Il vetro che respinge l’acqua: grazie agli ultrasuoni, non si bagna mai

Illustrazione di un vetro con alcune goccioline d'acqua (Pixabay FOTO) - www.systemscue.it
Un vetro che respinge l’acqua? Sì, è davvero possibile. Alcuni ricercatori hanno applicato degli ultrasuoni e funziona!
Hai presente quando sei in macchina sotto la pioggia e il parabrezza si riempie di gocce d’acqua che non vogliono saperne di scivolare via? O quando guardi fuori dalla finestra e il vetro è così sporco da sembrare una tela astratta di gocce e polvere? Beh, sembra che un gruppo di scienziati abbia trovato il modo di risolvere questo fastidio una volta per tutte. E non con qualche solito spray idrorepellente destinato a svanire dopo pochi giorni, ma con una tecnica innovativa che cambia il vetro a livello molecolare.
Un team di ricercatori della Curtin University ha sviluppato un metodo che utilizza onde sonore ultrasoniche per rendere il vetro idrorepellente o addirittura elettricamente carico. Traduzione: addio acqua e sporco appiccicato, benvenuta trasparenza perfetta. La cosa straordinaria è che non si tratta di un semplice rivestimento superficiale, ma di una modifica chimica permanente. Il tutto, per di più, senza l’uso di sostanze tossiche.
Il segreto sta in una reazione innescata da microbolle che collassano rapidamente, creando mini-esplosioni di calore e pressione. Questo processo altera la superficie del vetro, formando uno strato organico stabile che respinge l’acqua o attrae determinate particelle. Roba da film di fantascienza, ma già testata con successo.
Le possibili applicazioni? Infinite. Si va dai parabrezza delle auto più sicuri e chiari durante la pioggia, ai grattacieli con finestre autopulenti, fino a filtri industriali super efficienti. E c’è pure un risvolto inaspettato: questa tecnologia potrebbe essere sfruttata per attirare batteri e funghi in modo mirato, con benefici per la filtrazione delle acque e la produzione di biocarburanti.
Come funziona la “magia” ultrasonica
Allora, facciamola semplice: invece di spruzzare uno strato protettivo sul vetro, che con il tempo si deteriora, gli scienziati hanno trovato il modo di cambiare la sua struttura chimica in modo permanente. Il trucco sta negli ultrasuoni, che non servono solo per vedere i bebé nelle ecografie, ma anche per scatenare reazioni chimiche incredibili. L’esperimento funziona così: si immerge il vetro in una soluzione contenente un particolare tipo di sale (diazonio, se vogliamo fare i precisi) e poi lo si sottopone a onde sonore ultrasoniche.
Queste creano microbolle che, esplodendo, generano calore e pressione, attivando una reazione chimica che lega stabilmente una pellicola organica sulla superficie del vetro. Il risultato? Un vetro che può essere reso idrorepellente o caricato elettricamente, a seconda del tipo di sale usato. La parte più interessante è che, a differenza dei soliti rivestimenti, questa modifica non si deteriora col tempo. Non si stacca, non si dissolve e non perde efficacia. Insomma, una soluzione che potrebbe rivoluzionare il modo in cui usiamo il vetro, dal design urbano alle applicazioni industriali.

Dai parabrezza ai biocarburanti
Ora, la prima cosa che viene in mente è l’uso più ovvio: parabrezza d’auto su cui l’acqua scivola via senza bisogno di tergicristalli. Ma le implicazioni di questa scoperta vanno ben oltre. Pensiamo agli edifici con finestre sempre pulite senza bisogno di detergenti aggressivi o ai pannelli solari che restano liberi da polvere e sporcizia, aumentando la loro efficienza senza manutenzione costante.
E poi c’è l’aspetto più curioso: questa tecnologia potrebbe aiutare a catturare batteri e funghi in modo mirato. Immagina filtri per la depurazione dell’acqua che sfruttano vetro caricato elettricamente per attirare e intrappolare microbi nocivi. Oppure sistemi di fermentazione migliorati per la produzione di birra e biocarburanti, dove il vetro aiuta a raccogliere il lievito in modo più efficiente.