IA e video deepfake: grandi tecnologie, grandi responsabilità
A cura di Simone Rossi
Tutti abbiamo visto la Gioconda prendere vita grazie all’algoritmo di Samsung per creare deepfake a partire da una singola immagine. Risultati non ancora perfetti, certo, ma abbastanza buoni da far capire le potenzialità dell’IA applicate a questo ambito. Avremo presto dei video indistinguibili dalla realtà.
La manipolazione di video allo scopo di falsificare le informazioni non è una novità, ma mentre un buon video editing è un’operazione complessa che richiede tempo e capacità, la diffusione dei deepfake potrebbe presto dare la possibilità a chiunque di creare video fraudolenti, e straordinariamente realistici.
La preoccupazione è alta: questo fenomeno potrebbe portare a una grande confusione a livello di informazione, in cui notizie false e reali sono difficilmente distinguibili. Oltre alla problematica relativa al mondo del porno, che è motivo di discussione già da più tempo, e in generale alla possibilità di creare video falsi lesivi della dignità dei protagonisti, ci potranno forse essere altre conseguenze, più gravi?
In questo contesto, fenomeni quali il complottismo, e in generale la sfiducia verso qualsiasi tipo di fonte, potrebbero espandersi e arrivare a livelli pericolosi? Se già adesso abbiamo movimenti quali quello terrapiattista e quello dei no-vax, verso che scenario siamo diretti?
Ecco che, come spesso accade, le novità della tecnologia (in questo caso i benefici portati dagli algoritmi di AI) creano grandi cambiamenti che è necessario cogliere, e a cui è indispensabile arrivare preparati. Troppe volte la lentezza e la poco lungimiranza dei governi nei confronti delle innovazioni ha creato dei fenomeni la cui soluzione risulta essere, a posteriori, davvero complicata.
L’IA nei 2000 come la plastica negli anni ’60
Facciamo un esempio al di fuori dell’ambito meramente informatico: la plastica. Le varie materie plastiche, figlie di eccellenze della chimica (tra cui un italiano, Giulio Natta, premio Nobel nel 1963 proprio grazie ai suoi studi sui polimeri), sono materiali con caratteristiche straordinarie: economicità, leggerezza, resistenza, inattaccabilità da parte di batteri, e tante altre.
Dunque, materiali utilissimi per molti scopi, alla cui nascita è legata parte dello sviluppo della condizione umana degli ultimi 100 anni. Il “peccato originale” che ci portiamo dietro è quello di non aver capito in tempo quanto sarebbe stato dannoso l’utilizzo di materiali pressoché indistruttibili per creare prodotti usa e getta.
Adesso ci troviamo con un problema che effettivamente è molto complesso: da una parte c’è la necessità di tutelare l’uomo e l’ambiente circostante, dall’altra le pressioni di un sistema economico e produttivo spesso basato sull’utilizzo della plastica per qualsiasi tipo di scopo. Sicuramente, se con una visione d’insieme più lungimirante avessimo affrontato la questione 50 anni fa, la risoluzione sarebbe stata più semplice, e meno urgente.
Un cambiamento che non deve coglierci di sorpresa
Ma torniamo all’intelligenza artificiale. L’intelligenza artificiale ha aperto una nuova era dell’informatica, portando nuove e incredibili possibilità all’industria ICT. Gli investimenti che vengono fatti ogni anno su questa tecnologia sono colossali, così come lo saranno le innovazioni a cui questa sta portando e porterà. La cosa importante è non lasciare che le novità tecnologiche cambino profondamente ogni ambito dei processi produttivi e sociali, senza porsi le giuste questioni a tempo debito.
In questa ottica deve essere affrontata anche la questione deepfake: dobbiamo da subito capire come arginare in maniera intelligente le fake news che arriveranno, prima che sia troppo tardi; prima che delle elezioni vengano vinte da un candidato perché il Papa in un deepfake dice di adorarlo, prima che la gente perda del tutto la fiducia nell’informazione.
Quali siano le modalità adatte a fare fronte al problema è tutto da vedere (gli algoritmi di riconoscimento automatico di deepfake non sono per adesso affidabili, e forse mai lo saranno), ma soprattutto è tutto da discuterne, con la collaborazione di governi, piattaforme, ambienti accademici.
Parafrasando Spider-Man, possiamo dire: “Da una grande tecnologia derivano grandi responsabilità”