirsch, l’inventore dei pixel. Primo ad aver scansionato la prima fotografia digitale, l’informatico si è spento lo scorso 11 Agosto all’età di 91 anni.
Russel Kirsch, inventore dei pixel
Il suo nome non è molto conosciuto, ma di sicuro lo è la sua invenzione. Nato nel 1929 a New York, Kirsch è stato il papà dei pixel, gli elementi fondamentali alla base delle immagini digitali. Studente presso l’MIT, nel 1951 inizia a lavorare all’attuale NIST (l’allora National Bureau of Standards), l’agenzia governativa americana per la gestione delle tecnologie. Nel 1957 crea la prima immagine digitale.
La foto ritraeva suo figlio Walden ed era un rettangolo di soli 172 pixel sul lato lungo. Un’immagine diventata iconica, tanto da guadagnarsi un posto nella classifica “100 fotografie che hanno cambiato il mondo” di Life (2003). Insieme ad altri ricercatori sviluppò uno scanner di immagini digitali per il team SEAC (Standards Eastern Automatic Computer), incaricato di gestire il primo computer programmabile nella storia degli Stati Uniti.
Lo scanner realizzato usava un tamburo rotante e un fotomoltiplicatore per rilevare i riflessi da un’immagine montata sul tamburo. Vi era poi una maschera tra l’immagine e il fotomoltiplicatore che tassellava l’immagine in pixel distinti. Le prime immagini erano in bianco e nero, ma col tempo il team ha perfezionato lo scanner arrivando a rappresentare una scala di grigi, scansionando più volte l’immagine con diverse soglie di percezione.
La tecnologia sviluppata da Kirsch è alla base dei campi dell’elaborazione e del riconoscimento di immagini, così come di tecnologie di imaging satellitare e della TAC.
Stop ai pixel quadrati!
Kirsch non si è mai fermato nel campo della ricerca, e fino ad 81 anni ha proseguito nel cercare di migliorare la sua invenzione, fino a che l’alzheimer non ha fermato la sua instancabile mente. La forma quadrata dei pixel, per quanto fosse la cosa più ovvia e immediata da fare, non era quella ottimale. Lo ha affermato lo stesso informatico in un’intervista del 2010 a WIRED, sostenendo che fosse la scelta più logica ma non l’unica possibile.
“È stata una cosa molto stupida di cui tutti nel mondo hanno sofferto da allora” ha detto, mentre continuava le sue ricerche. L’obiettivo di Kirsch era quello di realizzare un sistema che utilizzasse dei pixel di forma variabile, liberandosi dalla “pesantezza” del quadrato. E ci è riuscito: il nuovo algoritmo ha permesso di creare un’immagine molto più “morbida” e smussata.
Col suo metodo l’immagine viene divisa in parti da 6×6 pixel, e ognuna di queste viene divisa in due parti, che possono essere triangolari o rettangolari. A questo punto le coppie vengono ruotate fino a trovare la configurazione che fornisce un contrasto migliore per i colori dell’immagine, e i pixel sul bordo vengono “fusi”.
L’idea, purtroppo, non è stata ancora sviluppata e applicata seriamente. La motivazione principale va ritrovata nel fatto che, se si cambiasse la natura del pixel, andrebbero modificate tutte le linee di produzione e gli algoritmi per le immagini digitali. Il cambiamento sarebbe drastico e richiederebbe anni per poter essere introdotto definitivamente.