Nanopiastrine, ecco come possono aiutare (Hzdr.de) - SystemsCUE
C’è una nuova tecnica che gli scienziati potrebbero applicare per produrre nanoplatelet in modo efficace e con precisione: i dettagli
Gli scienziati in tutto il mondo stanno lavorando duramente per la produzione e la realizzazione di nuovi materiali. Si cercano materiali che possano sostituire la plastica o gli altri utilizzati comunemente, che possano avere caratteristiche migliori ed essere economici da produrre. Tuttavia, tutta questa fase primordiale comporta numerosi studi e ricerche.
In ogni caso, ora sembra che i ricercatori del Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf (HZDR), della TU Dresden e dell’Istituto Leibniz per la ricerca sui materiali di Dresda (IFW), hanno fatto passi da gigante per la creazione di speciali nanoplatelet o “nanopiastrine”.
Proprio così, come riportato sulla rivista Small, i team si sono uniti per collaborare e giungere a una conclusione entusiasmante. Quali sono le cose da sapere al riguardo? Come potrebbero cambiare i materiali nel prossimo futuro?
Ecco tutte le risposte a queste domande analizzando quello che ben presto potrebbe diventare uno scenario mondiale partito proprio dalla scoperta di questo gruppo di ricercatori.
Le nanopiastrine o nanoplatenet sono a base di seleniuro di cadmio. La loro formazione permette di porre le basi per riuscire a creare nuovi materiali elettrici da usare in diverse circostanze. Queste strutture, spesse solo pochi atomi, attirano grande interesse per le loro straordinarie proprietà ottiche ed elettroniche. Inoltre, potrebbero essere ideali per lo sviluppo di materiali bidimensionali in grado di interagire con la luce nel vicino infrarosso (NIR), assorbendola, riflettendola o emettendola.
Ma quali potrebbero essere le applicazioni pratiche? Ebbene, potrebbero servire nel campo della diagnostica medica, per penetrare nei tessuti con minore dispersione rispetto alla luce visibile. Potrebbero anche essere usati per le comunicazioni, in sistemi di fibra ottica altamente efficienti. Infine, un’altra applicazione pratica potrebbe essere quella dell’energia solare. Infatti, le nanopiastrine potrebbero essere implementate per aumentare la potenza delle celle dei pannelli solari.
Le potenzialità sono davvero alte, ma i nanoplatenet per mantenere le aspettative dovrebbero essere modificate per ottenere specifiche proprietà. Ecco perché si parla di “sintesi di nanopiastrine”. I ricercatori hanno pensato a rinnovare anche quest’aspetto, utilizzando un approccio detto cambio cationico.
Senza entrare troppo nei dettagli, la ricerca ha combinato tecniche di sintesi avanzate, microscopia elettronica ad alta risoluzione e simulazioni computazionali per ottenere un controllo preciso delle nanopiastrine e studiare in dettaglio il ruolo degli angoli attivi. I risultati potrebbero fornire nuove conoscenze non solo per le applicazioni in optoelettronica, ma anche in catalisi e materiali quantistici, ma ovviamente saranno necessari altri test in futuro.