DNA e biotecnologie: gli scienziati sono pronti a riportare in vita i mammut

Illustrazione di un mammut (Depositphotos)

Illustrazione di un mammut (Depositphotos FOTO) - www.systemscue.it

Le conoscenze tecnologiche migliorano di giorno in giorno, e la possibilità di riportarli in vita aumentano sempre di più.

Chiunque nato tra gli anni ’80 e ’90, ma anche dopo, avrà sicuramente visto almeno una volta nella vita il celebre film Jurassic Park, la cui trama si basa su un concetto semplice: da piccoli frammenti di DNA si riportano in vita i dinosauri.

Tralasciando qualche aspetto paleontologico, come l’impossibilità di riportare in vita i dinosauri, il film si basa su concetti che ora, soprattutto negli ultimi 10 anni, appaiono scontati. Basterebbero, infatti, pochi frammenti organici, come lembi di pelle, per riportare in vita animali preistorici.

Dietro questa rivoluzione c’è Colossal Biosciences, un’azienda biotecnologica che si è posta un obiettivo ambizioso: riportare in vita tre specie estinte. Il loro lavoro si basa sull’editing genetico, una tecnica avanzata che permette di modificare il DNA per creare organismi con caratteristiche simili a quelle delle specie estinte. Certo, non stiamo parlando di un miracolo: non si tratta di far tornare indietro gli animali dal passato, ma di creare versioni geneticamente simili utilizzando parenti viventi.

Il concetto è affascinante, ma anche controverso. Alcuni scienziati vedono in questo progetto una straordinaria opportunità per ripristinare ecosistemi danneggiati. Altri, invece, ritengono che riportare in vita specie estinte sia poco pratico e sollevi dubbi etici. Tuttavia, Colossal Biosciences non sembra scoraggiarsi: con finanziamenti che superano i 400 milioni di dollari, l’azienda punta a ottenere risultati concreti entro un decennio.

Mammut, tilacini e dodo: un ritorno possibile?

Il mammut lanoso è uno dei protagonisti più iconici di questa avventura scientifica. Estinto nel Pleistocene, il mammut potrebbe tornare grazie a un parente stretto ancora in vita: l’elefante asiatico. Gli scienziati di Colossal Biosciences stanno lavorando per modificare geneticamente le cellule di questo pachiderma, integrando caratteristiche del mammut, come la folta pelliccia e le zanne ricurve. Le cellule staminali pluripotenti indotte (iPCS), ottenute con tecniche avanzate di riprogrammazione genetica, rappresentano il punto di partenza per creare un embrione ibrido da impiantare in un elefante.

Anche il tilacino, o tigre della Tasmania, sta ricevendo molta attenzione. Questo marsupiale, estintosi probabilmente tra gli anni ’50 e ’60 del secolo scorso, è al centro di studi che puntano a ricrearne il genoma utilizzando il DNA di un esemplare conservato in un museo. La base genetica viene fornita da un parente vivente, il topo marsupiale dalla coda grassa. Colossal, in collaborazione con un laboratorio australiano, è riuscita a ottenere un genoma accurato al 99,9%. Anche se manca ancora un piccolo tassello, gli scienziati sono ottimisti sul fatto che il tilacino possa essere riportato in vita. Il dodo, invece, rappresenta una sfida più complessa. Questo uccello incapace di volare, estinto nel XVII secolo, ha lasciato poche tracce genetiche utilizzabili. I ricercatori stanno lavorando sul DNA dei piccioni Nicobar, i suoi parenti più prossimi, ma il progetto è ancora in una fase iniziale.

Illustrazione di due esemplari di tilacino (Depositphotos)
Illustrazione di due esemplari di tilacino (Depositphotos FOTO) – www.systemscue.it

Opportunità e dilemmi etici

La de-estinzione non è solo una questione di tecnologia. Riportare in vita specie estinte solleva interrogativi importanti: dove vivranno questi animali? Saranno in grado di adattarsi al mondo moderno? Alcuni scienziati temono che questi progetti possano creare più problemi che soluzioni. Ad esempio, il mammut potrebbe davvero contribuire a preservare il permafrost, come sostiene Colossal, o finire confinato in recinti senza un ruolo ecologico reale? Ci sono poi questioni etiche.

Creare nuove vite “ibridate” con tecniche genetiche è qualcosa che spaventa molti, soprattutto quando si parla di manipolare organismi per scopi specifici. Melanie Challenger, esperta di bioetica, sottolinea che non si tratta di riportare in vita specie estinte, ma di creare nuove versioni che imitano quelle passate. Nonostante le critiche, Colossal Biosciences continua per la sua strada. Per l’azienda, la de-estinzione rappresenta un’opportunità unica per riparare i danni causati dall’uomo alla biodiversità.