Ransomware: una donna muore durante un attacco ad un ospedale

Sentiamo spesso dire che la sicurezza in ambito informatico non è mai troppa, e purtroppo viene ancora tutt’oggi sottovalutata in giro per il mondo nonostante il continuo aumento di attacchi. Negli ultimi anni, sono in trend gli attacchi mediante ransomware a strutture pubbliche o aziende private molto ricche, che permettono di ottenere un grande ritorno di denaro agli hacker coinvolti nell’attacco. In questo caso, parliamo di un ransomware che ha colpito (per sbaglio) un ospedale, causando (forse) la morte di una donna.

Esatto, l’attacco in questione non era rivolto direttamente all’ospedale in questione, parliamo di un ospedale universitario a Düsseldorf, ma all’adiacente sede universitaria. Per qualche errore però, sono stati colpiti ben 30 server dell’ospedale in questione, criptando di conseguenza i dati contenuti al loro interno.

ransomware ospedale

Le conseguenze dell’attacco ransomware all’ospedale di Düsseldorf

Immediatamente, la polizia di Düsseldorf si è messa in contatto con i malintenzionati, spiegando loro che avevano sbagliato bersaglio avendo attaccato l’ospedale e non l’università, mettendo a rischio la salute di tutti i pazienti. Gli hacker, capendo che hanno preso di mira il bersaglio sbagliato, si sono ritirati provvedendo ad inviare una chiave di decriptazione in modo da disabilitare il ransomware colpevole e ristabilire il corretto funzionamento di tutti i server senza nessuna perdita ingente di dati.

E’ per motivi come questo che da anni gli esperti di sicurezza informatica cercano in tutti i modi di farsi sentire, sottolineando come la maggior parte degli ospedali non sia assolutamente preparata contro i diversi tipi attacchi informatici, soprattutto perchè sono molto vulnerabili ad essi. Basti pensare al fatto che fanno pesantemente uso di dispositivi spesso connessi ad internet, e senza di essi non riuscirebbero a essere efficaci nel trattamento dei propri pazienti.

A seguito dell’attacco, l’ospedale è andato completamente in tilt, costringendo i medici a trasportare la donna, che in quel momento stava per essere ricoverata d’urgenza, in un altro ospedale a 32 km di distanza. Se, dopo le dovute analisi investigative, risulterebbe che la donna sia morta a causa di questo trasferimento e quindi dovuto al ritardo nell’iniziare le cure, saremo difronte alla prima morte causata da un attacco informatico.