Finalmente Google lo ha capito | Dopo anni di proteste ha risolto questa problematica: intanto i dati degli utenti sono in mano agli hacker

Google e protezione (Depositphotos foto) - www.systmescue.it
Dopo oltre vent’anni di segnalazioni e proteste, Google interviene con una soluzione definitiva a un problema storico di privacy.
La privacy su internet, diciamocelo, è un po’ come un castello di sabbia: basta un’onda più forte ed ecco che crolla tutto. Negli anni abbiamo visto falle su falle, alcune messe a posto subito, altre rimaste lì per un sacco di tempo. E mentre noi utenti ci sentiamo al sicuro dietro a schermi e password, la realtà è spesso tutta un’altra storia. Il punto è che non sempre le cose più ovvie sono anche le più sicure.
Prendiamo per esempio un dettaglio che vediamo ogni giorno senza farci caso. È una cosa pensata per aiutarci a capire dove siamo stati, eppure, sotto a questo piccolo trucco visivo si nascondeva una falla enorme. Insomma, quella banalità poteva raccontare un sacco sulla nostra vita online, e per anni nessuno è riuscito a chiudere davvero questa porta.
Non che non ci abbiano provato, eh. Anzi. Varie contromisure sono state infilate nei browser, alcune anche abbastanza furbe, ma mai niente che facesse sparire il problema del tutto. Gli strumenti che rendono i siti belli e interattivi (tipo HTML, CSS, JavaScript…) sono una figata per chi crea pagine web, ma possono anche trasformarsi in armi a doppio taglio se usati nel modo sbagliato. E questa storia ne è la dimostrazione perfetta.
Gli appelli degli esperti di cybersecurity, i report tecnici, le discussioni infinite nei forum… tutto sembrava finire un po’ nel nulla. Alla fine si tirava a campare, sperando che tanto “non è poi così grave”. Però, la verità è che il problema c’era eccome, ed era pure grosso. E adesso, dopo più di vent’anni di tira e molla, finalmente qualcosa di concreto si muove.
Una piccola/grande rivoluzione per la privacy
Kyra Seevers, che lavora in Google, ha spiegato che con questa novità la cronologia visitata non sarà più un archivio globale a disposizione di chiunque. Detto terra terra: basta siti ficcanaso che ti scannerizzano la cronologia in silenzio. E Lukasz Olejnik, uno dei ricercatori che ci ha lavorato sopra, ha aggiunto che questa trovata dovrebbe mettere fine alla “corsa agli armamenti” tra difensori della privacy e attaccanti.
Chiaro, non è che da domani saremo tutti invisibili online. Google e compagnia continueranno comunque a raccogliere dati a manetta. Però, almeno su questo fronte, è un bel passo avanti verso un web un po’ meno “grande fratello”.

Ora cambia tutto (o quasi)
Come riportato da Tom’s Hardware, giovedì scorso Google ha fatto una mossa che, detto francamente, era ora. Con la beta di Chrome 136, arriva finalmente un fix vero contro il famigerato browser history sniffing. In pratica, per farla semplice, da adesso siti web e pubblicitari curiosoni non potranno più sbirciare la cronologia dei nostri click solo guardando il colore dei link.
La magia dietro questo cambiamento si chiama partizionamento della cronologia dei link visitati. Cioè, Chrome dividerà i dati dei link in base a tre cose: URL, dominio di primo livello e origine del frame. Se queste tre info non combaciano tutte, niente storia: il sito non può sapere dove siamo stati. Con questa nuova tecnica, che dovrebbe arrivare per tutti nella versione stabile il 23 aprile 2025 (se non ci sono ritardi), i siti potranno vedere solo i loro link interni e basta.