Corsari senza bussola

Radix DLT: un nuovo protocollo per applicazioni decentralizzate

I trasferimenti e il deposito digitali di valore sono ormai alla base dell’economia moderna, basata sui Bitcoin. Attualmente la tecnologia più utilizzata è la Blockchain, che però pecca soprattutto in scalabilità.

Radix si presenta come un nuovo protocollo ad alto throughput per sviluppare applicazioni decentralizzate, token e criptovalute. Basandosi sulla tecnologia DLT, promette di sovrastare il mercato nei prossimi anni.

Differenze tra Blockchain e DLT

Prima di spiegare che cos’è Radix, è bene spiegare le differenze tra Blockchain e DLT. Spesso i due termini vengono confusi, soprattutto da chi non è pratico di questo mondo. La differenza è tuttavia molto semplice: la Blockchain è un tipo di DLT. DLT infatti, che sta per Distributed Ledger Technology, è un sistema distribuito per registrare le transazioni di beni. La Blockchain non è altro che la più famosa implementazione della DLT, in cui vengono utilizzati i cosiddetti block, che contengono lotti di transazioni valide, collegati tra di loro tramite puntatori hash.

Un’immagine esplicativa della differenza tra Blochain e DLT (e le sue diverse implementazioni). Credits: medium.com

In generale, le tecnologie distribuite permettono di velocizzare le transazioni, in quanto non necessitano di un’autorità centrale che filtri le richieste; ciò riduce anche i costi. Un altro aspetto importante è la sicurezza: un sistema di questo tipo, con nodi distribuiti in rete, rende più difficile perpetrare degli attacchi.

Il progetto Radix

Nonostante la potenza di Blockchain, questa implementazione presenta un problema di scalabilità. Pur essendo distribuito, quando il numero di transazioni aumenta, anche la grandezza dei singoli blocchi diventa maggiore, e questo porta ad un aumento del tempo necessario dai singoli nodi per ricevere le informazioni. Ciò può portare a problemi di consistenza nei dati, in quanto alcuni nodi possono essere più aggiornati di altri: in questo modo viene meno il concetto di avere ogni nodo della rete con le stesse informazioni in ogni momento.

Radix invece è in grado di scalare linearmente, e quindi in maniera infinita, utilizzando la teoria dello sharding. Questa prevede sostanzialmente un partizionamento orizzontale, dividendo il database in “pezzi” più piccoli, che possono essere gestiti in maniera migliore. Ciò diminuisce anche i costi di manutenzione, in quanto ogni partizione, avendo una dimensione molto piccola, può essere mantenuta su un server meno costoso. A differenza dello scaling verticale, necessario nel caso di Blockchain per gestire una crescente mole di dati, in cui viene incrementata la capacità del singolo server, in questo caso si utilizzano più server con meno dati, così da ridurre i costi e mantenere comunque l’architettura distribuita.

Alcuni numeri di Radix, presentati direttamente dagli sviluppatori. Credits: icodrops.com

Utilizzando un algoritmo di consenso chiamato Tempo (il cui funzionamento viene descritto in ), l’obiettivo del framework è creare una rete sicura e decentralizzata con il massimo delle performance. In particolare, l’algoritmo si basa su un clock logico e un processo chiamato Gossip. Il primo è un contatore che viene incrementato di 1 ogni volta che accade un nuovo evento: in questo caso, si intende ogni volta che un nodo “parla” con un altro nella rete. In questo modo, per ogni nodo è possibile mantenere un ordine degli eventi. Il processo di Gossip consiste invece nel condividere informazioni in maniera veloce attraverso la rete. Un nodo sceglie due nodi a cui comunicare un evento, ciascuno dei quali a sua volta ne sceglie altri due, e così via. Ciò permette una condivisione di informazioni in tempo esponenziale.

La mente di Radix

Dietro questa nuova idea c’è Daniel Hughes, che ha inventato si Radix che Tempo. Dopo essersi immerso nel mondo dei Bitcoin, si è accorto delle limitazioni e dei problemi della Blockchain, iniziando così a dedicarsi ad un nuovo progetto.

Se tutto andrà per il verso giusto, potremo vedere Radix all’opera già nei primi mesi del 2019. E se il creatore ci ha visto giusto, questo progetto potrà rivoluzionare il mondo delle transazioni online.

Ispirato dalla segnalazione di Paolo Vella

Published by
Marina Londei