HTC continua a spianare il terreno per il progetto Exodus: annunciato lo scorso maggio, sarà un primo tentativo per la progettazione di uno smartphone basato su Blockchain. L’uscita sul mercato è prevista per la fine di settembre.
Si conosce ben poco di questo smartphone, se non qualche disegno tecnico. A bordo avremo un processore Qualcomm e una versione personalizzata di Android.
Ma ad alimentare principalmente l’interesse verso questo dispositivo è Phil Chen, che in HTC si occupa di crittografia: “La gente ha cominciato a rendersi conto di quanto valgano le loro identità digitali. Per questo abbiamo pensato a un telefono che potesse supportarli nelle loro esigenze quotidiane, proteggendoli concretamente.”.
Molto spesso il Blockchain viene in qualche modo confuso con il Bitcoin, ma in realtà è tutt’altro: non è una nuova tecnologia, ma un paradigma, un nuovo modo di interpretare e gestire il complesso tema della decentralizzazione delle informazioni e quindi un nuovo modo per organizzare le attività legate a internet.
In italiano viene letteralmente tradotto in “catena di blocchi” e consiste nel dividere l’informazione in blocchi, disposti su più nodi di una rete. Immaginiamo quindi un database strutturato in diversi blocchi collegati tra loro. In questo modo ogni transizione avviata su questa rete, viene validata dalla rete stessa durante l’analisi di ciascun nodo, quindi ogni nodo è chiamato a controllare e a validare tutte le transazioni.
Ma cosa sono questi nodi? I nodi sono gli utenti stessi che partecipano alle operazioni necessarie all’intera catena, ecco quindi che si viene a creare una rete di tipo peer-to-peer.
Se da una parte l’utilizzo di un software classico prevede una comunicazione mediante un server che fa da intermediario tra due utenti (con la possibilità di un’interferenza esterna come l’intercettazione di un malintenzionato), dall’altra parte abbiamo il modello del blockchain che non prevede un server centrale: essendo i dati distribuiti su più parti, l’informazione è, appunto, decentralizzata.
I dati, quindi, sono accessibili solo agli utenti della rete e solo se la maggior parte di questi lo permette. Un possibile malintenzionato incontrerebbe, infatti, non poche difficoltà. Ricordiamo che ogni transizione sulla rete deve prima essere validata dalla maggior parte dei nodi in gioco. A rendere ancora più protetti i dati si aggiunge anche la crittografia end-to-end, che rende difficile leggere informazioni da dispositivi diversi da quelli pensati per farlo.
Viste le premesse, quindi, risulta chiaro come le classiche App a cui siamo abituati (WhatsApp, Messenger, Home Banking) siano ancora legate al classico concetto di comunicazione in rete, e non prevedono un utilizzo decentralizzato delle informazioni.
Ecco quindi che viene fuori la necessità per HTC Exodus di dover utilizzare applicazioni differenti, e purtroppo sconosciute alla massa.
HTC crede in questo progetto e ha già stretto diverse partnership tra cui un accordo con CryptoKitties, gioco basato sulla blockchain che non memorizza i dati degli iscritti, e che troveremo pre-installato in Exodus. Di pre-installato ci sarà anche un wallet per criptomonete, e applicazioni per chat.
Avrà successo? Probabilmente no, ma la speranza è che lo abbia in un futuro più cosciente, un futuro dove la privacy sarà veramente qualcosa di importante e dove avremo un largo utilizzo del concetto di blockchain.