È da giorni che girovagate per i social chiedendovi: “ma perché sono invecchiati tutti così all’improvviso!?”. Se non avete ancora trovato una risposta, non vi preoccupate. Si tratta dell’ultima moda (o challenge) che sta spopolando tantissimo negli ultimi giorni in giro, e nasce tutto da un’app.
L’app in questione è FaceApp, disponibile su Android e iOS. È stata rilasciata ormai nel più che lontano 2017, a cura di una società russa. Essa permette la modifica del volto: si possono effettuare modifiche al taglio di capelli, della barba, il trucco, diventare più giovani e soprattutto più vecchi.
Il funzionamento dell’applicazione in questione è più che banale. Una volta scaricata dallo store e installata, è sufficiente avviarla e, una volta scattato un selfie o aver scelto una foto già presente in galleria, è sufficiente applicare il filtro desiderato ed è fatto.
Molti effetti, però, sono a pagamento. Le tariffe partono da € 3.99 per un mese, € 19.99 per un anno oppure € 43,99 per sempre. Il filtro più virale in questi giorni, e gratuito, si è capito essere quello Anziano, presente nel Pacchetto Età.
Il funzionamento “dietro le quinte” dell’app è tutt’altro che banale. Non si tratta di applicare un pattern predeterminato al volto da voi scelto, ma di utilizzare filtri elaborati sul momento grazie all’intelligenza artificiale che “cuce” queste maschere sulla fisionomia del volto.
Infatti, proprio per questo motivo, poco dopo tempo dal suo rilascio sullo store, l’app fu criticata per un filtro in particolare. Si tratta del filtro conosciuto come Hotness, e prometteva di rendere più sensuale il nostro aspetto nelle foto.
Il problema sta nel fatto che l’algoritmo basa(va) l’idea di bellezza su un aspetto caratterizzato da una pelle bianca. Quindi, se una persona di colore provava a usare questo filtro, il risultato che otteneva era uno schiarimento della sua carnagione. Ai tempi l’azienda si era scusò direttamente con gli utenti spiegando che era un effetto collaterale del set di foto utilizzato per allenare la rete neurale alla base dell’applicazione.
Qui parliamo di punti un po’ spinosi, com’è giusto che sia. Partendo dal presupposto che l’app per essere disponibile sugli store ufficiali Android e iOS significa che ha passato dei controlli qualitativi.
Nei termini di servizio è però presente, tra le altre cose, una clausola con la quale l’utente concede a FaceApp “il consenso a usare i Contenuti Utente, dando agli sviluppatori una licenza perpetua, irrevocabile, non esclusiva, a titolo gratuito, mondiale”, una licenza che si intende “pienamente retribuita, trasferibile, cedibile per l’uso, la riproduzione, la modifica, l’adattamento, la pubblicazione, la traduzione, l’uso di opere derivate, la distribuzione, utilizzabili nella pubblica esecuzione e visualizzazione”.