Nel 2021 la pirateria online ha raggiunto picchi enormi: la richiesta e la fruizione di contenuti piratati ha raggiunto i 3.7 miliardi, calcolati sommando le visite a siti web che offrono contenuti multimediali (film, serie TV, o libri) e i download di torrent. A dircelo è il report di sicurezza di Akamai, provider di servizi per la distribuzione di contenuti online.
Nel report si è considerato il periodo che va da gennaio a settembre 2021. Dal documento appare chiaro come la pandemia sia stata una “causa”, non volontaria, dell’aumento della richiesta di contenuti e della pirateria di questi. Anche il mondo dello sport ha dovuto adattarsi al cambiamento, proponendo ciò che prima era live su piattaforme di streaming, così che chiunque potesse accedere al contenuto da casa.
Durante il lockdown lo streaming era l’unico modo per vedere film, concerti o eventi, non potendo più presenziarvi; molte persone che prima non avevano account Netflix, Disney+ o Prime Video si sono trovate costrette a “convertirsi” per non essere tagliati fuori dagli spettacoli. Con una maggiore produzione di contenuti è aumentata così anche la pirateria.
Il report sulla pirateria online stilato da Akamai ha analizzato l’impatto che ha avuto la piracy sui contenuti online e quanto si è estesa nell’ultimo anno, andando a esplicitare i settori più colpiti dalla pirateria. Tra questi, quello più piratato è stato il settore televisivo, comprensivo di anime e programmi tv generici. La ragione principale dietro la pirateria di determinati titoli è la non-disponibilità di questi nell’area di provenienza degli utenti che li ricercano.
Al secondo posto tra i settori più colpiti c’è il mercato dell’editoria. Stati Uniti, Giappone e Russia sono le tre principali sorgenti di traffico per la ricerca di titoli piratati; tra questi, i contenuti maggiormente scaricati sono manga e libri. Al terzo posto non poteva che esserci l’industria cinematografica, che ha sofferto enormemente la chiusura delle sale e ha subito forse uno dei cambiamenti maggiori, cambiando l’approccio con cui rilasciare i titoli in uscita.
Infine, in fondo alla classifica troviamo la musica e i software. Nel primo caso, la maggior parte dei siti web usati sono quelli che offrono la conversione e il download di contenuti da altre piattaforme (in particolare YouTube). Il settore del software, invece, comprende sia videogame che software professionali per PC.
La pirateria viene ancora presa sottogamba da molte persone. Quando si scarica un contenuto digitale illegalmente non sembra di aver compiuto un furto, come succederebbe invece nel caso di oggetti fisici. Il danno che si produce, però, è tutt’altro che irrisorio.
La battaglia alla pirateria è una lotta continua. Nonostante gli sviluppatori di contenuti stiano potenziando sempre più le difese, i criminali a loro volta adattano i propri metodi di accesso ai contenuti protetti. L’impatto della pirateria – aggiunge – va ben oltre il furto di film e altri contenuti. Il vero costo è nascosto dietro le quinte e sta causando la perdita dei mezzi di sussistenza di chi si occupa della creazione di serie tv e pellicole cinematografiche, libri e software che tutti consumiamo
Steve Ragan, ricercatore di sicurezza di Akamai e autore del report
La “piracy” sfrutta diverse tecniche di attacco per ottenere e distribuire il contenuto. Tra i metodi più usati c’è il rebroadcasting, in cui i pirati riproducono lo stream su piattaforme pubbliche come Facebook, Instagram, YouTube o Twitch. Anche quando vengono individuati, i pirati sono comunque in grado di proseguire lo streaming illegale tramite altri account, o sfruttando diversi indirizzi IP. Un’altra tecnica è l’API spoofing, una tecnica con cui gli attaccanti simulano dispositivi o interi sistemi operativi che hanno accesso al contenuto, ottenendolo a loro volta.