Google sotto inchiesta del garante europeo della privacy | Ha combinato un pasticcio per allenare la sua nuova AI

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Google (Pixabay FOTO)- www.systemcue.it

Google nel mirino del garante europeo della privacy: un errore clamoroso per addestrare la sua nuova intelligenza artificiale.

L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando il modo in cui interagiamo con il mondo digitale. Dalla creazione di contenuti alla gestione delle informazioni, le AI sono diventate uno strumento indispensabile per le aziende tecnologiche di tutto il mondo. Tuttavia, l’uso di questi potenti strumenti ha sollevato una serie di questioni riguardanti la gestione e la protezione dei dati personali. Con la crescita esponenziale di queste tecnologie, diventa sempre più importante capire come vengono utilizzati i dati degli utenti.

Negli ultimi anni, le aziende tecnologiche hanno sviluppato modelli di intelligenza artificiale sempre più avanzati, capaci di analizzare enormi quantità di dati e generare risposte simili a quelle umane. Questi modelli, noti come large language models (LLM), si basano sull’analisi di vasti insiemi di dati pubblici e privati. Tuttavia, la quantità di informazioni sensibili che passa attraverso questi sistemi solleva interrogativi etici e legali, soprattutto in Europa, dove la GDPR (General Data Protection Regulation) ha stabilito standard molto rigorosi per la protezione dei dati.

L’Europa si è posizionata come una delle principali aree del mondo in cui la protezione della privacy è una priorità assoluta. Le normative europee impongono alle aziende tecnologiche di garantire che ogni utilizzo dei dati personali sia conforme ai principi di trasparenza, sicurezza e responsabilità. Questo approccio ha portato a una maggiore attenzione su come i dati personali vengano utilizzati per addestrare le AI, specialmente nel contesto di tecnologie emergenti che richiedono enormi quantità di informazioni per funzionare in modo efficace.

Il dibattito su come bilanciare l’innovazione con la tutela della privacy non è una questione nuova, ma con l’avanzare delle tecnologie AI, la posta in gioco è diventata più alta. La possibilità di analizzare i dati personali su larga scala rappresenta una risorsa inestimabile per le aziende, ma contemporaneamente espone gli utenti a rischi potenziali, come l’uso improprio dei propri dati sensibili.

La crescente attenzione sulle AI

Negli ultimi mesi, le autorità di regolamentazione hanno intensificato i controlli sulle grandi aziende tecnologiche, in particolare per quanto riguarda l’uso dei dati nell’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale. La protezione dei dati in Europa è una priorità e le normative come la GDPR richiedono alle aziende di effettuare valutazioni d’impatto sui dati prima di intraprendere trattamenti che potrebbero mettere a rischio i diritti degli individui.

Le aziende come Meta e X (ex Twitter) hanno già dovuto sospendere l’addestramento dei loro modelli AI per rispettare le normative europee, affrontando azioni legali da parte delle autorità di controllo. Questo ha aperto la strada a una serie di inchieste che stanno definendo nuovi confini per l’uso dei dati personali da parte delle grandi tech.

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Intelligenza artificiale (Pixabay FOTO)- www.systemcue.it

L’indagine su Google

Ora anche Google è finita sotto la lente delle autorità europee. L’Irish Data Protection Commission ha avviato un’indagine per verificare se il colosso tecnologico abbia rispettato le normative sulla gestione dei dati personali nell’addestramento del suo modello PaLM 2. Questo sistema di AI, lanciato nel 2023, utilizza grandi quantità di dati per migliorare le sue capacità di generazione di linguaggio, ma il modo in cui questi dati sono stati trattati è ora sotto esame.

L’indagine si concentra sul fatto che Google possa aver violato la GDPR, che richiede una valutazione approfondita dei rischi legati all’uso dei dati personali. Se venissero rilevate irregolarità, l’azienda potrebbe affrontare sanzioni significative e dover rivedere il modo in cui utilizza i dati degli utenti europei.