Huawei P30 è uno dei due dispositivi top della gamma P usciti nel 2019. Il prezzo di listino di questo smartphone era di 799€, sicuramente alto. Adesso però è facile trovarlo in rete a prezzi compresi tra i 350 e i 380 Euro, per cui ci siamo chiesti se nel 2020 può valere la pena acquistare un ex top di gamma del 2019. Nel caso specifico degli smartphone Huawei poi, c’è il fattore “assenza Servizi Google” che può fare la differenza: infatti i dispositivi Huawei che sono entrati in commercio a seguito del ban imposto dagli Stati Uniti ne sono sprovvisti. Al loro posto troviamo l’alternativa Huawei Mobile Services, ma questo inevitabilmente crea qualche compromesso a livello di ecosistema. Ecco quindi che i top di gamma Huawei dell’anno scorso possono diventare particolarmente appetibili.
Andiamo quindi a scoprire questo P30, che, a fronte di qualche rinuncia rispetto al P30 Pro (come impermeabilità e ricarica wireless), ha indubbiamente delle frecce al suo arco, come le dimensioni contenute e l’assenza dei bordi curvi, che lo rendono particolarmente maneggevole.
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La confezione del P30 è piuttosto standard, sia nell’estetica (la solita Huawei, non particolarmente originale) sia nel contenuto: troviamo, oltre al telefono, la manualistica, gli auricolari con attacco Jack 3.5 di buona, caricabatterie rapido a 22,5 W e cavo Usb-Usb Tipo C. Manca purtroppo la cover in silicone che Huawei era solita mettere nella dotazione.
Huawei P30 è uno smartphone che per gli standard odierni si può definire compatto. Le dimensioni sono praticamente invariate rispetto al predecessore P20: si parla di 149.1 mm di altezza, 71.36 mm di larghezza e uno spessore di soli 7.57 mm. Questi dati, insieme a un peso di 165 grammi fanno pensare a un telefono comodo da tenere in mano e le attese non sono tradite. Infatti uno dei punti di forza del P30 è la sua maneggevolezza: con la larghezza così contenuta non è difficile usarlo con una sola mano, cosa che non è di certo scontata, e si riesce agevolmente a toccare tutti i punti del display.
Quando lo si tiene in mano si avverte chiaramente la qualità dei materiali e costruttiva degna di uno smartphone di fascia alta. Il telaio è in alluminio, stondato ai lati e piatto nella parte superiore e inferiore.
Lo schermo è un’unità da 6.1 pollici OLED in formato 19.5:9, che ricopre l’85,8 % della superficie frontale, ricoperto da un vetro Gorilla Glass 6. È piatto, senza curvatura, e ha una definizione di 1080×2340 pixels (Full HD+) e una densità di 422 ppi. È abilitato inoltre per lo standard HDR10. I bordi sono molto contenuti ai lati, appena più pronunciati nel bordo inferiore e nel bordo superiore, dove vi è un notch a goccia che ospita la fotocamera frontale da 32 megapixel, più compatto di quello del P20 (che ospitava accanto alla fotocamera frontale anche la capsula auricolare circolare).
La resa del pannello è davvero ottima, con una buona riproduzione dei colori e una luminosità massima elevata. Nel menù delle impostazioni potrete:
Il processore del Huawei P30 è l’HiSilicon Kirin 980, octacore con processo produttivo a 7 nm, mentre la scheda video è una Mali-G76 MP10. È abbinato a 6 gb di ram e a 128 gb di memoria UFS 2.1, espandibile tramite NanoSD (formato proprietario di Huawei) rinunciando però a una delle due sim. Il device è infatti dual sim.
A livello di connettività sono presenti WiFi a doppia banda, Bluetooth 5.0, NFC. Mancano invece la radio FM.
La ricezione è ottima, come da tradizione dei dispositivi della casa cinese. Il terminale non è 5G, ma solo 4G (come la maggioranza dei suoi concorrenti dello scorso anno). La qualità dell’audio in chiamata è ottima sia dalla capsula auricolare che dal vivavoce. Purtroppo l’audio non è stereo, anche se teoricamente sarebbe possibile utilizzare la capsula auricolare come altoparlante secondario.
Huawei P30 dispone di un buon lettore di impronte digitali posto sotto lo schermo oled. Funziona abbastanza bene (sblocca al primo colpo 9 volte su 10) ed è posizionato ad un’altezza corretta. Si può sbloccare anche con il volto; il sistema è però 2D, quindi meno sicuro di un sistema 3D, ma funziona veramente bene. È possibile poi fare accendere il display non appena il telefono viene preso in mano e sollevato, così l’operazione di sblocco diviene ancora più immediata.
L’audio in capsula è davvero di ottimo livello. Se mettiamo la chiamata in vivavoce o se riproduciamo contenuti multimediali, l’audio uscirà solo dallo speaker inferiore. L’audio infatti è mono, come sul fratello maggiore P30 Pro. Nonostante ciò, il suono che esce dal singolo speaker è abbastanza corposo e potente (passo in avanti rispetto al P20), anche se in certi casi può distorcere a volume massimo.
