Una delle novità del cambio di vita post COVID-19 è stata l’introduzione, a volte resa obbligatoria, dello smart working. Molti sono coloro che ne decantano i benifici del lavoro da remoto: riduzione delle emissioni di anidride carbonica dovute ad un minor numero di spostamenti, aumento della produttività e migliore possibilità di gestire la propria vita privata. C’è però un rovescio della medaglia ed è uno studio condotto dalla società statunitense DirectlyApply a mostrarcelo. La società in questione ha reso visibile quali sarebbero i rischi per la salute di un lavoro continuativo in smart working su un prototipo umano computerizzato, Susan.
Susan viene dal 2045 e per 25 anni ha lavorato in remoto. Le caratteristiche peculiari del suo aspetto sono la conseguenza di una vita sedentaria, priva di relazioni sociali e di una mancanza di vitamina D. A livello visivo tutte queste caratteristiche si possono notare nella postura decisamente scorretta che si evidenzia dalla colonna vertebrale curva nonché dal collo allungato in avanti, gli occhi rossi sono l’indice di una vita passata davanti allo schermo di un PC mentre obesità ed abbigliamento denotato di certo l’assenza di cura personale dovuta ad una mancata necessità di rendersi presentabili agli occhi degli altri.
“Il tuo tragitto quotidiano per andare al lavoro, dal letto alla scrivania, ti può far guadagnare più tempo libero e indipendenza, ma le ripercussioni fisiche per la mente e il corpo sono molte. Ne varrà la pena per il futuro?”.
Ovviamente c’è chi nello smart working ha invece trovato il tempo di andare in palestra, di allenarsi o di andare a fare una passeggiata nel tardo pomeriggio. I ritmi frenetici del lavoro in ufficio e i tempi, a volte lunghi, necessari per raggiungere il proprio posto di lavoro, ci tolgono il tempo e le energie per fare attività extra lavoro, e sembra che lo smart working ci abbia dato un piccolo respiro. Ma non per tutti è così.
L’obiettivo di questo studio è dunque quello di mettere in guardia da facili entusiasmi legati alla possibilità di confermare lo smart working come unica modalità di lavoro. Inoltre si evidenzia la necessità di introdurre alcune buone abitudini per evitare di diventare sempre più simili a Susan. Questi alcuni dei consigli riportati dalla DirectlyApply: