Google Bard: l’intelligenza artificiale di Mountain View

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February 9, 2023, Brazil. In this photo illustration, the Google Bard AI logo is displayed on a smartphone screen

Anche Google scende in campo con Bard, chatbot di intelligenza artificiale, per contrastare Microsoft e OpenAi. Il 6 febbario 2023 lo ha annunciato infatti il CEO Sundar Pichai in persona, nel blog ufficiale dell’azienda di Mountain View. Nel lungo post, Pichai spiega che Bard per ora è in via sperimentale mentre è disponibile per “tester fidati”. In ogni caso, egli promette presto supporto anche per gli sviluppatori con apposite API, come fatto da ChatGTP.

Cos’è e come è nato Google Bard?

Sundar Pichai si mostra molto entusiasta del lungo cammino percorso dall’intelligenza artificiale fino ad oggi. Cita infatti i progressi nel supporto al lavoro dei medici, oppure nel consentire alle persone di accedere alle informazioni nella loro lingua. (Forse un possibile richiamo a quanto fatto anche da parte di big G, con google traduttore?)

E forse non è un caso il riferimento invece a quanto profuso dalla società negli ultimi sei anni; parlando di quello che possiamo vedere oggi nelle IA generative. Dal suo studio Attention Is All You Need, passando per Google AI e DeepMind, obiettivo dichiarato è aiutare le persone, trasformando ricerche in prodotti concreti.

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La pagina dove Sundar Pichai, CEO Google, ha annunciato ufficialmente Bard, il sistema chatbot basato sull’intelligenza artificiale.

Google Bard parte e si basa su LaMDA, Language Model for Dialogue Applications, in inglese. L’IA è l’ultimo passo di un percorso iniziato due anni fa, un servizio sperimentale di intelligenza artificiale conversazionale. Se la cosa vi ricorda ChatGTP è perchè, in pratica, anche questa IA fa qualcosa di simile. Ma, come assicura Pichai, Bard si avvale di qualcosa in più.

Infatti, “cerca di combinare l’ampiezza della conoscenza mondiale con la potenza, l’intelligenza e la creatività dei nostri modelli linguistici di grandi dimensioni“. Sempre come riportato nel blog. Prima di renderlo disponibile a tutti prossimamente però, ci sarà la fase di test, come anticipavamo nell’intro.

La storia di Google nell’intelligenza artificiale del linguaggio umano

Il precursore dei modelli su cui si basa Bard, è quello proposto con il nome BERT. Secondo Google stessa, BERT ha rappresentato una rivouzione nella comprensione del complesso linguaggio umano. Il suo successore, MUM, vecchio ora di due anni, è più potente di mille volte e supporta più lingue; in grado addirittura di individuare i momenti chiave nei video e di fornire informazioni cruciali.

Quello che oggi offre Big G, ossia servizi di IA come LaMDA, PaLM, Imagen e MusicLM hanno radici proprio in questi sistemi citati. Nuove tecnologie che, dalla ricerca, si sono affacciate sul mondo delle informazioni, creando modi completamente nuovi di interagire con esse.

Come Funziona Google Bard?

Sundar afferma che Bard può essere uno sbocco per la creatività e un trampolino di lancio per la curiosità. E fa un semplice esempio: può aiutare a spiegare le nuove scoperte del Telescopio Spaziale James Webb della NASA a un bambino di 9 anni. O ancora a saperne di più sui migliori attaccanti del calcio in questo momento, e a fare esercitazioni per migliorare le nostre skill in un particolare campo.

In pratica, il sistema trae informazioni provenienti dal web per fornire risposte sempre nuove aggiornate e di alta qualità. Ma non è solo questo ciò che è possibile fare grazie alla nuova intelligenza artificiale di Google. Tra le tante, una delle opportunità più interessanti è il modo in cui può approfondire la comprensione delle informazioni e trasformarle in conoscenze utili.

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Che Spiegato vuol dire: da semplici richieste botta e risposta fornite dal motore di ricerca tradizionale di Google, si passa a qualcosa di più “semantico”. L’esempio che la pagina fa del pianoforte è lampante in questo senso. Di solito usiamo domandare quanti tasti ha questo strumento; laddove ci affliggono dubbi del tipo, “è più facile suonare chiatarra o pianforte?”.

A questa, che potrebbe sembrare una domanda difficile per un sistema di IA, Google Bard risponde quasi come fosse un umano. Difatti potrebbe dirci che alcuni trovano più difficile fare una cosa piuttosto che l’altra, e fornirebbe diversi pareri e approfondimenti. Tra i quali inoltre, le diverse opnioni prese dai vari blog in rete, o addirittura i passi per iniziare a suonare come principiante.

La questione API

Nell’ottica di una maggiore fruizione e partecipazione di questi progressi, il mese prossimo Goolge inizierà a coinvolgere singoli sviluppatori, creatori e aziende. Con lo scopo di testare la API Generative Language, inizialmente supportata da LaMDA, poi con una serie di modelli.

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Ma gli sviluppatori sanno anche quanto sia esoso, in termini di risorse computazionali, creare applicazioni di IA affidabili. Cosa che ad esempio hanno bisogno molte startup senza alta potenza di calcolo. Google ha quindi pensato anche a loro, attraverso le partnership di Google Cloud con Cohere, C3.ai e Anthropic.

La direzione che vuole intraprendere Big G

Nel comunicato, IL CEO lo proclama il più chiaramente possibile:

È fondamentale portare nel mondo esperienze radicate in questi modelli in modo audace e responsabile. Ecco perché ci impegniamo a sviluppare l’IA in modo responsabile: Nel 2018, Google è stata una delle prime aziende a pubblicare una serie di principi sull’IA. Continuiamo a fornire formazione e risorse ai nostri ricercatori, a collaborare con governi e organizzazioni esterne per sviluppare standard e best practice e a lavorare con comunità ed esperti per rendere l’IA sicura e utile

Sundar Pichai, CEO Google e Alphabet

Se da un lato etico Goolge ci mette quindi la parola, da quello prettamente tecnico tende a zoppicare un pò. Di recente infatti, molti si sono accorti dell’errore nel video promozionale mostrato. La brutta figura è costata all’azienda un bel pò di denaro, passando sotto il giudizio di molti esperti e appassionati di astronomia.

Presentazione di Goolge nella quale si parla anche di Bard

In particolare si tratta della risposta sbagliata fornita da Bard, sul telescopio spaziale James Webb citato in precedenza. In merito, l’IA avrebbe detto Webb responsabile per le prime foto nella storia di un pianeta situato fuori dal sistema solare, o esopianeta. Quando invece tali immagini sono da attribuire ad altre apparecchiature meno recenti.

Google tuttavia, risponde dicendo come il problema sottolinei la necessità di proseguire con nuovi aggiornamenti del sistema di Bard. Dopotutto è in mano ai tester per un motivo.