Donne e informatica: un’accoppiata vincente, anche se nell’immaginario comune essere un informatico è prettamente un lavoro maschile. I fatti non aiutano, ovviamente: di sviluppatrici in Europa, fino a qualche anno fa, ce n’erano solo il 10% del totale. Ancora oggi accade spesso che quando qualcuno mi chiede che cosa ho studiato, alla mia risposta esclami “Wow! Una donna che ha studiato ingegneria informatica!“.
Di certo non li biasimo, ma i più giovani e chi ha studiato presso queste facoltà sanno benissimo che non è una cosa così strana ormai. Il pensiero comune cambierà col tempo, ma oltre che guardare al futuro sarebbe buona cosa dare un’occhiata anche al passato. Perché se adesso sta ormai diventando la normalità, una volta era praticamente impensabile. A causa di ciò, tanti e importanti nomi femminili che hanno contribuito all’avanzamento informatico sono sconosciuti ai più.
Vi proponiamo di seguito alcune donne che hanno dato una spinta significativa al progresso informatico. Di nomi importanti ce ne sono in realtà quasi 400, quindi abbiamo dovuto fare una scelta ben precisa. Ragazze, non abbiate paura di affrontare l’informatica: potete fare qualsiasi cosa.
Come non potevamo iniziare con quella che è considerata la prima donna nell’ informatica della storia? Figlia del poeta Lord Byron, fin da piccola si è rifugiata nei libri di matematica e ha iniziato a porsi domande. Ha lavorato col matematico Charles Babbage, inventore della macchina differenziale, considerato il padre dei computer moderni. Appassionata matematica, nei suoi diari si è definita “analista”, e ha scritto i suoi primi algoritmi. Fu lei la prima a prevedere che la capacità dei computer poteva andare al di là del semplice calcolo numerico, che Babbage invece vedeva come unico potenziale. Durante la sua malattia, scrisse un algoritmo per la macchina di Babbage per calcolare i numeri di Bernoulli. Esso è considerato il primo programma informatico della storia. Alan Turing affermò che prese ispirazione dal lavoro e dagli appunti della donna per costruire il primo computer moderno.
Detta anche “la regina del codice”, la Hopper fu la prima a realizzare un linguaggio di programmazione indipendente dalla macchina. La sua idea era infatti quella di creare un linguaggio che fosse più vicino a quello naturale piuttosto che al linguaggio macchina. Nacque così il COBOL, il primo linguaggio “ubiquitario” della storia. Lei coniò inoltre il troppo familiare termine “bug”, a seguito del piccolo incidente che tutti conosciamo. Teorizzò inoltre il debugging, senza mai usare questo termine, programmando analisi continue del codice del programma.
Tra le attrici più belle del secolo scorso, Hedy Lamarr, studentessa di ingegneria, sviluppò durante la seconda guerra mondiale assieme a George Antheil un sistema di guida a distanza di siluri. Il sistema si basava sul concetto di salto di frequenza, cioè l’invio di uno stesso segnale radio su frequenze diverse. Chiamato frequency-hopping spread sprectrum, il metodo è alla base delle reti wireless. L’invenzione le è stata però riconosciuta soltanto nel 1997, tre anni prima della sua morte.
È considerata uno dei maggiori specialisti nell’ambito del software design e dell’ingegneria delle reti. Radia Perlman ha inventato niente po’ po’ di meno che il protocollo STP (spanning tree protocol), alla base del web. Esso viene utilizzato per realizzare reti fisicamente complesse, garantendo che in ogni istante la rete sia connessa ma priva di “cicli”, che causerebbero la ridondanza dei pacchetti. Evitare che ci siano cicli significa garantire che tra ogni coppia di calcolatori nella rete ci sia un solo percorso. I bridge, dai quali viene eseguito il protocollo assieme agli switch, se ricevono un pacchetto con destinazione sconosciuta o di tipo broadcast, lo inviano su tutti i segmenti di rete tranne quello di provenienza. Se nella rete è presente un ciclo, il pacchetto raggiungerà nuovamente il punto di partenza, e sarà replicato all’infinito. L’algoritmo STP garantisce l’assenza di cicli, mantenendo i collegamenti ridondanti fuori servizio finché non sono necessari a sopperire i guasti di altri collegamenti.
