Festival AI: l’accurata analisi della Casaleggio su intelligenza artificiale ed economia
Il Festival dell’AI, evento che ha richiamato, in due giorni, oltre 6000 visitatori tra i quali: professionisti, aziende, startup, stakeholder o persone interessate a conoscere ed approfondire i cambiamenti portati dalla rivoluzione dell’Intelligenza Artificiale. Tra i tanti incontri offerti dal Festival dell’AI, l’appuntamento più atteso ed interessante si è svolto nella Sala Plenaria. Il primo degli speech sull’argomento dove si è discusso con una rigorosa ed esaustiva analisi di: “Artificial Intelligence Economy”. L’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’economia.
Economia ed AI
La Casaleggio e Associati è un’azienda fondata a Milano il 22 gennaio 2004. Come riportato nel sito web, fin dalla sua fondazione tra i suoi obbiettivi c’era: analizzare il fenomeno del web con lo scopo di creare una Cultura Della Rete e anticipare le tendenze dello scenario digitale, coglierne cambiamenti e opportunità sia in ambito organizzativo, culturale e politico. La Casaleggio è un’azienda alla quale tanti attori del mondo digitale e dell’intelligenza artificiale devono molto, per i tanti contributi apportati (ricerche, e-commerce, eventi divulgativi). Il punto focale del meeting è stato l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’economia.
Festival dell’AI: La visione di Casaleggio
Festival dell’AI, l’incipit dell’analisi di Davide Casaleggio è stato l’assioma secondo cui, una tecnologia come l’AI generativa, nei prossimi 10 anni, produrrà un aumento del PIL globale pari al 7% (stime Goldman Sachs). Con un aumento di 7000 miliardi di dollari. Questo presupposto lascia intendere come una singola tecnica sarà in grado di “rivoluzionare” la società e non solo migliorare la produttività delle azienda. Anzi sarà in grado di cambiarne l’attuale paradigma economico, trasformando il modello di business. Probabilmente la trasformazione più simile a quella a cui stiamo andando incontro, dovuta all’AI, è quella dell’elettricità. In effetti, l’arrivo e la distribuzione dell’elettricità nelle fabbriche e nelle case, portò incrementi di produttività pari al 3% per anno, rivoluzionando il modo stesso di pensare alla produzione e al lavoro.
Internet
Similmente, catapultandoci in avanti di molti anni, è accaduto con l’avvento di Internet. In tutti e due i casi, elettricità ed internet, l’impatto è stato simile. Ma con una differenza, le infrastrutture. Il trasporto e la distribuzione dell’ elettricità a utenti industriali, domestici e utenti commerciali significò costruire tralicci, tirare cavi, sottostazioni elettriche, realizzare linee di trasmissione elettriche fino a fabbriche e case. Questa ramificata costruzione a sostegno della distribuzione elettrica richiese molti anni.
Ecco cosa rende univoco il fenomeno AI. Essa non ha bisogno della realizzazione di infrastrutture ex novo. Utilizza infrastrutture, digitali, già disponibili (anche se continueranno a crescere). Queste strutture (Reti, hardware) sono il luogo dove l’AI vive e dove ha disponibili i dati di cui necessità. Questa tecnologia a differenza delle altre non ha bisogno di anni per diffondersi, forse serviranno settimane o forse mesi ma non lustri o decenni. Ergo, mentre le innovazioni precedenti hanno permesso la distribuzione dei picchi di produttività su lunghi periodi, l’AI consentirà un impatto immediato sull’economia. In questa prospettiva, quali saranno le conseguenze?
Una ricerca della Goldman Sachs ci dice che uno dei primi riverberi riguarderà sicuramente la questione occupazionale. Tale impatto consentirà la creazione di nuovi posti di lavoro, la nascita di nuove professioni, oggi ancora inesistenti ma con un possibile problema di mismatch. Ovvero, quando le skill, abilità cognitive e specifiche per un particolare lavoro, non corrispondono a quelle richieste dal mercato del lavoro. Lo stesso studio mostra come l’AI a livello mondiale impatterà su 300 milioni di posti di lavoro.
Una parte dei quali verrà migliorato mentre gli altri saranno sostituiti da questa nuova tecnologia. Per capire la rivoluzione che subiranno alcuni settori, ci sarà utile ricorrere ad un’analogia. La trasformazione verificatasi, negli ultimi cento anni, in un altro campo. In particolare, in Italia, agli inizi del 900 il settore dell’agricoltura occupava all’incirca l’80% della mano d’opera totale. Trascorsi 100 e più anni, oggi, nello stesso Paese, lo sviluppo tecnologico ha consentito di ridurre enormemente il numero di occupati, con una tendenza che continua ad indicare la diminuzione del numero dei lavoratori agricoli, portandoli a percentuali intorno al ±3% degli occupati.
Si può intuire anche il perché, settori che non hanno una elasticità della domanda rispetto al prezzo all’aumentare della produttività indotta dalle innovazioni reagiscono licenziando. Mentre altri settori, che hanno goduto dello stesso aumento della produttività, reagiscono con un aumento dell’occupazione. Tra questi il settore sanitario o formativo.
Festival dell’AI: Segnali della trasformazione economica
Oggi invece, come stanno le cose?
Il settore tecnologico, le Big Tech, nel 2023 hanno licenziato 260.000 persone. Un Azienda come Spotify nello stesso periodo e subito dopo aver adottato un diverso modello di business, ha licenziato il 17 per cento del proprio personale. Un caso scuola vede: Netflix Vs Blockbuster. Netflix con 11.330 dipendenti ha un valore di $130 Miliardi, Blockbuster 60.000 dipendenti $5 Miliardi di valore. Un dipendente di Netflix genera 130 volte il valore di uno di Blockbuster. Non è un caso che Blockbuster sia fuori mercato.
