Matrix e la sua ereditarietà 20 anni dopo

“Matrix è ovunque, è intorno a noi. Anche adesso nella stanza in cui siamo. È quello che vedi quando ti affacci alla finestra, o quando accendi il televisore. L’avverti quando vai al lavoro, quando vai in chiesa, quando paghi le tasse. È il mondo che ti è stato messo davanti per nasconderti la verità”.

E’ questo uno dei discorsi più famosi, con cui Morpheus introduce a Neo l’inganno in cui vive lui e tutti nel mondo.

Matrix ci ha lasciato una profonda ereditarietà a 20 anni dalla sua uscita, e dopo l’annuncio dell’uscita di Matrix 4 con alcuni degli attori originali come Keanu Reeves (Neo) e Carrie-Anne Moss (Trinity), è ritornata un po’ a tutti la voglia di immegersi nuovamente in questo mondo immaginato dalle sorelle Wachowski.

Morpheus: “È la tua ultima occasione, se rinunci non ne avrai altre. Pillola azzurra, fine della storia: domani ti sveglierai in camera tua, e crederai a quello che vorrai. Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie, e vedrai quant’è profonda la tana del bianconiglio. Ti sto offrendo solo la verità, ricordalo. Niente di più.”

Le due pillole di colore differente che Morpheus offre a Neo rappresentano proprio questo: la scelta tra due realtà: una falsa e di prigionia, l’altra liberatoria ed autentica. Credits: cattonerd.it

La nascita del timore dell’Intelligenza Artificale

Secondo Matrix quindi, tutti viviamo in una realtà simulata da potenti macchine che tengono in vita miliardi di umani in modo inconscio, facendogli vivere una realtà simulata nella loro mente per tutto il loro arco di vita, così da sfruttarne le capacità dell’organismo per ottenere energia ed alimentarsi.

Questa realtà simulata non è altro che un programma, la matrice appunto, che riesce a simulare miliardi di vite. A dimostrazione di ciò, infatti, Morpheus e gli altri liberati dall’inganno, riescono a caricare nelle proprie menti programmi meno sofisticati di Matrix come allenamenti o realtà vuote.

E come tutti i programmi, e noi che programmiamo lo sappiamo perfettamente, anche The Matrix è soggetto a bug e a “evoluzioni” inattese. Nel film abbiamo il fenomeno dei déjà vu: sono gli errori che permettono di accorgersi che qualcosa nella matrice sta venendo modificata dai creatori.

Scena del film The Matrix, dove Neo si sveglia dal “coma” e scopre la realtà. Miliardi di corpi imprigionati in incubatrici, dormendo e offrendo la loro energia alle macchine.

Queste macchine sono state create da una super intelligenza artificiale che ha preso il sopravvento sull’uomo stesso che l’ha creata, portando il mondo alla catastrofe.

Ed è proprio questo film, insieme ad altri del calibro di 2001: Odissea nello spazioTerminatorGhost in the Shell, a sviluppare quella che oggi, talvolta, sembra prendere le sembianze di una vera e propria fobia collettiva: il timore che nasca una super intelligenza artificiale in grado di distruggere l’umanità stessa che l’ha creata.

“Abbiamo poche informazioni”, racconta sempre Morpheus a Neo. “Ma quello che sappiamo per certo è che all’inizio del 21° secolo tutta l’umanità si era unita all’insegna dei festeggiamenti. Grande fu la meraviglia per la nostra magnificenza, mentre davamo alla luce una AI: la cui sinistra coscienza produsse una nuova generazione di macchine. Ancora non sappiamo chi colpì per primo, se noi o loro”.

Questi film uscirono in un periodo in cui non c’era particolare sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale, era praticamente assente. E a pensarci oggi queste cose ci fanno un po’ sorridere: qui su SystemsCuE parliamo ogni giorno dei piccoli progressi, molto piccoli, che si fanno nello sviluppo di IA e reti neurali.

Le macchine

Ciò che fa sorridere, appunto, è questa descrizione di AI che da Morpheus: qualcosa che sorge inatteso, da un momento all’altro. Come se gli ingegneri e gli informatici del mondo “matrixiano” non fossero partiti da algoritmi proprio basilari, in grado di distinguere un gatto da un cane, consigliarci musica in base ai nostri interessi, creare app come FaceApp,  per poi eventualmente arrivare a forme più evolute.

Quanto lontani siamo dall’avere una vera intelligenza?

La risposta a questa domanda è 42, com’è ovvio che sia. Ma è anche “tanto, tanto lontani”.

E’ più un discorso rivolto ai “non addetti ai lavori”, ma le intelligenze artificiali che oggi utilizziamo non sono un unico software onnisciente come si potrebbe pensare.

Si tratta di diversi algoritmi che lavorano dietro le quinte, anche banali presi singolarmente, ma che messi insieme rendono tutto più efficiente. Molti ne fanno utilizzo, come Facebook  Google, ed è molto utilizzata nel campo della cyber security.

Ma in tutto questo non c’è nemmeno una scintilla che fa immaginare che un domani si potrà arrivare a software dotati di coscienza vera e propria. Questo resta, al momento, tema per scrittori e sceneggiatori attuali e futuri, sperando che ci regalino altre perle con cui possiamo continuare a sognare.