Intelligenza artificiale, ora può fare qualsiasi cosa: darà una mano ai ricercatori

DNA

DNA e genoma (Pixabay Foto) - www.systemcue.it

L’intelligenza artificiale cambia il modo anche di fare ricerca. Infatti, l’uso dell’intelligenza artificiale in ambito medico ha già permesso di evidenziare dei fenomeni invisibili a occhio nudo e – anche in Italia – ci sono delle strutture dove si addestra l’intelligenza artificiale a riconoscere le malattie con le sequenze di immagini. L’impiego di questo strumento è ovunque. Riduce i tempi di lavoro, elimina compiti semplici e ripetitivi, riesce a dare delle previsioni su grandi quantità di dati e a gestire calcoli complessi. Un nuovo modello consente ora di effettuare analisi più approfondite. Come e dove? Scoprilo ora!

Il nuovo impiego dell’intelligenza artificiale

L’intelligenza artificiale migliora sempre di più. In ambito medico si sta pensando di fornire l’AI di tutte le informazioni per migliorare i processi di diagnosi nei pazienti. Mentre si segue questa direzione, c’è un’altra molto valida che punta a cambiare l’uso dell’IA nel quotidiano. I ricercatori Eric Nguyen e Brian L. hanno realizzato un nuovo modello di intelligenza artificiale all’Arc Institute dell’Università di Stanford. Il loro studio è stato pubblicato sulla rivista Science.

Il modello di intelligenza artificiale creato si chiama EVO e consente di tenere in considerazione il genoma per intero nei processi di ricerca scientifica. Questo vuol dire che il sistema può progettare batteri e altre forme di vita che in natura non esistono, ma che possono essere molto utili per curare le malattie. Infatti, con questo supporto, i ricercatori sono certi di creare nuove terapie e di migliorare le diagnosi.

Con l’uso di questo strumento non serve avere la persona o il tessuto malato per fare delle analisi o delle previsioni su cosa accadrà. Basta inserire la variabile che si sta studiando nel genoma del modello – come per esempio una malattia – e il sistema saprà indicare le conseguenze e come intervenire con una terapia a livello molecolare. Si potrà anche scoprire se una terapia è valida o no. Per poter arrivare a questo risultato, gli scienziati hanno messo a disposizione della macchina dati relativi a 2,7 milioni di corredi genetici di microrganismi esistenti in natura.

Cosa sarà in grado di fare

L’intelligenza artificiale con il modello Evo è ora in fase di sviluppo su due orizzonti. Il primo è quello di generazione di vita, al momento inteso come microrganismi in grado di rispondere a esigenze specifiche. Infatti, i microrganismi presenti in natura si sono evoluti in questo modo per via della selezione naturale. Invece, i nuovi batteri che si possono creare potrebbero rispondere in futuro a esigenze specifiche dell’Uomo.

Un altro orizzonte è la possibilità di prevedere e di migliorare le terapie. L’intelligenza artificiale è in grado di riconoscere le sequenze del genoma e a far corrispondere a una situazione, ma anche di “prevedere” come il genoma si modifica in presenza di una variabile. Questo potrà permettere in futuro di ottenere terapie mirate, in grado di intervenire a livello di DNA ed RNA del paziente. La possibilità di studio sulle cellule non è da sottovalutare, perché potrebbe consentire di dare risposte a malattie che ancora non conosciamo bene o ad alcuni processi.