Altrettanto nel modello pubblicitario. In Google è sufficiente meno di una persona per ottenere un milione di dollari di ricavi pubblicitari. Nel modello simile, quello della carta stampata, per raggiungere la stessa cifra servono 11 persone.
Festival dell’AI: Occupazione e nuovi lavori nell’economia
Una ricerca svolta negli Stati Uniti nel 2013 “The Future of Employment Frey & Osborne 2013” raggruppa tutte le professioni per numero di occupati e mostra come alcuni di questi lavori sessanta anni fa non esistevano. Impieghi come:
- Sviluppatori Software e programmatori
- Specialisti del Supporto Informatico
- Analisti Informatici e d’informazione
Tutti lavori legati alla tecnologia, in particolare al digitale. Considerato questo è necessario fare una riflessione. Quando si parla di nuove occupazioni (settore digitale), confrontando il volume dei nuovi assunti, con quelli impiegati nel sistema economico complessivo, ci si riferisce ad una minoranza. In parole semplici: I nuovi lavori creati non riusciranno a rimpiazzare tutti i lavori cancellati. Solo questo basterebbe per capire quale impatto avranno queste innovazioni sul tessuto sociale e l’urgenza di trovare soluzioni per gestire e non lasciare a se stesso questo fenomeno. Come ci ricorda la Legge di Murphy:” Se qualcosa può andar male, lo farà”. E per di più anche la cronaca recente mostra come questo fenomeno non riguarderà solo la working class.
In America anche scrittori, autori e attori hanno protestato per il massiccio utilizzo dell’AI da parte delle grandi Major cinematografiche. Ma bisogna che queste non diventino battaglie di difesa di chiusura verso l’innovazione. Queste lotte, se mal gestite, potrebbero diventare come le proteste del movimento operaio dell’Ottocento (luddismo) che protestava contro l’introduzione dei telai automatici. O lo sciopero degli anni Ottanta fatto dai minatori britannici per combattere la decisione, del Governo, di passare dal carbone al gas, chiudendo giacimenti carboniferi e licenziando. Protesta, quella dei minatori, che ebbe come unico risultato quello di ritardare solo di qualche anno una tendenza già segnata
Lavoro e modello di business
Agli inizi del 900 il concetto di lavoro era diametralmente opposto a quello attuale. Era la norma uscire all’alba e rientrare al tramonto, dopo una dura giornata trascorsa nei campi o in fabbrica. Cosa ben diversa oggi. Ma comunque nulla vieta che il modo in cui intendiamo oggi il lavoro possa, in futuro, trasformarsi di nuovo. Questa volta con una significativa diversità. A differenza del passato, con la velocità con la quale avvengono oggi queste trasformazioni, non serve più una generazione per cambiare il modello di business o il modello di società. Queste trasformazioni possono avvenire all’interno di una stessa generazione.
Questo crea la necessità di una redistribuzione del lavoro. E alcuni fenomeni non nuovi. Uno di questi verificatosi nella Prima Rivoluzione Industriale, l’Effetto Engel. Tale fenomeno consiste in un aumento del PIL pro-capite, ma a tale aumento non corrisponde un aumento degli stipendi. Un fenomeno simile è in corso dagli anni ‘70 e consistente in una maggiore produttività, ma questo plus di produttività è servito a ricompensare il capitale e non i salari. Aggiungiamo a tutto questo il nuovo Fordismo, caratterizzato da migliaia di robot pronti a sostituire gli operai nelle fabbriche.
Si è discusso delle ripercussioni “sfavorevoli” che l’AI avrà sulla nostra società e ancora di più si potrebbe discutere degli enormi vantaggi che la stessa tecnologia porterà invece ad industrie, stati e commercio. Il miglioramento e la maggiore efficienza dei processi aziendali concorreranno all’aumento degli utili e del fatturato. Il cambio di paradigma e la trasformazione del modello di business porterà come risultato quello di avere una concentrazione del mercato. Nel quale si prevede anche una epocale trasformazione dell’e-commerce, con la diretta conseguenza di una iper-concentrazione delle attività in pochi strumenti (Amazon ha annunciato che Alexa avrà il suo LLM).
Conclusioni
E’ possibile trovare una strategia per poter affrontare il boom che l’intelligenza artificiale avrà sulla società? Non esiste una sola strategia con la quale affrontare la radicale trasformazione alle nostre porte. Casaleggio in questa sua accurata analisi suggerisce una serie di azioni con le quali poter affrontare la prossima sfida. Tra le quali:
Iniziare da subito a creare nuovi modelli di business legati all’AI, cercando di giocare di anticipo, in maniera tale da guidare la trasformazione e non subendola. Senza battaglie di retroguardia (luddismo) che servirebbero solo a ritardare, di poco, il cambiamento. Pensare una politica per redistribuire la produttività, intercettando, così, a proprio vantaggio i cambiamenti con i quali, queste innovazioni, invadono il mercato. Allargandoli a tutti e non solo a poche grandi aziende.
L’AI porterà una svolta epocale, impatterà sicuramente su aziende e Stati, l’allarme generale è stato già lanciato provocando solo un enorme nuvola di commenti ed opinioni ma per evitare ripercussioni su occupazione e aziende bisogna non farsi trovare impreparati.