Realtà Virtuale: una fuga da quella reale?
A cura di Simone Tanzarella, da Satiro.org
Non è facile riuscire a capire se ci lasci più perplessi la notizia in sé o la foto di Mark Zuckerberg che marcia trionfante a lato di una larga e compatta schiera di signori incamiciati, i quali sfoderano i loro migliori Mac, mentre indossano i nuovi visori per la Realtà Virtuale realizzati dalla Samsung.
Il fondatore del più grande Social Network del Pianeta ha dichiarato:
La cosa veramente straordinaria è che quando hai una persona dall’altra parte, ogni cosa conseguentemente diventa social. Non è un gioco. Non c’è un punteggio. Non c’è un obiettivo. Ma le persone trovano il modo di interagire. E questo rappresenta un modo nuovo di interagire.
C’è chi sostiene che questa tecnologia, realizzata in collaborazione tra Zuckerberg e Samsung, sarà un flop una volta inserita nel mercato. Si può controbattere che questo forse potrebbe avvenire qualora la si usasse per il primo scopo che ci viene in mente: entrare più nel vivo in un videogame. Ma l’idea non è quella prevedibile di una realtà in cui alienarci in solitudine. La visione del CEO di Facebook è invece quella di un modo rivoluzionario di comunicare con chi è lontano.
Una tendenza, questa, che sta spaventosamente aumentando in maniera esponenziale e che vede sempre più persone anno dopo anno entrare nel mondo di Facebook, Instagram, Whatsapp, Skype e tutti social e le chat che spostano sempre di più la vita di milioni di persone dal reale al virtuale e che permettono di creare metodi di comunicazione finora impensabili.
L’idea innovativa dei Samsung Gear VR è che permette di vedere video registrati con una telecamera con visione a 360°, la Samsung Gear 360, per condividere video immersivi. Secondo Zuckerberg, più di un milione di ore di video sono state viste con I Samsung’s Gear VR, i quali sono disponibili a partire dai 99$, se si compra insieme anche un Galaxy S7. L’idea dell’ Oculus VR è una storia di successo nata da un giovane genio, Palmer Luckey , sviluppata grazie all’incubatore Kickstarter e successivamente comprata da Facebook per 2 miliardi di dollari nel 2014. Prima che avvenisse tale acquisto il prezzo di mercato dell’Oculus era di circa 742 euro.
Molti altri colossi del settore stanno lavorando alla stessa idea. Nell’Ottobre 2014, Google ha investito 500 milioni di dollari nella tecnologia di realtà aumentata della Magic Leap, oltre che aver tentato di piazzare sul mercato i Google Glasses e aver proposto un visore a basso costo chiamato Google Cardboard. Microsoft ha risposto col visore per la realtà aumentata Hololens.
Sembra però che Zuckerberg non si stia concentrando sulla tecnologia hardware in sé, peraltro appunto sviluppata da Samsung dall’idea dell’Oculus, ma che invece stia cercando di progettare la modalità con cui questo dispositivo verrà utilizzato. Facebook, per capirci, ospita nella sua sede un team di 300 ingegneri appartenenti alle compagnie di video multimedia Netflix, Yahoo, Akamai e anche YouTube. L’idea è dunque quella di creare tecnologie per la realtà virtuale legate anche alla visione di video. Inoltre, Zuckerberg ha annunciato un nuovo team guidato dai progettisti Daniel James e Michael Booth, che svilupperanno delle social app per l’Oculus. Il giovane imprenditore ha affermato:
L’esperienza con un computer non dovrebbe essere quella di aprire una pagina web di contenuti in 2D. Si dovrebbe fisicamente sentire la sensazione di andare in un certo posto.
A questo punto la domanda è: non ne abbiamo già abbastanza di questa ingerenza tecnologica che invade sempre di più la nostra quotidianità? Vediamo tutti i giorni intorno a noi gente china che fissa gli smartphone e sempre più persone che passano la loro giornata lavorativa davanti a un PC. Abbiamo veramente bisogno di rendere la realtà virtuale più reale e migrare in quest’ultima, scappando dalla quotidianità? Viene da chiedersi se il rifugio crescente nel mondo virtuale non sia una vera e propria fuga dal mondo “reale”. Interrogate quel crescente numero di persone sole, depresse, costrette a vivere a distanza rispetto ai loro cari per lavoro o che non sono in grado di vivere relazioni dal vivo. Forse vi risponderanno di sì e sarà quello il target minimo che assicurerà il successo dell’operazione.