Intelligenza artificiale, grazie ad un algoritmo potremmo prevedere alcuni fenomeni naturali
Riuscire a prevedere i terremoti è ancora difficile. Ma secondo l’ultimo algoritmo scoperto, prima o poi, si potrà del tutto.
La Terra è un pianeta esposto a una varietà di eventi catastrofici, che possono sconvolgerne la vita. Tra questi, i terremoti son, sicuramente, fra gli eventi più devastanti, riuscendo a provocare danni strutturali, e ingenti perdite di vite umane, spesso senza preavviso.
Le eruzioni vulcaniche (causa, anch’esse, di terremoti), sebbene meno frequenti, rappresentano un altro rischio grave. La cui capacità è quella di distruggere interi ecosistemi con forti inondazioni di lava, e piogge di materiale vulcanico (come i lapilli).
Le tempeste atmosferiche, come uragani e cicloni, persino loro, stan diventando sempre più intensi. Mettendo a dura prova le infrastrutture, e le popolazioni vulnerabili. Difatti, inondazioni, frane e tornado, possono devastare interi territori, specialmente in zone ad alta densità abitativa.
Non di meno, gli impatti di asteroidi o comete, seppur rari, costituiscono un’altrettanta minaccia potenziale, per l’intero pianeta. Pertanto, la prevenzione, e un’adeguata preparazione a eventi simili, sono essenziali per affrontarli nel migliore dei modi.
Prevedere i terremoti
La scienza, rimane limitata, nella previsione esatta dei terremoti. Eventi naturali, infatti, imprevedibili e distruttivi. Sebbene, una recente ricerca dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), ha individuato una correlazione fra anomalie magnetiche, e grandi terremoti. Studio in cui – pubblicato su “Remote Sensing”, e frutto di una collaborazione fra l’INGV, l’Università di Teheran, e altri enti – si son analizzati, circa, 1077 terremoti di una certa portanza. Avvenuti fra il 2014 e il 2023, nella fascia Alpino-Himalayana, una delle aree, al livello tettonico, più attive del pianeta.
In questo modo, gli scienziati hanno sviluppato un algoritmo per analizzare i dati magnetici, tratti dall’attività verificatasi fino a dieci giorni prima di ciascun sisma. I risultati preliminari, mostrano che la durata delle anomalie magnetiche è proporzionale alla magnitudo degli eventi sismici, evidenziando una possibile connessione fra le due cose: tuttavia, le variazioni osservate, non si realizzano, costantemente, per ogni terremoto, rendendo, dunque, difficile una previsione affidabile, basata esclusivamente su questi segnali.
Le imperfezioni dell’algoritmo
Il metodo, ha dimostrato un’elevata accuratezza, nel campione analizzato, ma soffre ancora di limiti come gli infondati falsi allarmi, che scatena. Durante i test, modificando la posizione degli epicentri, non son state rilevate anomalie significative, suggerendo, quindi, una certa robustezza dell’approccio. E gli studiosi, naturalmente, intendono ora integrare queste analisi, date dall’incrocio con dati terrestri e atmosferici, per migliorare, ulteriormente, l’esattezza delle previsioni.
Seppur non siano ancora disponibili, soluzioni pratiche per prevenire i terremoti, siffatto studio rappresenta un passo avanti, nella comprensione di eventuali precursori sismici. E l’obiettivo finale è proprio quello di sviluppare strumenti utili, al fine di mitigare l’impatto degli eventi catastrofici. Fornendo previsioni più affidabili, grazie all’uso combinato di dati spaziali e geofisici.