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Il P30, uscito nel marzo del 2019, esce di fabbrica con l’Emui 9.1 basata su Android 9 Pie. Attualmente ha già ricevuto un major update, quindi a bordo troviamo l’EMUI 10 che si basa su Android 10.
La personalizzazione di Huawei va a modificare abbastanza profondamente quello che è Android “puro”, anche se negli ultimi di anni si è registrata una parziale inversione di rotta in tal senso. In particolare con l’EMUI 10 vi sono stati dei cambiamenti a livello grafico che hanno dato una rinfrescata a tutta l’interfaccia. Salta subito all’occhio il nuovo stile del pannello degli strumenti, con nuove scorciatoie di forma circolare molto piacevoli da vedere. Il pannello delle impostazioni è stato anch’esso rivisto e ordinato. Tutte le app proprietarie hanno adesso uno stile più coerente. Rimane nella home la ricerca globale, che si attiva facendo uno swype verso il basso. A tanti non piace, personalmente la reputo davvero comoda. Non sarebbe male dare la possibilità all’utente di scegliere tra le due opzioni.
Con Android 10 è stata implementata una vera modalità scura, a mio parere molto ben fatta, la cui unica mancanza è quella di non essere programmabile. Oltre alla suite di app Google sono presenti numerose app proprietarie di Huawei: Browser (che offre ottime performance), Appgallery, Galleria, Musica,Supporto, Optimizer, Wallet.
La navigazione può avvenire tramite gestures, tramite i classici tre pulsanti di Android oppure tramite il menu veloce.
Vi sono anche delle scorciatoie rapide che funzionano tramite le nocche: tracciando una riga orizzontale al centro dello schermo si possono aprire due applicazioni in contemporanea (eliminata in realtà con l’aggiornamento a EMUI 10.1, eseguendo un doppio tap si fa uno screenshot e facendo un doppio tap con due nocche si attiva la registrazione dello schermo. Presenti poi funzionalità aggiuntive come Huawei Share, che permette di trasferire rapidamente files tra smartphone Huawei e la Modalità Desktop (sia wireless che via cavo).
Nei giorni scorsi è arrivato anche per Huawei P30 l’aggiornamento alla EMUI 10.1, che apporta ulteriori miglioramenti a livello grafico e a livello di funzionalità. Si tratta di un ulteriore passo avanti rispetto all’EMUI 10 e aggiunge quelle chicche che mancavano, su tutte la barra laterale che si può richiamare effettuando uno swype prolungato da destra o da sinistra. Questa modalità prende il nome di Multi-finestra.
La sua funzione è duplice: se si è all’interno di un applicazione e si richiama la barra, prendendo un’icona e trascinandola verso l’esterno si può attivare la modalità doppio schermo. Ovviamente in questo caso entrambe le applicazioni devono essere compatibili con la modalità Dividi Schermo (non è il caso di Instaram, ad esempio). Se invece si preme semplicemente l’icona dell’app all’interno della barra laterale si apre una finestra flottante. Questa soluzione è comoda se si vuole ad esempio rispondere a un messaggio Whatsapp o Telegram senza interrompere la visione un video.
Con EMUI 10.1 sono arrivate anche maggiori possibilità di personalizzazione dell’Always On Display e alcune animazioni inedite. Le patch sono quelle di Maggio 2020.
Stiamo parlando di un top di gamma del 2019, e sebbene sia vecchio di un anno, se la può giocare tranquillamente con i top di gamma 2020 in quanto a prestazioni. L’esperienza d’uso si rivela essere molto piacevole, grazie a un sistema che gira in maniera fluida e veloce. Certo, non siamo ai livelli di un OnePlus, ma il livello è comunque alto. Segnalo qualche bug riguardante la tastiera, che fa le bizze su qualche applicazione (Instagram e Gestore delle Pagine quando si inserisce un hashtag e Internet di Samsung).
I giochi girano abbastanza bene ma non sono rimasto del tutto soddisfatto: tra quelli che ho provato vi sono Call of Duty Mobile, Real Racing 3 e Airline Commander. Il primo gira piuttosto bene, niente da dire. I problemi sorgono con RR3: rispetto al P20, permangono dei microlag in determinati tipi di sfide (le gare endurance, nello specifico) e, inoltre, se terrete la risoluzione impostata su “automatica” e la GPU Turbo attivata la risoluzione rimane HD, con la perdita di dettagli che ne consegue (e la differenza si nota). Infine, Airline Commander gira in maniera pessima se i dettagli sono impostati al massimo; se il livello è medio non ci sono invece particolari problemi.
La batteria di Huawei P30 ha una capacità di 3650 mAh, che mi ha stupito positivamente. Ho potuto riscontrare un chiaro miglioramento rispetto a Huawei P20, soprattutto per quanto riguarda i consumi in stand-by. L’autonomia posso affermare che è, almeno per il mio uso (molta navigazione internet, un’oretta di gioco, e generalmente pochi minuti di chiamate), assolutamente soddisfacente, anche se l’ho potuto testare in condizioni di alternanza tra wi-fi e reti mobili, e con spostamenti, poche volte.