L’informatica Inglese è la madre di uno dei primi processori RISC. La Reduced Instruction Set Computer è una progettazione di architetture per microprocessori che predilige semplicità e linearità. I microprocessori realizzati in questo modo possono eseguire un set di istruzioni in tempi molto minori rispetto alle architetture complesse. Il processore ARM, consegnato nel 1985 da Wilson, è utilizzato dal 2012 nel 95% degli smartphone.
Nel 2006 è la prima donna della storia a vincere il Turing Award. I suoi studi riguardanti la programmazione parallela e l’ottimizzazione della programmazione furono premiati con l’onoreficenza massima per un informatico. Nel 1957 diventò sviluppatrice presso il centro di sviluppo e ricerca di IBM a New York, e lì insegnò ai nuovi assunti le basi del Fortran. Lavorò con l’NSA nel progetto “Harvest”, un computer utilizzato per effettuare criptoanalisi. Come recita la citazione del suo premio, la Allen introdusse astrazioni, algoritmi e implementazioni che furono alla base di tecnologie per l’ottimizzazione automatica di programmi. Ha due lauree honoris causa e ha ricevuto il premio “Augusta Ada Lovelace”. Qui potete leggere un’interessante intervista all’informatica.
Nel 2008 è il turno di Barbara Liskov. Tra i suoi progetti più importanti troviamo lo sviluppo del linguaggo di programmazione CLU. Esso ha introdotto alcune delle feature più utilizzate ai giorni nostri, in particolare per il linguaggi object-oriented. Tra queste ci sono i tipi di dato astratti, le strategie call-by-sharing, gli iteratori, i return value multipli, i tipi di dato parametrizzati, l’utilizzo di classi con costruttori e metodi. Un altro linguaggio sviluppato è Argus, il primo a supportare l’implementazione di programmi distribuiti e a utilizzare le promise, utili per sincronizzare l’esecuzione in parti di programma che utilizzano linguaggi concorrenti. Definì inoltre un particolare tipo di subtyping conosciuto come il principio di sostituzione Liskov. Questo principio, che vale per la programmazione object-oriented, sostiene che “se S è un sottotipo di T, allora gli oggetti di tipo T possono essere sostituiti con gli oggetti di tipo S senza alterare le proprietà del programma”. Un principio fondamentale per la programmazione a oggetti.
L’ultima (per ora) donna ad aver vinto il Turing Award è Shafi Goldwasser. Nel 2012 ha vinto il premio assieme all’Italiano Silvio Micali per il loro lavoro riguardo gli studi sulla complessità computazionale (legata alla crittografia) e i metodi per la verifica di dimostrazioni matematiche nel campo della teoria della complessità. La Goldwasser è la co-inventrice della crittazione probabilistica, che è il punto di riferimento per la sicurezza dei dati crittati. Sempre legato alla crittografia, è suo il metodo “zero-knowledge proof (ZKP)”, che dimostra probabilisticamente e interattivamente che un’asserzione è valida, senza trasmettere ulteriore informazione. Ciò è fondamentale per quanto riguarda il design di protocolli di crittografia. Perché è importante? Le grandi aziende e organizzazioni non vogliono condividere informazioni proprietarie rischiando che finiscano nelle mani dei competitor. Con ZPK si condivide la prova di correttezza dei dati senza trasmettere i dati stessi.
Fortunatamente, come già detto, essere una donna informatica ormai non è più così raro. L’Italia è inoltre uno tra i paesi con la percentuale più alta di sviluppatrici: un’informazione che ci deve rendere orgogliosi. E soprattutto deve invogliare il sesso femminile a non avere paura di sfruttare le proprie capacità e farsi strada.
Ada Lovelace riempiva i suoi diari di studi e previsioni che la fecero riconoscere come una delle matematiche più intelligenti e perspicaci. Ma solo dopo tanti anni: noi, ora, abbiamo gli strumenti per farci conoscere subito. Ada dai suoi scritti ci lascia anche una frase importante che è anche un invito, un centinaio di anni prima che un imprenditore Americano ce lo dicesse:
“The more I study, the more insatiable do I feel my genius for it to be.”