[Arte e IA, episodio 5] A cura di Roberto Balestri
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Nel quarto episodio ci siamo lasciati con l’incontro tra Lejaren Hiller, il primo scienziato che riuscì a far comporre autonomamente un’opera ad un computer nel 1956, e Iannis Xenakis, ingegnere, architetto e compositore greco, considerato tra i più importanti della seconda metà del Novecento. Mi si perdoni il fatto che in questo episodio non si parli specificatamente di intelligenza artificiale, ma è comunque importante, per questa rubrica, affrontare l’argomento Xenakis.
Il destino, fatto di lunghi anni di esilio, era già scritto nel cognome di quest’uomo: “Xenakis” significa, infatti, “piccolo straniero” in greco. Durante la seconda guerra mondiale, l’artista era un attivista comunista. All’età di 25 anni si ritrovò in Francia come clandestino e senza un soldo. Aveva perso la vista da un occhio e su di lui pendeva una condanna a morte per le sue opinioni politiche.
Fortunatamente, il suo talento per la matematica e l’ingegneria lo portò all’attenzione dell’architetto Le Corbusier, del quale ben presto divenne il suo più stretto collaboratore e rimase con lui fino al 1959.
Iannis Xenakis era anche un compositore formidabile. Il suo modo di comporre non aveva nulla a che fare con la tradizione musicale occidentale. L’artista non aveva molto in comune con gli altri grandi modernisti nati negli anni ’20, come Pierre Boulez e Karlheinz Stockhausen. Per tutta la sua carriera, dagli inizi degli anni ’50 fino ai suoi ultimi lavori completati nel 1997, è stato sempre un “eterno estraneo”.
Durante gli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, Xenakis compose pezzi in stile modale non molto lontani da quelli di Bartók. Ma la sua abilità compositiva non era rivolta solo ad un genere musicale, infatti il corpus di opere di Xenakis comprende lavori per organici sempre molto differenziati, come quartetti d’archi, orchestre, strumenti soli, ma anche composizioni per nastro magnetico.
L’artista si considerava un “antico greco che vive nel ventesimo secolo”. Era così affascinato dalla netta opposizione tra l’ordine matematico di Pitagora e l’irrazionale frenesia dionisiaca che si trova nella cultura greca, da voler riportare in musica quella stessa, forte, tensione.
Fu negli anni Cinquanta che il compositore trovò il modo di far convergere matematica e musica, trattando il suono come una specie di scultura uditiva. Xenakis applicò alla musica gli strumenti matematici che usava per il suo lavoro da ingegnere. Infatti, tra il 1953 ed il 1954, compose “Metastaseis”, brano per orchestra di 61 elementi, basandosi su una relazione diretta tra regole musicali e architettoniche. Il brano venne prima “disegnato” su carta millimetrata e poi, le linee del disegno, furono convertite in note. Potete ascoltarlo, seguendo lo spartito “architettonico”, nel seguente video.
Il modo di comporre di Xenakis era spesso incentrato su regole matematiche, ragion per cui l’artista si appassionò al lavoro informatico-musicale di Lejaren Hiller del 1956.
In particolare, Xenakis, si dedicò all’utilizzo informatico delle catene di Markov, di cui abbiamo già spiegato brevemente il concetto nel quarto episodio, per comporre il brano “Analogique A et B”. La parte A era stata composta nel 1958, attraverso il processo markoviano, per un gruppo di nove strumenti ad arco. Mentre la parte B, pensata per esser riprodotta sovrapponendosi alla parte A, non era altro che il primo esperimento di sintesi granulare nell’intera storia umana (applicata alla registrazione della parte A). Il brano, infatti, è composto da un “botta e risposta” tra la parte orchestrale (A) e la sua controparte “ricombinata” dalla sintesi granulare.
La grande passione di Iannis Xenakis verso la musica e l’elettronica lo ha portato ad essere una delle maggiori figure in questo campo. Fondò, per esempio, gruppi di studio (come l’ Equipe de Mathématique et Automatique Musicales del 1966) e centri di ricerca importantissimi (come il Centre d’Études de Mathématique et Automatique Musicales di Parigi nel 1972) sulla composizione musicale attraverso l’uso del computer.
Per oggi è tutto, la prossima volta tornerò a parlarvi di IA ed arti figurative con Simon Colton e The Painting Fool.