L’autonomia ho potuto constatare che varia in base alla risoluzione che impostate: se passate dalla Full HD+ alla gestione automatica guadagnate un’ora abbondante di schermo acceso in più.
Se usate il telefono in maniera blanda, non è impossibile raggiungere un giorno e mezzo di utilizzo senza dover ricorrere al caricabatterie; è più difficile raggiungere due giorni pieni. In ogni caso potrete contare sulla ricarica rapida garantita dall’alimentatore da 22,5 W.
In ogni caso Huawei P30 è uno smartphone che anche con un utilizzo abbastanza intenso riuscirà a portarvi a sera.
Huawei P30 può contare su un set di tre fotocamere posteriori, realizzate, come da tradizione, in collaborazione con Leica:
Il sensore RYB, grazie alla presenza dei pixel gialli al posto di quelli verdi, consente la cattura di una grande quantità di luce rispetto a un classico sensore RGB, e vi posso assicurare che questa differenza la noterete, soprattutto in notturna.
Di default lo smartphone scatta a 10 mpx. Se volete scattare a risoluzione massima, dovete rinunciare al grandangolo e allo zoom. Quest’ultimo è ottico fino a 3x, ibrido fino a 5x e digitale fino a un massimo di 30x (ma a quel punto l’immagine catturata ha un dettaglio veramente basso).
Di seguito, un confronto tra alcuni scatti effettuati con la grandangolare (a sinistra) e con la principale (a destra):
Gli scatti sono soddisfacenti se le condizioni di luce sono buone o ottimali, con una buona gamma cromatica e un buon livello di dettaglio. Vi mostro anche una serie di scatti effettuati in sequenza con grandangolare, standard, zoom 3x e zoom 5x, in modalità automatica:
I colori sono abbastanza naturali e le immagini dettagliate, nel caso degli scatti con la principale e con lo zoom 3x. Ho notato però in certe condizioni una tendenza a schiarire le tonalità rosse e ad accentuare invece quelle gialle, probabilmente a causa del sensore RYYB.
Per quanto riguarda le macro vi è una modalità apposita “Super Macro”: le foto che ne derivano sono belle con buona illuminazione, poco definite se l’illuminazione non è ottimale (ad esempio in interna).
In notturna la qualità cala, ed è qui che emerge la differenza con il P30 Pro, uno dei riferimenti in ambito fotografico lo scorso anno. Si sente la mancanza della stabilizzazione ottica, quindi dovrete avere una mano ferma per catturare una buona immagine. Nonostante tutto, si può comunque apprezzare il sensore RYYB, che permette, anche con l’ausilio della modalità Notte, di ottenere in certi casi delle immagini che sembrano “illuminate a giorno”. In modalità manuale potete giocare poi con i valori di ISO: questo arriva a ben 204.300 (per fare un confronto, Huawei P20 si ferma a 3200).
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L’app fotocamera ha subito dei cambiamenti con l’aggiornamento a EMUI 10.1, con l’introduzione della nuova modalità “Alta risoluzione” che non è altro che la modalità a 40 mpx (di default il telefono scatta a 10 mpx). Rimane al suo posto la modalità notte, che vi consentirà di tirare fuori degli scatti notevoli a patto di avere una mano ferma (si sente in questo caso l’assenza dell’OIS).
I video sono buoni e possono essere girati fino a una risoluzione di 4K a 30 fps, ma non raggiungono i livelli di altri concorrenti.
Infine la fotocamera frontale è una 32 mpx f/2.0, che vi consentirà di ottenere autoscatti di ottima qualità in condizioni di buona luce e discreti nelle condizioni meno favorevoli. Fa comunque un netto salto in avanti rispetto al predecessore P20.
Huawei P30 è uno smartphone che si è rivelato affidabile nell’utilizzo quotidiano che rispetto alla variante Pro impone alcune rinunce (impermeabilità solo IP53, niente ricarica wireless, fotocamere meno avanzate), ma allo stesso tempo offre la medesima esperienza d’uso con delle dimensioni più umane e soprattutto un prezzo inferiore (il divario sta intorno ai 150 euro a favore del P30). In questa prima parte del 2020 è sicuramente un device da valutare, dato il prezzo estremamente competitivo, minore di 400 euro, e che in certi casi si avvicina ai 350. In generale il device gira bene ed è affidabile, con un’ottima batteria che, con la buona ottimizzazione dell’EMUI (anche se qualcosina da sistemare ancora c’è), vi consente di arrivare a sera senza alcun problema.
Huawei P30 a chi si rivolge quindi? Si rivolge a un pubblico che vuole uno smartphone maneggevole e che può rinunciare a qualche feature che è riservata al fratello maggiore. Questa è chiaramente la strategia di Huawei, che si è ripetuta anche con il P40, le cui mancanze rispetto al P40 Pro sono le medesime del P30 rispetto al P30 Pro.