Criptovalute, Ethereum, mining: prezzi in salita e carestia di schede video
Da principio fu il baratto, una forma semplice e naturale di scambio. Poi si passò allo scambio vero e proprio di merci iniziando a dare loro un valore specifico. Fu lo sviluppo del commercio ad incrementare questo fenomeno e divenne fondamentale passare a qualcosa che avesse un valore comunemente accettato e riconosciuto. Il primo denaro, a seconda dei popoli, assunse varie forme: semi di cacao, pelli, sale, conchiglie. Con la nascita della metallurgia e l’evolversi della tecnologia furono i metalli a diventare i protagonisti del commercio. Il rame, lo stagno ed il bronzo divennero fondamentali tra i mercanti. Nasce a questo punto come necessità, come naturale evoluzione, la moneta. Fino al 2007.
In quell’anno si dà il via ufficialmente al Bitcoin, la criptovaluta più nota al mondo, e nasce il primo vero distacco tra la moneta tradizionale e la moneta “virtuale”. Il Bitcoin è una criptovaluta, ovvero una valuta ‘nascosta’, utilizzabile solo conoscendo le chiavi di accesso (pubblica e privata). La criptovaluta non esiste in forma fisica, ma si genera e si scambia esclusivamente per via telematica. Ma se il Bitcoin è la valuta virtuale più famosa al mondo, c’è un’altra concorrente che sta spopolando negli ultimi tempi: l’Ethereum.
Ethereum: la seconda delle criptovalute, la migliore per il mining
L’Ethereum è la seconda criptovaluta per capitalizzazione azionaria (dopo Bitcoin), ed ha un funzionamento molto simile ad essa. Ethereum è stato progettato per consentire il funzionamento dei contratti intelligenti e applicazioni distribuite nella rete peer-to-peer attraverso la sua criptovaluta Ether. L’Ethereum è la nuova miniera d’oro: nell’ultimo periodo ha registrato un +80% ed è pronta ad una crescita del 500% nel corso dei prossimi mesi. Tra le criptovalute, Ethereum è quella più facile da minare.
Il mining è il processo di estrazione di una criptovaluta dalla rete p2p su cui si basa la sua blockchain. La blockchain è una catena di blocchi crittografati concatenati l’uno all’altro grazie a delle chiavi che possono essere trovate solo dai miners. Tutto ciò di cui si ha bisogno è una GPU potente (o in alternativa una CPU).
Il mining e la “carestia” di schede video
Il fatto che le schede video siano attualmente introvabili dipende proprio dal ruolo delle GPU nel mining e la crescita esponenziale di Ethereum. Internet, una volta scoperte le criptovalute, ha intuito come una maggiore potenza di calcolo offerta dal proprio PC permetta di abbattere i tempi di mining. Ciò significa ridurre il tempo in cui si riesce a ricavare un certo guadagno dalle stesse, permettendo di aumentare i ricavi in un tempo nettamente inferiore alla media.
Tutto quello che serve è munire il proprio computer di una serie di schede grafiche al top delle prestazioni per svolgere più agevolmente il mining. Vista la relativa facilità di reperimento di questo “sistema” in poco tempo è partita una vera e propria caccia alla scheda video, cogliendo di sorpresa anche i produttori stessi, che faticano a mantenere il ritmo.
Si sta iniziando a fare razzia anche di notebook equipaggiati con le GPU NVIDIA Ampere. Le altissime richieste da parte sia dei videogiocatori che di chi fa mining di criptovalute stanno quindi creando una vera e propria “carestia” di schede che andrà ad impattare il mercato in un periodo fondamentale per il settore. Già ora l’impatto è evidente in tutta Europa, con alcuni modelli di schede video difficilmente reperibili oppure esauriti del tutto, e con i prezzi che sono più elevati rispetto a qualche mese fa. Se il prezzo dell’Ethereum sale ancora come previsto, la caccia alla scheda video potrebbe trasformarsi in una “corsa all’oro”.
Articolo a cura di Alessia de Musso