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Parler: eliminato dai server Amazon, stop al social dei sostenitori di Trump

La notizia arriva subito dopo il ban di Trump da Facebook, Instagram e Twitter: Amazon ha tolto Parler dai suoi server. Il social network alternativo a Twitter è attualmente offline e non è possibile scaricarlo da Google Play o App Store.

Il social ha all’attivo 12 milioni di utenti in tutto il mondo, ed è ampiamente utilizzato dai sostenitori dell’ex presidente USA, dai conservatori e dall’estrema destra.

Parler: cos’è il social network di Trump

Il servizio americano è attivo dal 2018, ma ha conosciuto la (triste) fama mondiale solo negli ultimi giorni, in seguito alle rivolte a Capitol Hill. L’organizzazione dei sostenitori di Trump è infatti avvenuta tramite Parler, su cui si è svolta la propaganda che ha portato ai disordini di pochi giorni fa.

Il social network è molto simile a Twitter essendo una piattaforma di microblogging. Ogni post (chiamato “parleys”) può contenere al massimo 1000 caratteri e può essere “votato” o “ripetuto”, funzioni analoghe al like e al retweet di Twitter. Parler ha conosciuto un boom di utenti solo da metà dello scorso anno: prima di Maggio 2020, infatti, gli account registrati si aggiravano intorno ai 2-300 mila.

L’account di Trump su Parler, bannato dai server Amazon.

Parler si è sempre proclamato come un’alternativa ai social più popolari per la sua politica di “libera espressione”. L’essere senza filtri ha però portato alla condivisione di contenuti antisemiti, misogini, Islamofobici e razzisti, oltre a teorie cospirazioniste e fake news. Il controllo è quasi totalmente sugli utenti, poiché non ci sono censure o fact checker: è il dialogo tra gli utenti a decidere cosa viene condiviso e cosa no. Parler non si occupa mai di rimuovere o filtrare contenuti.

Ci sono però delle eccezioni, che riguardano l’uso del social network per supportare crimini, terrorismo, operazioni illegali e pedopornografia: in questi casi Parler interviene con la censura. Per il resto è esclusivamente il dialogo pubblico a “zittire” gli utenti e affossare o premiare un contenuto piuttosto che un altro. John Matze, uno dei fondatori, ha affermato che i messaggi d’odio non vengono censurati in quanto “non possono essere definiti”.

Amazon toglie i server a Parler

Dopo i fatti di Capitol Hill, Parler è stato bandito dai server Amazon, Google e Apple, silenziando i sostenitori di Trump. Poco dopo la mezzanotte di oggi gli utenti non sono più riusciti ad accedere alla piattaforma.

Amazon ha preso la decisione dopo aver trovato diversi post di incoraggiamento alla violenza durante le rivolte alla sede del governo americano. L’azienda di Bezos e Google avevano avvertito Parler di eliminare i messaggi e moderare i contenuti, ma il social network non ha preso alcun provvedimento e ora si ritrova oscurato.

Uno dei tanti post che incoraggiavano alle rivolte. Credits: Open

Matze ha definito la vicenda come un attacco da parte della concorrenza, secondo lui intimorita dal rapido successo della piattaforma. Ma i messaggi di sostegno ai rivoltosi, anche da parte di Trump, sono stati considerati un incitamento alla violenza, e per questo il social è stato bandito dai server.

Apple e Google, nel frattempo, hanno tolto l’app da entrambi i loro store, considerando la politica di Parler poco moderata e rispettosa. Matze si trova ora in grande difficoltà, in quanto nessun fornitore si è detto disposto ad aiutarlo finché anche le grandi aziende non riapproveranno la piattaforma.

John Matze, fondatore di Parler. Credits: Fox Business

Ci troviamo di fronte a una rivoluzione “digitale” di una portata mai vista prima d’ora. Il web, nato con l’idea di libertà e varietà di espressione, si trova costretto a prendere delle pesanti decisioni. Di fronte ai fatti che scuotono l’America nessuno può più chiudere gli occhi.

Published by
Marina Londei