II FEEL YOU
II TOUCH YOU
II AM SENSITIVE
II AM SAFE
II AM PRECISE
II AM FLEXIBLE
LBR iiwa è un robot: intelligente, sensibile, flessibile, intuitivo, delicato, preciso.
È innovativo. Il nome completo è ‘Leichtbauroboter iiwa’ e ha origini tedesche. ‘Leichtbauroboter’ vuol dire ‘lightweight robot’, robot leggero, mentre ‘iiwa’ significa ‘intelligent industrial work assistant’ e porta con se’ un concetto nuovo, l’idea di un assistente intelligente nel lavoro industriale.
Per la prima volta uomini e robot possono lavorare fianco a fianco nella risoluzione di compiti altamente complessi, le barriere protettive vengono meno, nascono nuove aree di lavoro e l’automazione trova spazi dove prima era impossibile: il livello tecnologico che fino a ieri, con la robotica cosiddetta convenzionale, era un punto d’arrivo oggi con LBR iiwa diventa un punto di partenza.
Progettato per lavorare con l’uomo e non solo per l’uomo, è già utilizzato con successo nei sistemi di assemblaggio flessibili e di cooperazione uomo-macchina.
LBR iiwa è stato progettato da uno dei principali player del settore, la tedesca Kuka.
Per la prima volta, una robotica nuova e non-convenzionale viene realizzata non da centri di ricerca o piccole aziende specializzate ma da un produttore a livello mondiale di robot e soluzioni per l’automazione. Kuka porta la stabilità e la robustezza di un prodotto industriale in campi finora assolutamente lontani, in quelle applicazioni speciali e avanzate che fino a pochissimo tempo fa potevano essere affrontate solo con prodotti sperimentali e prototipi realizzati ad hoc.
LBR iiwa è un robot all’avanguardia e per le applicazioni più avanzate e sperimentali Kuka ha voluto al suo fianco un centro d’eccellenza italiano: Telerobotlabs, un’azienda di Genova che da più di vent’anni progetta e realizza robot speciali.
Telerobotlabs, per le alte competenze e il know how che la qualifica, rappresenta il futuro e la capacità di veicolare tecnologia e robotica anche verso interlocutori nuovi rispetto a quelli che tradizionalmente impiegano robot e macchine automatiche: studia, analizza, progetta e sviluppa ‘applications’ là dove prima non era possibile, migliora i processi di produzione, coglie aspettative implicite, fornisce soluzioni a compiti “impossibili” per l’uomo.
L’innovazione è fare cose nuove ma è anche fare cose in modo nuovo.
Innovare non vuol dire necessariamente ‘ripartire da zero’ e ‘nuovo’ non è necessariamente un nuovo prodotto.
Margherita Hack diceva che ‘Innovare significa immaginare nuovi modi di fare’, è la capacità di realizzare, diversamente, qualcosa che magari già prima veniva fatto.
Per fare questo si deve guardare e conoscere il presente con umiltà e con consapevolezza e poi lavorare laddove è possibile raggiungere risultati che possibilmente vadano ‘oltre’: questa è la sfida che Telerobotlabs affronta quotidianamente con i suoi interlocutori.
E’ anche da persone come gli ideatori di iCub – l’umanoide europeo ormai divo celebrato – che possono venire spunti per quel futuro prossimo venturo di una robotica sempre più fruibile ed amica.
Giorgio Metta di IIT ci mostra come l’esperienza nello studio degli umanoidi sempre più evoluti può tendere la mano per traghettare la robotica tradizionale nelle sue applicazioni più vicine a noi, indicando come ‘insegnare’ ad un robot industriale nello stesso modo in cui si ‘insegna’ ad un robot umanoide.
Francesco Becchi, dalla visuale di Telerobotlabs – “sarto” moderno e tecnologico per ‘applications’ su misura – fa vedere praticamente come dal robot programmabile, al robot con il joystick è ora il momento di passare al robot ‘touch’ riferendo di questa evoluzione già in atto con l’esempio di alcune recenti applicazioni.
Patrizio Sale dell’IRCCS è pronto a sperimentare nella riabilitazione una macchina altamente flessibile e riconfigurabile con cui creare programmi terapeutici personalizzati per le specifiche esigenze di ogni paziente.
Ed infine Alberto Pellero di KUKA Italia nell’illustrare a fondo LBR iiwa dà modo di vedere che si tratta anche di un robot per non robotici … davvero, il robot che non immagini!