A cura di Riccardo Cecchini
Non sempre le big tech approfittano del proprio vantaggio finanziario per sviluppare funzioni innovative. Spesso ripropongono gli stessi servizi già offerti da app specializzate integrandoli in un’unica applicazione.
E così, durante la conferenza degli sviluppatori F8 del maggio 2018, Facebook presenta con una raffazzonata aurea di mistero una nuova funzione fino a quel momento disponibile in beta testing interno: Facebook Dating. Quali sono le funzionalità innovative di questo servizio?
Partiamo descrivendo il suo principale vantaggio: è accessibile per mezzo della stessa app di Facebook senza richiedere un download separato. Questo, seppur molto comodo, può farci incominciare ad intuire le possibili differenze rispetto alla concorrenza.
Secondo: ti permette di creare un profilo specifico per ricercare l’anima gemella o una nuova avventura. Integra le informazioni sul tuo account principale per cercare i match in base agli interessi comuni, che siano gruppi, eventi e nella fattispecie likes, evitando di farti incappare in un match che riguardi i tuoi genitori o altri amici nella tua cerchia.
L’ultimo pregio, ma non meno importante: è identico a Tinder. Quindi ti permette di navigare fra tutti i profili possibili per un match, passandoli uno ad uno con uno swipe per dire alla piattaforma se si è interessati o meno ad approfondire l’incontro. Anche l’altro profilo dà segnale positivo? Allora il match è confermato e si può procedere col chattare con il diretto interessato. Di certo non ci si può lamentare di qualche presunta curva di apprendimento.
Esatto, non esistono differenze rilevanti. Nulla cambia, a parte la possibilità di avviarlo direttamente dal menu della propria app e contare sul bacino di utenza di chiunque altro sia in grado di eseguire la stessa operazione.
L’interfaccia grafica si presenta concettualmente identica a quella di Tinder con qualche vaga firma del colosso di Menlo Mark. Esse riguardano il filtrare la spassionata ricerca di amore in base ai gruppi e agli eventi in comune. Tinder permette di arricchire il profilo dell’utente collegandolo al profilo Facebook, ma quest’ultimo può contare sul suo stesso dataset, molto più approfondito, senza il rischio di trasferire delle informazioni sensibili su un servizio di terze parti.
Al contempo permette la creazione di un profilo di dating che non potrà essere visualizzato al di fuori del contesto di Facebok Dating. Insomma, proprio come abbiamo già visto con il servizio Marketplace, Facebook non offre nulla di nuovo ma si limita ad implementare, pur sempre elegantemente, servizi già esistenti direttamente nella sua enorme banca di informazioni sensibili, arricchendo ulteriormente un social ormai maturo.
Non possiamo che rendere conto al fatto che, a causa della sua enorme diffusione, la grande F non sia almeno fino ad ora intenzionata a portare radicali cambiamenti nell’esperienza utente (d’altro canto non ne ha neanche il bisogno, i suoi utenti attivi sono in continua crescita). Sembrerebbe che non più in grado di affascinare come novità quanto riesce ancora a stupire dal punto di vista tecnico, grazie soprattutto agli strumenti di sviluppo e produzione creati per la gestione di enormi moli di traffico.
Ad oggi, dopo essersi aperto al beta testing in varie regioni, Facebook Dating è entrato recentemente negli smartphone del pubblico americano e presto sarà pronto arrivare di prepotenza anche in quelli europei.
Nonostante tutto siamo sicuri che il social in blu riuscirà a sfruttare a suo vantaggio la diffusione e popolarità per imporre questa nuova funzione. Ma a un brand la cui fiducia degli utilizzatori è stata minata da scandali sulla privacy, sulla manipolazione di diverse elezioni politiche col supporto del suo stesso sistema di advertising, sulla scarsa trasparenza dell’algoritmo di News Feed e sul pullulare di notizie false, aiuterà copiare deliberatamente le idee di aziende tech più piccole a riottenere l’approvazione del pubblico?
Chi vivrà vedrà.