“Gli uccelli possono volare, ma quando vanno in acqua possono rimanerci solo per poco tempo. Ci sono pesci volanti che possono volare per un breve periodo ma non riescono a fare molto. Stiamo unendo queste due cose. Stiamo prendendo l’aria e l’acqua e le stiamo integrando. È qualcosa che non credo che la natura possa fare.“
Queste sono le parole di Javier Diez, professore di ingegneria meccanica e aereospaziale alla Rutgers University, università statale del New Jersey. Ci sono droni che volano, altri che funzionano sott’acqua, ma questo drone riesce a passare da operazioni aeree a sottomarine con un’agilità incredibile, senza errori nella transizione da uno all’altro ambiente. Ha otto rotori posizionati a coppie uno sopra l’altro. In questo modo a contatto con l’acqua le quattro eliche inferiori ruotano adattandosi al liquido, mentre le quattro superiori continuano la loro rotazione in aria. Una volta immerso in acqua, le eliche, che ora girano più lentamente, funzionano come propulsori di una nave.
In aria si muove come gli ormai numerosi droni volanti in commercio. In acqua invece assume una posizione verticale e regola la velocità dei rotori per spostarsi ovunque si desideri.
Un velivolo rivoluzionario che ha attirato l’attenzione dell’Ufficio per le ricerche navali degli Stati Uniti d’America, che ha dato al professore Diez e il suo gruppo di ricerca 618mila dollari per migliorare ulteriormente le capacità del drone e renderlo più resistente. La U.S. Navy è infatti interessata ad usarlo in diverse operazioni, per accelerare le ricerche dei dispersi e il salvataggio di vite, per monitorare le fuoriuscite di petrolio e anche per aiutare la marina a disinnescare eventuali mine subacquee.
Il drone non è ancora perfetto, infatti, per esempio, è collegato al controller da un filo, cosa che limita i movimenti e i luoghi raggiungibili. Per questo problema stanno cercando di sviluppare segnali adatti a funzionare fuori e dentro l’acqua. Entro l’anno prossimo, il team vuole riuscire a preparare un velivolo in grado di funzionare in mare aperto e dotato di qualunque sensore la U.S. Navy voglia avere, come telecamere e rilevatori sonar.