È inutile negarlo: i robot diventeranno sempre più presenti nella nostra vita, aiutandoci in ogni situazione. Dopo il robot che interagisce da solo con gli umani e Atlas di Boston Dynamics, ora sotto i riflettori c’è iRonCub, il robot umanoide volante tutto italiano. Sviluppato dall’IIT, l’Istituto Italiano di Tecnologia, il robot è pensato per operare in aree colpite da disastri naturali, dove l’uomo fatica ad arrivare. Il progetto, arrivato quasi alle fasi finali, potrebbe rivelarsi un aiuto fondamentale per i soccorsi.
Nei laboratori di ricerca di Genova si costruisce il futuro. L’IIT sta puntando tutto su iRonCub, un robot umanoide con la capacità di volare e raggiungere zone impervie e pericolose. A capo del team di ricercatori c’è Daniele Pucci, che ha spiegato come l’idea di iRonCub sia nata dal voler facilitare i soccorsi in uno scenario post-disastro.
Se è vero che robot come Spot della Boston Dynamics hanno fatto enormi progressi nel muoversi su terreni poco agevoli e in aree pericolose per l’uomo, ci sono ancora molti ostacoli da superare. Lo spostamento a piedi ha dei limiti insiti che sono tutt’oggi molto difficili da superare, nonostante le tecnologie utilizzate. La soluzione per evitare questi problemi è la robotica aerea umanoide.
Questa branca della robotica aggiunge la componente di volo agli automi, risolvendo il problema della locomozione su terra ma mantenendo intatta la capacità di manipolare oggetti e interagire con l’ambiente. Lo svantaggio principale è il consumo di energia molto maggiore rispetto ai robot “di terra”, ma dall’altro lato gli spostamenti sono più facili e veloci, e i soccorsi più immediati, dal momento che gli ostacoli aerei sono molto limitati.
I robot umanoidi aerei uniscono capacità come la manipolazione aerea e la robotica umanoide. In questo modo, essi risolvono i problemi di locomozione terrestre dei robot aerei e, al contempo, estendono le capacità di locomozione dei robot umanoidi anche al movimento in aria. I robot aerei umanoidi possono camminare, volare, trasportare oggetti e manipolarli, offrendo soluzioni energeticamente efficienti al trasporto di oggetti e alla loro manipolazione.
Daniele Pucci
iRonCub vola grazie a delle turbine studiate appositamente per il robot. L’automa viene comandato a distanza ed è in grado di riprodurre all’istante i gesti richiesti dall’operatore. In situazioni estreme, come disastri post-terremoto o alluvioni, il robot può raggiungere ogni luogo velocemente e calarsi direttamente nel sito di interesse.
Dietro il robot umanoide volante iRonCub c’è iCub, la versione “base” dell’automa e fulcro della ricerca. Gioiello dell’IIT, il robot viene usato per testare svariati algoritmi di IA volti alla collaborazione uomo-macchina nell’ambito della robotica. L’obiettivo ultimo è di produrre automi in grado di imparare e adattarsi continuamente.
Il progetto è cominciato nel 2004 per supportare il testing di algoritmi pensati per i robot. L’automa possiede diverse videocamere, microfoni, sensori di forza, giroscopio e accelerometro e degli encoder in corrispondenza di ogni giuntura. Il robot può muoversi, oltre che su due gambe, anche su quattro; è alto 104 cm, pesa 22kg e può sedersi e rialzarsi senza fatica. iCub è ricoperto da una “pelle” speciale che gli permette di interagire in tutta sicurezza con l’ambiente circostante. L’automa possiede 53 gradi di libertà di movimento, di cui 47 solo nella parte superiore e 9 per ogni mano, rendendolo molto preciso nelle manipolazioni.
Il codice del robot è distribuito con licenza GPL/LGPL e conta su una nutrita comunità di ingegneri da tutto il mondo. Anche la parte hardware è Open-Source: descritta in ogni dettaglio, è composta da pezzi facilmente reperibili sul mercato. iCub viene usato su più fronti di ricerca, come ad esempio le neuroscienze, la cognizione sociale, la percezione event-driven e l’interazione dinamica con l’ambiente. Essendo il robot altamente personalizzabile, gli ambiti di testing sono vari e numerosi.