Mentre le auto con guida autonoma invadono le strade, delle barche autonome stanno entrando nei canali di Amsterdam. Il progetto Roboat mira a testare e sviluppare la prima flotta al mondo composta da navi autonome.
Da una collaborazione tra il MIT e AMS, Amsterdam Institute for Advanced Metropolitan Solutions, arriva la notizia delle roboats, ovvero delle barche robotiche.
Acqua, energia, rifiuti, mobilità, sono i temi principali che hanno portato alla nascita del progetto. La realizzazione di queste barche autonome, infatti, interessa l’automazione, ma anche altri settori ingegneristici e non.
Il primo obiettivo di Roboat è anche il più semplice da immaginare: trasportare merci e persone. In una città percorsa dall’acqua come Amsterdam, che ha più di 1000 chilometri di canali, delle barche autonome potrebbero migliorare notevolmente il trasporto dei beni per il paese, nonché fornire un comodo mezzo di trasporto per i turisti o gli abitanti in genere.
Ma queste barche non sono solo barche, in quanto possono ‘trasformarsi’ in strutture galleggianti su richiesta, come ponti o anche come palchi per dei concerti, come suggerisce uno dei leader del progetto, l’architetto italiano Carlo Ratti professore al MIT.
Non si tratta solo di mezzi di trasporto: le roboats sono dotate di numerosi sensori con lo scopo di monitorare la qualità dell’acqua e fornire dati preziosi per prevedere problemi legati all’inquinamento, all’ambiente e alla salute dell’uomo.
Il primo prototipo di roboat dovrebbe essere testato nella capitale dei Paesi Bassi nel 2017, in un progetto di durata quinquennale.
Il 60% della popolazione mondiale vive in vicinanza di coste, rive e delta dei fiumi, luoghi spesso di interesse per l’economia globale. Per questo i ricercatori hanno previsto che i risultati ottenuti con Roboat saranno una risorsa internazionale utilizzata da imprenditori e startup per portare l’automazione nel mondo marino e in tutti i paesi del globo.
Ciò che otterremo con Roboat fornirà spunti a molte città costiere. Contribuirà inoltre al crescente settore della mobilità autonoma, che si sposterà dalle strade asfaltate a quelle d’acqua.