Disney, Paramount, Warner Bros: inarrestabile l’ondata di licenziamenti nell’intrattenimento | La AI sta mandando tutti a spasso: cambia subito settore

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Disney (pixabay) www.systemscue.it

L’aziende dell’intrattenimento stanno cambiando registro. Ecco quelle che hanno deciso di licenziare la maggior parte dei dipendenti. 

Il mondo della televisione e del cinema ha vissuto, negli ultimi anni, una trasformazione senza precedenti. A lungo considerato un settore stabile e in continua crescita, l’industria audiovisiva si trova ora a fare i conti con una serie di sfide che stanno ridefinendo le sue fondamenta. La pandemia globale ha dato un colpo durissimo alle produzioni, causando ritardi, chiusure temporanee e gravi perdite economiche. Tuttavia, la ripresa non è stata semplice, e le nuove dinamiche stanno lasciando un segno profondo, non solo sul pubblico, ma soprattutto sui lavoratori.

L’emergere delle piattaforme di streaming ha cambiato le regole del gioco, creando nuove opportunità ma anche molta incertezza. Aziende storiche si sono dovute adattare a un mondo dominato dal consumo on-demand, spesso a scapito delle produzioni tradizionali. In questo scenario di cambiamento continuo, l’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso prepotente, sollevando interrogativi sul futuro della creatività umana nel settore. I suoi potenziali usi spaziano dall’automazione dei processi produttivi fino alla generazione di contenuti, ma le conseguenze per i posti di lavoro sono ancora tutte da scoprire.

Come se non bastasse, gli scioperi dei sindacati del settore, uniti alle tensioni salariali e alle nuove richieste normative, hanno contribuito a creare un clima di instabilità. Attori, sceneggiatori e tecnici hanno cercato di difendere i propri diritti in un contesto che sembra cambiare troppo velocemente per essere governato. È una situazione complessa, dove la rapidità delle innovazioni rischia di superare la capacità del sistema di assorbirne gli impatti, creando un cortocircuito tra esigenze economiche e sostenibilità del lavoro.

All’interno di questo scenario, grandi aziende come Disney, Paramount e Warner Bros. Discovery si trovano a dover fare scelte difficili per adattarsi al nuovo panorama. E spesso queste scelte passano attraverso una ristrutturazione che colpisce i dipendenti, con ondate di licenziamenti che stanno riducendo significativamente la forza lavoro del settore.

Un’ondata di licenziamenti nelle grandi aziende

Nell’ultimo anno, il settore audiovisivo ha visto una serie di licenziamenti senza precedenti. Grandi conglomerati come Disney, Paramount Global e Warner Bros. Discovery hanno ridotto drasticamente il proprio personale in vari dipartimenti. La Disney, in particolare, ha tagliato 300 posti di lavoro nelle divisioni legali, finanziarie e delle risorse umane, dopo aver già licenziato dipendenti di Disney Entertainment Television e National Geographic. Pixar, una delle gemme del colosso, ha subito la perdita di 175 dipendenti solo nel mese di maggio.

Anche Paramount Global non è rimasta immune ai tagli. Sotto la guida del co-CEO Chris McCarthy, la compagnia ha ridotto del 15% la propria forza lavoro, con una particolare attenzione al personale coinvolto nelle operazioni di streaming di Paramount+. E Warner Bros. Discovery, già nota per la sua politica di tagli aggressivi, ha licenziato centinaia di dipendenti in vari settori, tra cui la CNN e la piattaforma Max.

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Una crisi globale del settore audiovisivo

Questa crisi di licenziamenti non riguarda solo le grandi aziende. Fox Media, Netflix, Marvel, e persino YouTube, hanno dovuto ridurre il proprio personale. Fox ha tagliato 30 dipendenti a luglio, mentre Netflix ne ha licenziati 15 nel settore cinematografico. Marvel, da parte sua, ha ridotto il personale a New York e Burbank, e YouTube ha lasciato andare 100 lavoratori all’inizio dell’anno. La lista sembra non finire mai, coinvolgendo anche società di produzione come Amazon Studios e importanti organi di stampa come il Los Angeles Times e NBC News.

Oltre alle grandi multinazionali, anche le aziende più piccole e gli studi indipendenti stanno soffrendo gli effetti della crisi globale del settore audiovisivo. La crescente competizione tra le piattaforme di streaming, unita alla rapida digitalizzazione e all’integrazione di nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, ha spinto molte realtà minori a ristrutturare o chiudere completamente le proprie attività. Questo fenomeno ha un impatto significativo non solo sui lavoratori, ma sull’intero ecosistema creativo, portando a un calo delle opportunità per artisti emergenti, registi e produttori indipendenti che faticano a trovare spazio in un’industria sempre più concentrata nelle mani di pochi giganti.