Esistono varie tipologie di notizie che vengono diffuse quotidianamente dai mass media, giornali, libri, radio, Tv e, da qualche decennio a questa parte anche dai siti internet e social networks. Oggi, gli effetti di bufale o fake-news rischiano di generare danni a persone, nazioni o economie proprio grazie alla potenza del web.
Uno dei primi personaggi storici a sollevare la questione delle fake news è il saggista Heinrich von Kleist, che dedicò una sua opera alla spiegazione di come false informazioni venivano diffuse dalla propaganda della guerra napoleonica.
Altri episodi storici sono: il clamoroso falso della Donazione di Costantino sul quale la Chiesa di Roma costruì il proprio potere temporale. Il mito medievale del Prete Gianni sovrano di un esotico regno immaginario, la sanguinaria persecuzione dei Templari nel ‘300 per mano di Filippo il Bello Re di Francia, e da cui sono originate innumerevoli pubblicazioni spesso non scientifiche, ma solamente suggestive come i libri di Dan Brown (Il Codice da Vinci e altri) e i film che ne sono stati tratti.
Un altro esempio famoso di fake risale al 21 febbraio 1814 e riguarda la morte di Napoleone. La fake news mandò addirittura in tilt la borsa di Londra.
Nel 1905 le fake news favorirono le costruzioni di falsi storici quali i “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” che hanno malauguratamente avuto tragiche influenze nell’ascesa del regime nazista e nell’Olocausto del popolo ebraico. Proprio in quel periodo le fake news diventano un mezzo di propaganda.
In altri episodi si sono organizzate delle messinscene per preparare le opinioni pubbliche a sanguinosi conflitti come quelli in Vietnam e Iraq.
Nel 1938 avviene la beffa in una trasmissione radiofonica con cui l’attore americano Orson Welles convinse i suoi ascoltatori che era in atto una invasione di alieni a New York. Ai giorni nostri in un periodo di pandemia sono molte le fake news che circolano sul covid-19, vaccini e 5G.
Per studiare analiticamente il fenomeno delle fake news è importante comprendere che tutta l’umanità è immersa in un sistema complesso. I concetti di bias confirmation ed echo-chamber giocano un ruolo fondamentale per comprendere le teorie del complotto e le fake news.
Un sistema complesso è un insieme di elementi variabili e fortemente interconnessi anche nella loro evoluzione temporale, sicché la conoscenza singola d’ognuno di essi non è sufficiente a stabilire l’evoluzione complessiva del sistema. Benché non esiste una definizione formale, si può affermare che un sistema complesso ha alcune caratteristiche di fondo:
Un sistema complesso è caratterizzato per il numero di elementi e di interazioni. Alcuni esempi di sistemi complessi sono: una folla, il sistema climatico, gli organismi viventi e i sistemi economici. Infine, anche il mezzo con cui si diffondono le fake news, ovvero la rete internet rappresenta un tipico esempio di un sistema complesso. Questa possiede un numero elevato di utenti che producono moltissime interazioni, le quali possono essere studiate matematicamente tramite la teoria dei sistemi complessi.
I social network rappresentano il mezzo perfetto per alimentare la diffusione delle fake news e di conseguenza far crescere il numero di persone che credono alle teorie complottiste. La matematica può aiutarci a distinguere con un certo grado di confidenza un complotto reale da uno immaginario. I modelli matematici utilizzati per questo tipo di ricerca scientifica non dimostrano l’inesistenza dei complotti. Infatti, la storia insegna che i complotti esistono, ma è altrettanto vero che per ogni complotto reale, ne possiamo individuare almeno dieci falsi.
Grazie alla matematica è possibile riconoscere le credenze popolari dichiarate come complotti e il loro tempo di vita se quest’ultime fossero dei complotti reali. Ad esempio, l’articolo scientifico “On the Viability of Conspiratorial Beliefs” presenta un modello matematico molto semplice in grado di smentire le seguenti credenze popolari:
Il modello matematico parte dal presupposto che, per una data cospirazione, la maggior parte dei cospiratori siano interessati all’occultamento della loro attività. Un altro presupposto è che una fuga di informazioni da un cospiratore sia sufficiente ad esporre il complotto a soggetti estranei. Tali fughe di notizie potrebbero essere intenzionali (sotto forma di defezione) o accidentali (rilascio errato di informazioni).
Il modello non considera la possibilità che soggetti esterni possano rivelare la cospirazione. Pertanto, ne consegue che la scoperta di un complotto è un evento relativamente raro e indipendente. Quindi si può applicare la statistica di Poisson per esprimere la probabilità di almeno una perdita sufficiente a causare il fallimento della cospirazione.
La probabilità di fallimento di un complotto è una funzione del numero di cospiratori, che a sua volta è una funzione che varia con il tempo N(t). La funzione selezionata per esprimere il numero di cospiratori dipenderà dal tipo di complotto. Ad esempio, quando la cospirazione è legata a un singolo evento dopo il quale non sono necessarie nuove cospirazioni, le persone coinvolte diminuiscono con il tempo a causa della mortalità, riducendo quindi la probabilità di esposizione del complotto. In tal caso, una funzione di sopravvivenza gompertziana può essere utilizzata per esprimere il numero di cospiratori. Invece, se i cospiratori vengono rapidamente rimossi a causa dell’attrito interno (complotto nel complotto), la popolazione N(t) si può modellare come un decadimento esponenziale.
Ipotizzando questi andamenti per la popolazione di cospiratori, si riesce a prevedere dopo quando tempo una cospirazione può essere scoperta. Il modello matematico riesce quindi a determinare i tempi di durata di un complotto. Per una cospirazione di poche migliaia di protagonisti, il fallimento intrinseco si verificherebbe nel giro di qualche decennio. Per centinaia di migliaia, tale fallimento sarebbe assicurato in meno di 5 anni. Infine, è importante sottolineare che questo modello analizza la probabilità di fallimento intrinseca, cioè che una cospirazione sia esposta intenzionalmente o accidentalmente dai propri attori. L’analisi estrinseca da parte dei non partecipanti aumenterebbe la probabilità di scoperta del complotto.