La macchina di Turing

Elon Musk: interfaccia cervello-macchina funzionante entro un anno

“Hai il tuo telefono, laptop e svariati dispositivi. Oggi, se non porti il telefono, è come se avessi la sindrome dell’arto mancante. Siamo già in parte un cyborg”, con queste parole, Elon Musk, fondatore di Neuralink, annuncia un futuro che è già arrivato. Infatti, tra meno di un anno si potrà vedere in funzione la prima interfaccia cervello-macchina su un essere umano.

Musk l’ha annunciato in un podcast tenutosi lo scorso 8 maggio con il presentatore statunitense Joe Rogan. Questa interfaccia che prevede l’impianto di un chip cerebrale, potrebbe ripristinare la vista, la funzionalità degli arti e la perdita di memoria nelle persone affette da moltissime malattie.

Neuralink e l’interfaccia cervello-computer di Elon Musk

Dal 2016, Neuralink sviluppa elettrodi ultrasottili che vengono inseriti nel cervello per stimolare i neuroni, le cellule nervose. L’attuale focus di Neuralink è il trattamento di pazienti paralizzati con quadriplegia a causa di lesioni del midollo spinale C1-C4.

Il dispositivo Neuralink potrebbe ripristinare potenzialmente la vista e il senso dell’udito alle persone sorde. In caso di epilessia grave, potrebbe rilevarla in tempo reale e impedirne il verificarsi. C’è un intero elenco di lesioni (ad esempio, quelle provocate da un ictus) che potrebbero essere riparate. Musk aggiunge Neuralink sarà in grado di aiutare le persone affette da Alzheimer a ripristinare la memoria.

Posizione dei chip. Credits: Neuralink

Come viene effettuato l’intervento? È molto semplice. Come ha spiegato lo stesso Musk durante l’intervista, basterà realizzare un foro di 7-14 millimetri di diametro nel cranio. Una volta arrivati al cervello verrà inserito un chip avente dei fili molto sottili che andranno a posizionarsi esattamente nel punto desiderato. Quest’intervento lascerà solo una piccola cicatrice.

I chip Neuralink per l’interfaccia di Elon Musk

Dimensioni del hip e dei fili. Credits: Neuralink

Secondo una presentazione del 2019, la società prevede di impiantare quattro dei loro chip N1 nella corteccia cerebrale. Un chip nella corteccia sensoriale somatica e tre chip nell’area motoria. I fili collegati al chip sono molto piccoli, sottili come un capello umano, e verranno infilati nel cervello con una precisione laser, dove potranno stimolare i neuroni.

I chip saranno inoltre collegati a una bobina induttiva che si collega a una batteria posizionata dietro all’orecchio per alimentare il sistema. La versione finale del dispositivo Neuralink sarà accessibile in modalità wireless, tramite una connessione Bluetooth. Consentire all’utente di controllare il proprio telefono cellulare o qualsiasi sistema informatico, comprese le protesi, con il cervello.

Tra non molto il via alla sperimentazione su un essere umano

L’impianto visto dall’esterno. Credits: Neuralink

L’anno scorso era stato annunciato che il chip fosse stato impiantato e testato con successo su una scimmia e dei topi, grazie a un lavoro in collaborazione con l’Università della California: “I risultati sono stati molto positivi”.

Secondo la spiegazione di Musk nel 2019, il cervello ha due sistemi: il primo strato, è il sistema limbico che guida gli impulsi. Il secondo strato è il sistema corticale che cerca di controllare il sistema limbico agendo come uno strato di intelligenza. Il terzo strato potrebbe essere Neuralink, posizionato sopra quei due livelli per lavorare insieme. “Forse può esserci uno strato terziario in cui si trova la superintelligenza digitale. Sarà molto più intelligente della corteccia ma continuerà a coesistere pacificamente e in modo benigno con la corteccia e il sistema limbico”, ha affermato.

[bquote by= “Elon Musk”] Non stiamo ancora testando le persone, ma penso che non ci vorrà troppo tempo. Potremmo essere in grado di impiantare su un essere umano un Neuralink in meno di un anno [/bquote]

Il sogno oltre alla medicina

La strada, però, è ancora lunga. Secondo Musk saremo in grado di comunicare senza parole tra meno di 10 anni oppure di, in poco più di 25 anni, riuscire a creare un’intera interfaccia cerebrale, in modo che tutti i neuroni di una persona siano collegati a un’estensione.

Published by
Heidi Garcia