Pirateria su Telegram: richiesta ad AGCOM per stop fenomeno condivisione illegale di quotidiani

Andrea Riffeser Monti, presidente della FIEG (Federazione degli Editori di Giornali), ha mosso una richiesta verso AGCOM (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) un provvedimento esemplare e urgente di sospensione di Telegram.

“In una ipotesi altamente conservativa, stimiamo 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno: un dato di fronte al quale confido che l’Autorità di settore voglia intervenire con fermezza e tempestività.” si legge nella nota stampa condivisa.

La richiesta si baserebbe sull’analisi dell’incremento della diffusione illecita di testate giornalistiche sulla piattaforma che, durante la pandemia di Coronavirus, ha raggiunto livelli non più tollerabili per uno Stato di diritto.

I canali oggetto della nostra analisi sono tematici, creati cioè esclusivamente per la distribuzione illecita delle testate giornalistiche, pertanto non è errato sostenere che gli iscritti hanno un interesse specifico a scaricare tutti i file pdf che sono stati condivisi dal creatore/gestore del canale. Tali pdf rimbalzano, poi, su una miriade incontrollata e incontrollabile di chat di gruppo (principalmente via Whatsapp e Messenger), raggiungendo un numero indefinito di utenti che, ogni mattina, scaricano sui loro cellulari e device gli interi contenuti dei nostri giornali”

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Un monitoraggio continuo di 10 canali Telegram

La FIEG spiega di aver monitorato durante questo periodo ben 10 canali Telegram il cui unico scopo è proprio quello di condividere in modo illegale giornali. Ha registrato più di 580 utenti attivi, di cui la metà di essi si sono iscritti negli ultimi 3 mesi.

“Al rischio del consolidamento di una pratica illecita, quella di leggere gratuitamente i giornali diffusi illecitamente via chat, è quello di veder distrutti il lavoro e gli investimenti delle migliaia di persone che mantengono in vita la filiera produttiva della stampa: dagli editori ai giornalisti, dai poligrafici, ai distributori e agli edicolanti, tutti impegnati, tra molti sacrifici, a garantire la continuità di un bene primario, quale quello dell’informazione, che, mai come in questo momento, è chiamato ad assolvere la sua più alta funzione di diritto costituzionalmente garantito” conclude Riffeser Monti.

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Ovviamente, una richiesta del genere ci sembra abbastanza assurda. Internet è pieno di fenomeni del genere, e non deve rimetterci un’intera piattaforma quale Telegram. Su di essa molti ci lavorano, ci studiano e intrattengono delle conversazioni private e ultimamente questa piattaforma viene vista come “il male” dai più senza motivo, e chiuderla sarebbe praticamente assurdo.